metano tedesco
I piani della Germania per farla finita con il gas russo
Berlino ha rintracciato i quattro rigassificatori offshore, il primo dei quali attraccherà nel porto di Wilhelmshaven in bassa Sassonia e provvederà da solo all'8,5 per cento della domanda tedesca. Un piano da 3 miliardi di euro e qualche dubbio
Quasi tre miliardi di euro e quattro rigassificatori offshore. Dopo lunghe settimane di esitazioni, sembra che la Germania intenda fare sul serio per emanciparsi dal metano russo. Berlino ha annunciato di aver concluso i contratti per l’affitto di quattro unità Fsru per accogliere i carichi di gas naturale liquefatto (gnl) che dovrebbero sostituire, almeno in parte, le forniture che oggi arriva da Mosca.
I primi due rigassificatori, costruiti da Dynagas, saranno operati da Uniper, mentre la seconda coppia, fornita dalla società norvegese Hoegh, sarà gestita dalla Rwe. Le due Fsru di Dynagas sono tra le più avanzate in funzione e ognuna avrà una capacità di rigassificazione di circa 7,5 miliardi di metri cubi all’anno. Insieme potrebbero arrivare a coprire circa un terzo della fornitura russa. Le altre unità dovrebbero invece superare i cinque miliardi di metri cubi ciascuna.
Il porto di Wilhelmshaven, in Bassa Sassonia, diventerà la porta di ingresso per il metano liquefatto in Germania, mentre la seconda nave dovrebbe attraccare a Brunsbuettel nello Schleswig-Holstein. Saranno i primi porti tedeschi a ricevere metano liquefatto, dato che grazie agli allacci tramite tubo il paese non ha mai investito nei progetti di rigassificazione, limitandosi a usufruire dei terminal olandesi. La prima nave Fsru sarà operativa entro i primi mesi del 2023, ma nel medio termine Wilhelmshaven potrebbe diventare uno dei più importanti hub europei del gas. Secondo Reuters operatori tedeschi starebbero valutando di progettare una serie di infrastrutture fisse, tra cui un terminale gnl con una capacità tra i 16 e i 20 miliardi di metri cubi l'anno.
La Germania ha messo a disposizione tre miliardi di euro di investimenti per portare a termine il piano dei rigassificatori e ora il Bundestag dovrà approvare una serie di leggi che permetteranno la realizzazione del progetto. Berlino nel 2021 ha importato 140 miliardi di metri cubi di gas naturale, il 32 per cento tramite gasdotto dalla Russia. Il fabbisogno del paese corrisponde a circa 100 miliardi, mentre il resto del gas viene ri-esportato o utilizzato per riempire gli stoccaggi.
La capacità di rigassificazione che la Germania vuole rendere operativa da qui a un anno arriverebbe a coprire circa 25 miliardi di metri cubi, poco più della metà della fornitura russa. La cooperazione con la Norvegia, dove il vicecancelliere Robert Habeck è andato in visita a marzo, potrebbe permettere un ulteriore riduzione. Oggi Oslo fornisce circa un quinto del gas naturale tedesco grazie ai gasdotti nel Mar baltico. In una dichiarazione di intenti congiunta trai due paesi è stato anche avviato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un nuovo gasdotto per il trasporto di idrogeno, con cui la Germania potrebbe in futuro diminuire il fabbisogno di gas naturale – anche se la Norvegia dovrebbe aumentare il consumo di combustibili fossili per produrlo.
Il nodo che resta da sciogliere è la reale disponibilità di una quantità tale di gas naturale liquefatto sul mercato. Nel 2021 l’export globale si è attestato intorno ai 550 miliardi di metri cubi. Per soddisfare la richiesta dalla sola Germania servirà un aumento del 6 per cento della produzione, a cui bisognerà aggiungere la nuova domanda di tutti quei paesi europei (Italia compresa) che sono a caccia di nuove forniture per emanciparsi dalla Russia.
Intanto a Berlino sembrano ottimisti, al punto che il cancelliere Scholz, dopo aver incontrato il premier ceco Petr Fiala, ha promesso che il metano che arriverà nei porti tedeschi potrà essere messo a disposizione dei paesi dell’est Europa. Molti di questi sono infatti privi di accesso al mare e non possono rifornirsi di gas in forma liquida. Si tratterebbe di un passo importante della Germania per un approvvigionamento europeo libero da Mosca, a meno che non si voglia pensare male. Il dubbio è che, in mancanza di un embargo al gas russo, Berlino potrebbe sfruttare la nuova capacità di rigassificazione non per ridurre la dipendenza dalla Russia, quanto per diventare, almeno in parte, fornitore dei paesi dell'est.