Solo il Cretino Collettivo nella sua fase senile non capisce la differenza tra Saddam e Zelensky
Quella a Kyiv e a Mariupol è un’invasione da parte di un regime autoritario contro un paese indipendente e libero. Quelle contro i coraggiosi e sanguinari talebani e contro il losco dittatore laico, Saddam Hussein, furono due guerre fatte nel nome della libertà
Fare storia e fare verità sono due impossibili diversi tra loro. Per questo alla fine c’è la fede, che però è diversa dalla credenza, e c’è la liturgia della fede e del mistero che è diversa dalla propaganda e dall’ovvio santificato. Il mondo è ricco di studiosi accademici intellettuali che importano (Pankaj Mishra, Peter Frankopan, forse anche Noam Chomsky), gente che fa seriamente storiografia dei poteri o sociologia storica dei sistemi, tra oriente e occidente, tra colonialismo, imperialismo e dominazione culturale. Sono in genere critici radicali della via percorsa dalla storia dei vincitori e dal loro modo di concepire e organizzare il dominio politico, l’obbligo, la forza con i suoi apparati. Colonialismo e imperialismo dell’Ottocento sono per loro la radice di mali che si prolungano nel tempo moderno e che parlano di egemonismo, unilateralità, dittatura di tecnologia, finanza e complesso militare. Mishra è un castigatore dei miti del liberalismo come ideologia eguagliatrice nelle possibilità e di tutela della libertà. Frankopan riscrive integralmente la storia dal punto di incrocio della Via della seta, ricentra i fatti e li legge con altri occhi, spesso persuasivamente, dai mongoli al commercio delle pelli e delle perle al colpo di stato contro Mossadeq per il petrolio. Chomsky ha nel sistema di sicurezza degli Stati Uniti il suo spauracchio, la giustificazione secondo lui di ogni male inferto alla giustizia e alla pace per ogni dove. Sono persone serie, scrivono e pensano con raziocinio, documentano: credo che sbaglino ottica, ma fa niente, fare storia è una letteratura e fare verità, come dicevo, una leggenda con basi più o meno solide. Chi siamo noi per giudicare? Diverso è il caso delle turpitudini bolse e delle banalità che ci sono inferte dal penoso, grossolano dibattito pubblico mediato dalla tv o da qualche giornale, puntualmente ripreso in occasione della guerra in Europa e in Ucraina.
Luciano Capone ha sistemato la cosa inchiodando la credula farneticazione su una guerra che sarebbe voluta dagli americani e dalla Nato, di cui gli ucraini sarebbero infidi strumenti, per non parlare dei negazionisti delle stragi di Bucha e altre. Ma la pseudoideuzza più in voga è quella che paragona la guerra in Ucraina alle guerre in Afghanistan e in Iraq, non puoi condannare quella se non condanni queste o non le hai condannate. Sfugge allo stolto che in Afghanistan se ne stava accucciato con la sua organizzazione terroristica fondamentalista internazionale l’uomo dell’11 settembre, tremila morti a Manhattan, e che intorno a lui il regime talebano tagliava mani e segregava le ragazze, cosa che è tornato a fare dopo la sconfitta dell’imperialismo a Kabul, tomba degli imperi. Quella a Kyiv e a Mariupol è un’invasione da parte di un regime autoritario contro un paese indipendente e libero, seguita a molte guerre per procura che da molti anni qualificano il Cremlino e il suo revanscismo come il principale destabilizzatore del mondo. Quelle contro i coraggiosi e sanguinari talebani e contro il losco dittatore laico, Saddam Hussein, furono, in reazione al più grande attentato della storia dell’umanità, e nel perseguimento di una strategia di riequilibrio e stabilizzazione, due guerre fatte nel nome della libertà dalle democrazie occidentali e dagli americani, per eliminare tagliagole pericolosi e un regime di sangue che minacciava costitutivamente la pace (Kuwait, Osirak).
Torturatori e stragisti di Bucha e dintorni sono promossi e decorati, Seymour Hersh sul New Yorker fece strame dei perpetratori della strage vietnamita di Mi Lai, castigati duramente, ed Edward Kennedy al Congresso di Washington diede voce alla vergogna nazionale americana per le torture di Abu Ghraib, vendicata in giudizio. In Russia il destino delle Politkovskaja e degli altri che provano a essere persone non è grato, e non esiste un Parlamento libero. Per quanto cerchino di rivestirsi dei panni della precauzione e della dialettica, e si provino a imitare i seri critici dell’occidente, quelli che non capiscono la differenza tra Saddam e Zelensky o la differenza tra Putin e Bush sono solo il Cretino Collettivo nella sua fase senile.