L'alleanza si allarga
Come si barrica e si difende la Finlandia atlantista
I bunker, l’intelligence, i soldati e le armi. La richiesta ufficiale dovrebbe essere questione di ore. Con Helsinki, la Nato ha una marcia in più. Ecco perché
Helsinki - Una volta qui era considerato il paese più felice del mondo. Oggi, invece, la Finlandia è un paese in cui l’argomento di discussione principale, quello che tiene banco in Parlamento, sui giornali e ai tavoli dei bar, è la guerra. Che degli argomenti è il meno felice di tutti.
Eppure, per i finlandesi, l’idea della guerra non è mai stata particolarmente lunare. Mai davvero fuori dal novero delle possibilità. Per anni, infatti, hanno avuto un vicino di casa potente e imperialista come l’Unione sovietica e per convivere con l’ombra costante di una guerra possibile, i finlandesi hanno escogitato due strade: la prima quella della difesa, anche urbana, con enormi reticoli di bunker e rifugi che corrono per chilometri sotto tutta la capitale; la seconda quella della neutralità. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i bunker sono stati spolverati e messi in condizione di funzionare in qualsiasi momento; della proverbiale neutralità finlandese, in compenso, non c’è più traccia neppure formale e il paese si prepara a richiedere ufficialmente di aderire alla Nato.
L’ipotesi dell’adesione era stata esclusa anni fa per non irritare il vicino sovietico, poi era stata rinviata sine die perché i finlandesi non ne vedevano la necessità. Ora invece la richiesta ufficiale dovrebbe essere questione di ore. Per oggi è prevista la dichiarazione del presidente della repubblica Sauli Niinisto, che, a meno di sorprese, dovrebbe chiedere ufficialmente l’adesione; lo stesso, nelle ore successive, dovrebbe fare la premier Sanna Marin; la settimana prossima, forse già lunedì, il Parlamento sarà chiamato a votare in merito e la votazione si preannuncia senza troppe sorprese visto che gli unici contrari sono alcuni cani sciolti dell’opposizione di destra dei Veri finlandesi e del partito di governo Alleanza di sinistra.
Una volta che la richiesta sarà stata votata e presentata, l’adesione (per la quale la Finlandia ha tutti i requisiti) dovrà essere ratificata dai 30 parlamenti dei paesi che già oggi fanno parte del Patto atlantico. Un processo che potrebbe richiedere mesi, ma le cui lungaggini potrebbero essere aggirate dalla volontà Nato di rendere comunque valido l’impegno di difesa reciproca anche nei mesi prima dell’ingresso ufficiale delle Finlandia nei paesi dell’Alleanza.
L’ingresso della Finlandia nella Nato porterà l’area di contatto e di confine tra l’Alleanza e la Russia a essere più del doppio di quanto non sia quella di oggi. Una beffa per la Russia che, almeno secondo la zoppicante versione ufficiale diffusa dal Cremlino, avrebbe attaccato l’Ucraina proprio per evitare che il paese aderisse alla Nato e portasse le truppe americane al confine russo.
Per la Nato l’adesione di Helsinki avrebbe un impatto non secondario: porterebbe a bordo dell’alleanza uno dei paesi più efficienti del mondo dal punto di vista militare, collocato, per giunta, su un confine delicato e importante che i militari finlandesi conoscono molto bene. Il Financial Times scrive che “la Finlandia spende il 2 per cento del prodotto interno lordo per la Difesa. Dispone di 62 caccia F-18 e ha recentemente finalizzato l’acquisto di 64 F-35. Ha una riserva permanente di 900.000 uomini e donne, con una capacità di aumentare la mobilitazione in tempo di guerra di 280.000 soldati. Inoltre, ha una grande forza di artiglieria, una delle migliori intelligence e le capacità informatiche più sofisticate in Europa. Ciò rende la Finlandia una risorsa di sicurezza ideale per l’Alleanza”.
Da tempo la Finlandia è uno dei paesi meglio attrezzati in termini di conoscenza delle tecniche di guerra ibrida: Helsinki ospita da tempo l’European Centre of Excellence for Countering Hybrid Threats, un centro studi voluto dalla Nato e dall’Ue che si occupa di come riconoscere e disinnescare le minacce della guerra ibrida.
D’altra parte, è vero anche che l’estensione della Nato, potrebbe non essere del tutto rivoluzionaria, ma si limiterebbe a dare ufficialità a un’amicizia che di fatto c’è già: la Finlandia è nell’Ue, ha da tempo smesso di essere neutrale per prendere le parti dell’occidente e, per giunta, proprio in questi giorni, sta ospitando nella sua regione occidentale una esercitazione Nato, la Arrow 22, cui prendono parte anche 3.000 soldati finlandesi.
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