Putin ridimensiona gli obiettivi, ma il suo esercito ha sempre grandi difficoltà
Non solo il morale, anche l'equipaggiamento e la preparazione delle forze russe si sono dimostrate scarse. Ma questo non vuol dire che l'esito della guerra sia scontato
E’ passato più di un mese da quando la Russia ha dichiarato la fine della prima fase della sua “operazione militare speciale” in Ucraina, e ha spostato il suo obiettivo politico-militare sulla regione orientale del Donbas. Da allora, gli osservatori hanno atteso l’inizio di una nuova offensiva che, però, non si è ancora materializzata nei termini generalmente intesi, ovvero una campagna di manovra che conquisti velocemente ampie parti di territorio. Nelle passate settimane, infatti, si sono osservate solo alcune, lente avanzate russe, e alcune significative contro-offensive ucraine.
Per la Russia, ripiegare verso un obiettivo più circoscritto come il Donbass è stata una necessità, date le difficoltà incontrate sulla strada verso Kyiv e l’impossibilità di avanzare ulteriormente e chiudere il cerchio intorno alla capitale. Ripiegare verso il Donbas è anche un’opportunità: parte della regione è sotto il controllo indiretto della Russia dal 2014, attraverso due repubbliche-fantoccio, aspetto che gioca certamente a favore di Mosca in questo frangente. Ciò non vuol dire, però, che la conquista dell’intera regione non ponga problemi e sfide per le forze armate russe. Infatti, alcuni esperti, come Eliot Cohen dell’università Johns Hopkins e Philips Peyton O’Brien dell’Università di St. Andrews, parlano ormai apertamente di un’inevitabile sconfitta per Putin.
In primo luogo, perché l’effetto sorpresa che la Russia ha sfruttato nel 2014 e che ha cercato di sfruttare nella prima fase della guerra di quest’anno non è più disponibile in Donbas. Le forze ucraine si preparano all’avanzata russa nell’Est del paese da anni e ciò spiega perché, secondo alcuni, proprio in questa parte dell’Ucraina Kyiv avrebbe disposto le sue migliori unità. La Russia può ovviamente cercare di ingannare le difese Ucraine, ad esempio simulando un attacco su Odessa per distrarre forze ucraine dalla parte orientale del paese, ma ci sono limiti alla sua azione: un attacco su Odessa sarebbe facilitato da uno sbarco anfibio, reso però altamente difficile per via dei missili anti-nave predisposti sulla costa e delle mine distribuite sulle spiagge.
In secondo luogo, finora la Russia ha subito forti perdite. Stando ai dati del ministero della Difesa britannico, almeno un quarto dei battaglioni russi sono fuori uso, e ricostituire dei battaglioni integrando parti di battaglioni diversi non è né facile né veloce – sembra infatti che i mezzi russi dispiegati nel Donbas siano ora operati da un numero insufficiente di personale. Le perdite subite, inoltre, vanno a influenzare negativamente il morale delle truppe – che già all’inizio della guerra non era alto, come i casi di diserzione dei primi giorni di combattimento suggeriscono. Alcuni reparti di élite delle forze armate russe e alcune delle forze meglio addestrate hanno subito fortissime perdite, cosa che non solo riduce l’efficacia tattica e operativa russa, ma anche la fiducia di conquiste e vittorie future.
C’è poi una considerazione più generale sull’efficacia militare russa. I problemi visti nella prima parte della campagna sono di tipo strutturale: addestramento inadeguato, incompetenza tattica, assenza di equipaggiamento, logistica disorganizzata. Questi problemi si risolvono solo con profonde riforme che, spesso, richiedono anni. Le forze armate spesso si adattano e imparano nel campo di battaglia, ma ciò richiede flessibilità organizzativa, un tratto che manca alle forze russe. E infatti la lentezza dell’avanzata russa nel Donbas suggerisce come questi problemi continuino a esistere.
Infine, la Russia si confronta con le forze armate ucraine. Anch’esse hanno realisticamente subito forti perdite. E anch’esse, come quelle russe, sono impegnate da oltre due mesi in una guerra ad alta intensità. Gli ucraini però hanno tre vantaggi. In primo luogo il morale, di sicuro più elevato di quello delle truppe russe. In secondo luogo, la conoscenza del territorio sul quale possiamo presupporre che abbiano anche predisposto le basi per la loro difesa. In terzo luogo, gli ucraini non solo sono addestrati e organizzati meglio ma possono anche contare su armamenti sempre più efficaci e, realisticamente, anche manutenuti meglio di quelli russi.
Non bisogna però pensare che la guerra sia finita e che l’Ucraina l’abbia già vinta. La Russia può comunque contare su forze più ampie, per quanto peggio organizzate, e la sua leadership è sicuramente molto più disposta ad accettare vittime, sia civili sia tra le proprie truppe, per continuare la campagna.
Andrea Gilli
Senior Researcher Nato Defense College
Mauro Gilli
Senior Researcher Politecnico di Zurigo
Le opinioni espresse sono personali e non riflettono le posizioni ufficiali della Nato o del Nato Defense College