le scorte di mosca
Lo spettacolo ridotto del 9 maggio. Putin mette a riparo i mezzi militari
La lettera Z non è comparsa sulla Piazza Rossa, dove mancavano molti dei segnali di grandezza e di minaccia che hanno sfilato nel passato. Il Cremlino preserva i caccia per paura che si rompano
Quest’anno Mosca ha avuto un problema di numeri e nella Piazza Rossa mancavano molti dei segnali di grandezza e di minaccia che hanno sfilato nel passato, il 9 maggio, giorno in cui la Russia ricorda la vittoria dell’Unione sovietica contro la Germania nazista. La festa era nata per celebrare una vittoria che ha cambiato il mondo e la storia, ma negli anni, soprattutto con Vladimir Putin al Cremlino, si è trasformata in una giornata per aumentare l’orgoglio dei russi per le loro Forze armate e un tentativo di indurire lo spirito patriottico del paese. Sotto gli occhi di Putin ieri hanno sfilato circa undicimila soldati, tra di loro c’erano anche i combattenti del Donbas, la regione orientale dell’Ucraina che, nel suo discorso, il presidente ha definito territorio russo. Sono stati presentati 131 mezzi militari, numeri inferiori rispetto al passato: nel 2020 avevano preso parte alla parata 234 veicoli e nel 2021 erano stati 197.
Oliver Alexander, analista ed esperto di intelligence open source, ha fatto notare che probabilmente nella Piazza Rossa si è presentato anche qualche mezzo in meno. Secondo i piani, avrebbero dovuto prendere parte tre T-14 Armata, carri armati di fabbricazione russa di ultima generazione. Invece non ci sono immagini che mostrino tutti e tre i carri armati insieme: probabilmente alla parata ne sono arrivati soltanto due. L’ipotesi è che uno dei tre si sia rotto prima del 9 maggio, forse durante le prove. I T-14 Armata non sono stati ancora provati durante la guerra in Ucraina, sono più costosi e complessi da produrre, da anni sono in fase sperimentale.
Le domande più insistenti riguardano invece l’assenza dell’aviazione alla parata. Sarebbero dovuti essere presenti 77 velivoli, ma nessuno di loro si è alzato in volo. I funzionari hanno detto che a causa del maltempo hanno dovuto rinunciare alle coreografie aeree, ma lo scorso anno il cielo di Mosca era molto più minaccioso di quest’anno. Le previsioni tuttavia non erano delle migliori, ed è possibile che le autorità non abbiano voluto rischiare che qualche velivolo si danneggiasse durante la parata. Mosca ha già perso parte della sua flotta aerea in Ucraina e nonostante negli anni scorsi abbia fatto di tutto pur di permettere che l’aviazione potesse volare – anche disperdere le nubi in modo artificiale – ieri non soltanto a Mosca, ma anche a San Pietroburgo, Ekaterinburg, Rostov sul Don, Samara, Murmansk e Novosibirsk non si sono sono visti aerei. Era previsto anche che i Mig-29 volassero mantenendo una formazione che ricordasse la Z, la lettera diventata simbolo dell’invasione da quando è apparsa sui primi carri armati che si dirigevano verso il confine con l’Ucraina. La lettera si è trasformata in un urlo di battaglia brutale, compare sui mezzi militari, sulle bandiere, sulle uniformi e sulle porte dei dissidenti, ma ieri a Mosca non si è affacciata sulla Piazza Rossa. La Z è comparsa a Ekaterinburg, cucita sulle uniformi di un gruppo di soldati anziani. Non si è visto neppure il bombardiere Ilyushin Il-80, progettato per essere utilizzato in caso di guerra nucleare.
All’esercito russo mancano i mezzi per la guerra, e non è facile sostituirli e produrne di nuovi. Che Putin e il suo ministro della Difesa Sergei Shoigu – presente alla parata mentre non c’era Valeri Gerasimov, capo di stato maggiore, che secondo alcune fonti sarebbe rimasto ferito a Izyum, in Ucraina – avrebbero sfoggiato un esercito più piccolo del previsto, si sapeva. Ma che decidessero di ridurlo ulteriormente, è stata una sorpresa. Molti mezzi sono al fronte, altri, evidentemente, serviranno, e Mosca non ha voluto rischiare: li preserva.
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