difendere la democrazia
Putin non deve vincere. Il controappello liberal-verde di Berlino
Il think tank Zentrum Liberale Moderne scrive una lettera al cancelliere Olaf Scholz e lo invita a proseguire nel sostegno all'Ucraina. L'unica strada per la pace è "indebolire al massimo il potenziale offensivo della Russia"
Berlino. Nei primi giorni successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva fatto sfoggio consapevole di polso – anzi di “leadership” per usare le sue stesse parole – da non dare tempo agli intellettuali tedeschi di posizionarsi. La guerra che Mosca ha scatenato contro Kyiv è largamente condannata in Germania ma mancava una riflessione a freddo sulla postura della Germania nei confronti dei due paesi in conflitto. Non va dimenticato che la Repubblica federale tedesca è figlia di un processo di denazificazione: più o meno completo, avvenuto ora a colpi di sentenze ora riciclando nelle istituzioni postbellica dei vecchi arnesi nazionalsocialisti. Sta di fatto che negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale i tedeschi dell’ovest hanno attinto a piene mani alla narrativa pacifista delle formazioni cristiane come di quelle di ispirazione socialista. Così la Germania di Gerhard Schröder disse di no a Bush figlio in cerca di alleati per la Seconda guerra del Golfo, così in Afghanistan i tedeschi avevano compiti di sola formazione delle forze armate locali mentre quelli in Unifil II (sul confine anche marittimo israelo-libanese) di semplice monitoraggio. La Germania moderna, insomma, non combatte anche se poi non senza una buona dose di ipocrisia è il quarto paese esportatore di materiale bellico su scala globale.
Di conseguenza quando Scholz ha annunciato che la Bundeswehr avrebbe inviato materiale bellico in Ucraina ma che soprattutto si sarebbe riarmata dopo lustri di catatonia militare, due dozzine di intellettuali e attori guidati da Alice Schwarzer, l’oggi giornalista 80enne che incarna le lotte femministe degli anni ’70, hanno scritto al cancelliere invitandolo alla stessa “prudenza” che i suoi alleati Verdi e Liberali gli hanno molto rimproverato. Alla prudenza e e “a lavorare per un cessate il fuoco accettabile per entrambe le parti”. A loro si è poi unito il filosofo Jürgen Habermas: con una lettera alla Süddeutsche, il maestro della scuola di Francoforte ha invitato il capo del governo a non rischiare un nuovo conflitto mondiale.
Invece, “chiunque voglia una pace negoziata che non equivalga alla sottomissione dell’Ucraina alle richieste russe deve rafforzare il potenziale difensivo del paese e indebolire al massimo il potenziale offensivo della Russia”. Lo si legge in una nuova lettera aperta firmata da 24 intellettuali tedeschi trasmessa a Scholz dal Zentrum Liberale Moderne (Zlm), un think tank berlinese fondato nel 2017 dai Verdi Marieluise Beck e Ralf Fücks. Fra i firmatari dell’appello si riconoscono fra gli altri la due volte ministra liberale della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger; il giornalista (turco-tedesco) della Welt Deniz Yücel, già ingiustamente incarcerato in Turchia per “spionaggio”; uno dei leader del ’68 berlinese, l’autore e musicista Peter Schneider, l’ex presidente della Conferenza per la Sicurezza di Monaco Wolfgang Ischinger, e il giurista ebreo franco tedesco Michel Friedman vicino alla Cdu. Un parterre molto composito secondo cui “l’obiettivo dichiarato di Putin è la distruzione dell'indipendenza nazionale dell'Ucraina”. Si tratta di “un attacco alla sicurezza europea”, di conseguenza “è nell’interesse della Germania impedire che la guerra di aggressione russa abbia successo”.
Gli intellettuali vicini al Zlm non amano la guerra ma credono che il pericolo di un conflitto nucleare non possa essere rimosso facendo concessioni al Cremlino. E mentre l’ultimo sondaggio Forsa indica che la percentuale dei tedeschi favorevoli all’invio di armi pesanti a Kyiv è calato dal 55 al 46 per cento, i firmatari del controappello respingono la distinzione fra tipi di armi “perché sono tutte difensive”. E chiedono a Scholz di sostenere la democrazia, perché “ciò che la leadership russa teme non è la minaccia immaginaria della Nato. Ha molta più paura del risveglio democratico nel suo vicinato”. Il che spiega la sua alleanza “con il dittatore bielorusso Lukashenka”. E poiché Putin parla di denazificazione, i firmatari ricordano che “la storia tedesca richiede ogni sforzo per evitare nuove guerre di espulsione e sterminio. Questo è tanto più vero per l’Ucraina, un paese dove la Wehrmacht e le SS hanno imniaperversato con tutta la loro brutalità”.