La “mobilitazione segreta”

Putin fa la conta degli alleati e vede che è ben più sguarnito della Nato

Micol Flammini

I soldati ucraini si fanno video al confine con la Russia e Mosca, senza una strategia, cerca uomini da mandare a combattere. L'intelligence di Kyiv dà un numero: sarebbero 60.000 e vengono dalle regioni di frontiera

Vladimir Putin ha incontrato al Cremlino i suoi alleati della Csto, l’Organizzazione  del trattato di sicurezza collettiva, di cui fanno parte Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Tagikistan. Doveva essere un incontro ristretto per celebrare i trent’anni dell’organizzazione e invece è finito in soliloquio, in cui gli alleati sembravano essere al Cremlino per cortesia. Tutti, tranne uno: Aljaksandr Lukashenka, il dittatore bielorusso. La Csto è una Nato dei paesi ex sovietici ma non si attiva soltanto a scopo difensivo, e  a gennaio i membri dell’organizzazione avevano deciso di intervenire militarmente in Kazakistan, per aiutare  il presidente Kassym-Jomart Tokayev a sedare le rivolte, che finirono represse nel sangue.

 

Il gruppo ieri è parso molto più sfilacciato rispetto a cinque mesi fa e l’unico rimasto ad annuire a qualsiasi cosa dica Putin è Aljaksandr Lukashenka,  che continua a dare il suo sostegno all’invasione dell’Ucraina e  a lasciare che i soldati russi usino il suo territorio per attaccare Kyiv.  Davanti ai suoi alleati, parlando dell’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato, Putin ha detto che la Russia “non ha problemi con quegli stati. Quindi non viene  una minaccia diretta dall’espansione” della Nato. “Ma il dispiegamento di infrastrutture militari provocherà una risposta basata sull’entità delle minacce che questo crea per noi”. Lukashenka annuiva, la riunione, come molte riunioni del Cremlino, era stata registrata, e il messaggio che Putin sembra aver mandato è che Mosca ha accettato l’espansione della Nato, la Svezia ha detto che di basi militari sul suo territorio  non ne vuole, la Finlandia non si è pronunciata ma potrebbe essere dello stesso avviso  e Putin ha fatto i suoi i calcoli e quindi ha accettato, senza ruggiti, l’allargamento dell’Alleanza atlantica. Anche perché il presidente russo non può permettersi molto di più e ieri, mentre ospitava i suoi alleati, ha anche realizzato che se nella Nato sono in molti, nella Csto lui è da solo, o al massimo con Lukashenka.

 

A farlo notare è stato il bielorusso che ha rimproverato gli altri leader, ricordando la loro mancanza di solidarietà e facendo presente che “l’Unione europea agisce in modo monolitico… se noi siamo separati, saremo soltanto schiacciati e fatti a pezzi”. Mesi fa questi leader scommettevano sulle fratture dentro all’Ue e oggi vedono l’unità come una minaccia. Dall’incontro si è capito che non ci sarà nessun dispiegamento delle forze della Csto in Ucraina, e Mosca dovrà trovare un altro modo per compensare le perdite di uomini e di mezzi. 

 

Il ministero della Difesa del Regno Unito ha detto che la Russia probabilmente ha perso un terzo delle sue forze di terra durante la guerra in Ucraina. E’ un numero molto alto e qualsiasi siano le intenzioni di Mosca dovrà fare i conti con questo numero sia a livello politico sia tattico. Sembra che non sia intenzionata a fermare la guerra e, esattamente come un mese fa, cerca soldati. Secondo l’esercito ucraino, la Russia sta arruolando 60.000 uomini tramite una “mobilitazione segreta”. Il Cremlino e il ministero della Difesa russo non potrebbero annunciare nessuna mobilitazione, non potrebbero chiamare in guerra i russi che non prestano servizio nell’esercito, perché non c’è nessuno stato di guerra in Russia: è un’operazione speciale e non una guerra e i funzionari di Mosca assieme ai propagandisti dei talk show non smettono mai di dirlo. Secondo l’intelligence ucraina quindi questo reclutamento starebbe avvenendo nelle regioni di Belgorod e Rostov sul Don, vicino alla frontiera con l’Ucraina e verso le quali l’esercito di Kyiv avrebbe lanciato alcune incursioni mirate a depositi di carburante e munizioni. Gli ucraini non hanno mai ammesso la loro responsabilità ed è possibile che alcuni attacchi siano stati operazioni di false flag russe per aumentare un sentimento antiucraino nella popolazione e giustificare la richiesta di mobilitazione. In questo modo Mosca potrebbe arricchire il suo esercito, ma con uomini che non sono soldati di professione, che hanno fatto il servizio militare  anni prima e che avrebbero bisogno di un nuovo addestramento: non c’è tempo e   non ribalterebbero le condizioni sul campo di battaglia. 

 

I russi hanno ripreso a colpire tutto il territorio dell’Ucraina e dimostrano di non avere una strategia chiara. Gli ucraini hanno le idee più nitide e un solo obiettivo: cacciare i russi e farlo in fretta. Il governatore della regione di Kharkiv, Oleh Sinegubov, liberata la scorsa settimana, ha detto che le truppe ucraine sono arrivate fino al confine. Le affermazioni non sono state verificate, ma i soldati hanno postato un video diretto a Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, in cui portavano il segnale di confine con i colori di Kyiv e dicevano “Siamo arrivati, siamo qui”. Arrivare alla frontiera vuol dire non soltanto dare un messaggio  potente alla Russia e farle sentire il rischio di una guerra in casa, ma anche mettere in difficoltà le catene che usa per approvvigionarsi, per far muovere i suoi rifornimenti. Dopo Kharkiv, giusto dall’altra parte della frontiera, c’è la regione russa di Belgorod. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)