La strana alleanza
Che sciagura il patto socialisti-Mélenchon, ci dice Brice Couturier
Secondo l’autore del saggio “Macron, un président philosophe”, stiamo assistendo a “una polarizzazione estrema del panorama politico”. E l'alleanza tra la delegazione socialista guidata dal segretario nazionale Olivier Faure e la France insoumise ne è la prova
Parigi. “Quella tra la France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon e il Partito socialista (Ps) francese è l’alleanza tra la carpa e il coniglio, ossia un matrimonio incompatibile, perché le due formazioni non sono d’accordo su nulla di ciò che è essenziale”. Non ha dubbi Brice Couturier, giornalista di France Culture, saggista e fine osservatore della vita politica d’oltralpe: il Ps rischia di essere cannibalizzato dalla formazione della sinistra radicale di Mélenchon dopo l’accordo raggiunto per presentarsi mano nella mano alle elezioni legislative del 12 e del 19 giugno. “Si spartiscono posti e circoscrizioni per avere il più alto numero di deputati all’Assemblea nazionale, nell’utopia di poter ottenere una maggioranza e imporre al presidente Emmanuel Macron appena rieletto un governo di sinistra con Mélenchon premier”, spiega al Foglio Couturier: “Mi chiedo, tuttavia, quale sarà la politica di governo nella malaugurata ipotesi in cui Mélenchon diventasse premier, visto che gli uni, socialisti ed ecologisti, sono favorevoli all’integrazione europea, mentre la France insoumise è contro, i primi sono per il sostegno all’Ucraina, per la permanenza nella Nato e per la solidarietà atlantica, mentre il partito della sinistra radicale è assolutamente ostile e pro russo. Senza dimenticare le divergenze sul nucleare: i socialisti e il Partito comunista sono a favore, la France insoumise e gli ecologisti si oppongono. Come faranno a governare assieme? E’ un’alleanza figlia dell’opportunismo elettorale e priva di senso, oltre che pericolosa per la sopravvivenza del Ps”.
Al termine di una settimana di negoziazioni, la delegazione socialista guidata dal segretario nazionale Olivier Faure ha trovato un compromesso sul dossier più controverso, quello delle circoscrizioni. Al Ps, la France insoumise ha “concesso” 70 circoscrizioni su 577. “Lfi si è riservata il 62 per cento delle circoscrizioni, due terzi del totale, sulla base di un risultato al primo turno che è ingannevole. Perché il 21,95 per cento raccolto da Mélenchon non è così superiore a quello ottenuto nel 2017, ossia 19,50, ed è dovuto esclusivamente al voto utile cui il leader Lfi ha fatto appello. Gli elettori di sinistra, a prescindere dalla loro sensibilità, hanno dato la loro preferenza a Mélenchon solo perché i sondaggi mostravano che era l’unico in grado di andare oltre il 10 per cento. Molti di quelli che hanno votato per il candidato Lfi lo hanno fatto non per adesione al pensiero mélenchonista, bensì perché la candidata socialista Anne Hidalgo non aveva alcuna possibilità di andare al ballottaggio. La sinistra radicale si è convinta di essere dominante e sta diventando egemonica: è una situazione drammatica perché in questo paese c’è una tradizione socialdemocratica che rischia di sparire dalla mappa politica”, dice Couturier.
Secondo l’autore del saggio “Macron, un président philosophe”, stiamo assistendo a “una polarizzazione estrema del panorama politico”. “Nella storia della Quinta Repubblica, il voto utile, a destra come a sinistra, è sempre stato un voto al centro. Questa volta il voto utile è stato un voto agli estremi”, dice Couturier. “Da tempo si nota che tra la destra della sinistra e la sinistra della destra non ci sono praticamente differenze dal punto di vista programmatico. E’ la famosa formula di Alain Juppé: bisognerebbe tagliare i due estremi dell’omelette. Macron ha iniziato a farlo nel 2017, ma dopo le elezioni del 24 aprile ci troviamo di fronte a una nuova tripartizione: un blocco di estrema sinistra guidato da un Mélenchon che sta risucchiando la gauche moderata, un arco di estrema destra che va da Nicolas Dupont-Aignan a Éric Zemmour, e un grande centro. La speranza è che Macron riesca ad allargare questo centro e a mettere d’accordo tutti i moderati”, dice Couturier.
La conversazione finisce sulla crisi della socialdemocrazia francese: “In tutta Europa, ma anche oltre i suoi confini, le socialdemocrazie non sono in cattiva salute. In Spagna i socialisti sono al potere, in Germania l’Spd è alla guida di una coalizione di sinistra e gli Stati Uniti sono governati dai democratici. In Francia, invece, primeggia la gauche venezuelana. Non va dimenticato che Mélenchon voleva aderire all’alleanza bolivariana di Chávez e Maduro, dunque voltare le spalle alle nostre alleanze tradizionali e atlantiche”.