(foto di Ansa)

l'esodo

In fuga da Mosca: quattro milioni di persone hanno lasciato la Russia in tre mesi

Francesco Dalmazio Casini

I dati del Servizio di sicurezza federale mostrano un aumento esponenziale delle partenze dalle città russe verso i paesi dell'area post-sovietica. Molti tornano, ma altri, specie i lavoratori del settore tecnologico, si recano all'estero per restarci

Nei primi tre mesi del 2022 quasi quattro milioni di cittadini russi hanno lasciato il proprio paese. Lo riportano i dati rilasciati da Servizio di sicurezza federale (Fsb), che nel totale includono tutti quei russi che hanno varcato i confini nazionali per ragioni lavorative, turismo e altri motivi. Sono in particolare i paesi dello spazio post-sovietico (Ucraina inclusa) a registrare un numero di arrivi molto maggiore rispetto che in tempi normali. Non esistono dati su quanti di questi si siano recati all'estero per non tornare e quanti invece abbiano lasciato il paese per un periodo di tempo contenuto. Ma il sospetto è che molti di quelli che sono partiti lo abbiano fatto per come viene gestita internamente la guerra: perché contrari, spaventati dalle censure e dalla possibile imposizione della legge marziale.

 

Rispetto allo stesso periodo del 2021, le partenze sono aumentate verso i paesi limitrofi. In Georgia si è passati dagli 8.500 dell’anno scorso ai quasi 40 mila del 2022. Un dato simile per quel che riguarda il Tagikistan, dove sono entrati 32mila russi in più rispetto a un anno fa. In Kazakistan è quasi raddoppiato da 122mila a 200 mila, mentre in Uzbekistan è più che triplicato (da 15mila a 53mila). Un balzo in avanti anche per i paesi baltici:  Estonia (125mila oggi, 29mila nel 2021), Lettonia (25mila contro 13mila) e Lituania (48mila contro 41mila). I paesi dove sono arrivati più cittadini russi in termini assoluti sono la repubblica separatista dell’Abcasia (750mila), la Turchia (363 mila) e gli Emirati Arabi Uniti (263 mila).

 

Tra le cause del boom ci sono sicuramente le misure occidentali. Il blocco dei voli rende impossibile o molto difficile viaggiare direttamente tra la Russia e i paesi che sostengono l’Ucraina. In molti casi si rende necessaria una “triangolazione” per cui, per arrivare ad esempio in Europa, i cittadini russi devono fare una tappa intermedia in un paese non interdetto al traffico.

 

Ma c’è di più. Come riporta il Washington Post, citando la Russian association for electronic communications, circa 100mila lavoratori delle società tecnologiche potrebbero lasciare il paese entro la fine di maggio. Un numero che si avvicina a un decimo di tutta la forza lavoro del settore. La fuga di molte aziende tech, da Apple a Meta passando per Samsung, pesa sulle prospettive di questi specialisti e le contromisure del Cremlino, che promette di sostituirle con omologhi russi, non stanno dando il risultato sperato.

 

Secondo i dati di Ok Russians, una organizzazione no profit che si occupa di facilitare l’emigrazione dalla Russia, sarebbero circa 300mila i cittadini della Federazione che hanno lasciato il paese per non fare ritorno (almeno per un po').  Cifre che ricordano i livelli dell’ondata di emigrazione che seguì il disfacimento dell’Urss nel 1991, come già riportato sul Foglio. Un'emorraggia che la Russia sta cercando di tamponare con metodi al limite della legalità, arrivando addirittura a fare pressioni sui parenti rimasti in patria per convincere gli emigrati (spesso additati come spie o traditori) a tornare, stando al gruppo di attivisti Perviy Otdel.

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