"La pietra e l'idea" dietro la città di Tresigallo, gioiello del razionalismo italiano

La mostra di Diego Marani, scrittore tresigallese e attuale direttore dell'Istituto italiano di cultura di Parigi

Mauro Zanon

Un viaggio à rebours "per raccontare il sistema di pensiero del fascismo attraverso le strade, le costruzioni, l’impianto urbanistico, e più precisamente per descrivere l’idea di società e il progetto politico del gerarca Edmondo Rossoni che ha costruito questa cittadina in provincia di Ferrara”, dice al Foglio  Marani

Parigi. “Visitando Tresigallo salta all’occhio quanto dietro la pietra ci fosse un’idea, seppure liberticida e oppressiva. Il regime fascista sapeva abilmente sviluppare la sua narrazione anche con il tracciato delle strade e con la forma dei palazzi delle sue città. Troppo spesso, invece, vediamo i quartieri moderni delle nostre città, costruiti in tempi di libertà e democrazia crescere nel disordine, senza carattere né stile, senza esprimere nessuna visione di società, senza raccontare nulla di quei valori che invece dovrebbero ispirarla e anzi spesso degenerando nel brutto che presto si trasforma in degrado. Questa piccola mostra vuole suscitare una riflessione a questo proposito, con l’auspicio che le città del nostro futuro riescano infine a mettere dietro la pietra anche le idee, quelle giuste, della sostenibilità, dell’accoglienza, della tutela ambientale, della solidarietà, della condivisione, dei diritti individuali e della libertà”.

 

È questo il messaggio di Diego Marani, scrittore tresigallese e attuale direttore dell’Istituto italiano di cultura (IIc) di Parigi, che mercoledì, all’Hôtel de Galliffet, ha inaugurato l’esposizione “La pietra e l’idea”: viaggio à rebours per ripercorrere la storia di Tresigallo, città di (ri)fondazione concepita dall’anarco-sindacalista e in seguito ministro dell’Agricoltura fascista Edmondo Rossoni, mettendola in relazione con altre capitali dell’architettura razionalista italiana come Latina e Asmara. “Questa mostra è un’occasione per raccontare il sistema di pensiero del fascismo attraverso le strade, le costruzioni, l’impianto urbanistico di Tresigallo, e più precisamente per descrivere l’idea di società e il progetto politico del gerarca Edmondo Rossoni che ha costruito questa cittadina in provincia di Ferrara”, dice al Foglio Diego Marani.

 

Spesso quando si parla di razionalismo italiano si entra in un terreno scivoloso. “Lo stile modernista e razionalista investiva in quel momento l’intero mondo occidentale e anche oltre. Le Corbusier e Gropius sono i più noti oltre i confini italiani, ma anche paesi come il Belgio e l’Olanda hanno innalzato in quegli anni molti quartieri in stile modernista e razionalista. Da noi coincideva con il periodo fascista e per questo viene spesso sovrapposto alle vicende politiche e erroneamente considerato ‘lo stile del regime’”, spiega il direttore dell’Iic di Parigi. A differenza di una città come Latina, le cui linee razionaliste sono state rovinate negli anni Sessanta e Settanta dall’aggressività edilizia dei palazzinari, Tresigallo è rimasta intatta. “La particolarità di Tresigallo sta nel non essere stata inquinata dalla ‘modernità dei palazzinari’. Per ragioni storico-economiche: a Tresigallo non c’erano i soldi per costruire palazzine, eravamo troppo poveri, così abbiamo conservato e restaurato il vecchio impianto urbanistico e le vecchie strade. Anche noi abbiamo vissuto il boom economico, ma non c’era la prosperità che altrove ha spinto a snaturare interi quartieri come appunto a Latina”, sottolinea Marani.

 

La consapevolezza di vivere in una città dall’alto valore architettonico, gioiello del razionalismo italiano, è arrivata tardi. “Nel dopoguerra, c’era quasi un fastidio, un imbarazzo nel ritrovarsi in mezzo a un’architettura che la società associava al fascismo. Per molto tempo noi tresigallesi ci sentivamo quasi ‘in colpa’ per essere nati in quei luoghi. Poi è arrivata la consapevolezza, seppur in maniera disordinata, grazie a dei sindaci, tengo a sottolinearlo, tutti comunisti tranne uno che è durato due anni. Furono i primi a capire che c’era un valore e iniziarono a restaurare”, racconta Marani. La mostra, curata dalla storica Antonella Guarnieri, con la collaborazione dell’architetto Barbara Pensa e del collezionista Giacomo Ferrari, mette in evidenza attraverso foto, documenti, filmati e una serie di mobili i diversi aspetti ideologici e materiali dell’operazione urbanistica architettonica e politica realizzata da Edmondo Rossoni tra il 1935 e l’inizio della Seconda guerra mondiale. “Non bisogna avere paura di parlare di Rossoni, come è accaduto per molto tempo: bisogna andare oltre le divisioni politiche e avere un approccio storico. La sua storia ricorda quella di molti politici italiani. Nasce come sindacalista rivoluzionario con grandi ideali e grandi sogni di eguaglianza e giustizia sociale, poi diventa un gerarca, un uomo di potere, ma viene messo da parte per le sue idee di ‘collaborazione di classe’. Così decide di creare il suo feudo a Tresigallo per tentare di applicarle, e alla fine diventa un corrotto, con spese ingenti che non giustifica e che appioppa allo stato. Condannato a morte dalla Repubblica di Salò e in seguito all’ergastolo dalla Repubblica italiana, fugge in Argentina, prima di tornare grazie a un’amnistia con la coda fra le gambe”.

 

A Latina non c’era un progetto sociale così netto come a Tresigallo. “Rispetto agli altri esempi urbani di razionalismo italiano, Tresigallo non presenta quei colossi di culto della personalità mussoliniana che esistevano per esempio a Forlì, e sono stati distrutti. Tresigallo è più concentrata, nella sua prosopopea politica, sul reducismo, ossia sul sacrificio dei reduci della Prima guerra mondiale: c’è un grande altare della patria che ricorda i martiri e i morti della Grande guerra. E poi si celebra il lavoro. Tutto il porticato della chiesa, grande monumento tresigallese, ha un bassorilievo che descrive le varie attività della campagna, dell’industria, i mestieri e le occupazioni. A Tresigallo, vengono celebrati anzitutto il sacrificio degli eroi e il lavoro”, spiega Marani, prima di aggiungere: “Mentre in altre città di fondazione c’era una chiara distinzione tra i comparti, quello pubblico, quello privato, quello celebrativo, quello educativo, a Tresigallo è tutto mescolato, gli edifici pubblici e privati, scuole e ospizi, circoli di svago e bagni, caserme e abitazioni civili”.

 

Come scrive nel catalogo della mostra la curatrice Antonella Guarnieri, “la storia politica di Edmondo Rossoni parte dalla sua terra e in questa terra si concluderà con quella che, per certi versi, potrà essere considerata la realizzazione di un sogno (…) la rifondazione del proprio paese d’origine, riuscendo ad ottenere per più aspetti quello che rappresenta un ‘unicum’ all’interno della produzione architettonico-urbanistica delle città di fondazione fascista”.