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Le raccomandazioni di Bruxelles spiegate a Salvini-Conte-Meloni

David Carretta

Equità fiscale e spese limitate. Le ragioni dell’Ue (e l’esempio greco) per non tornare alla crisi del debito

Bruxelles. La Commissione europea oggi ha inviato tre raccomandazioni all’Italia per il prossimo anno: perseguire una politica di bilancio prudente limitando l’aumento della spesa corrente, andare avanti con le riforme e gli investimenti del Pnrr e ridurre la dipendenza dall’energia fossile. La montagna di documenti presentati oggi da Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni potrebbe essere riassunta in una sola raccomandazione: l’Italia non deve fare ciò che chiedono Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giorgia Meloni. Il tentativo di bloccare la messa a gara delle concessioni balneari metterebbe a rischio i futuri esborsi del Recovery fund. Ulteriori scostamenti di bilancio senza copertura farebbero deragliare i conti pubblici. L’opposizione all’aggiornamento dei valori catastali perpetuerebbe le ingiustizie fiscali. Tra problemi strutturali, guerra, rialzo dei tassi da parte della Bce, le raccomandazioni del trio Salvini-Conte-Meloni riporterebbero l’Italia al 2010-12: sul baratro di una crisi del debito sovrano. 

 

I tempi in cui la Commissione chiedeva manovre correttive e minacciava procedure sono lontani e non dovrebbero tornare per almeno un altro anno. Il vicepresidente Dombrovskis e il commissario Gentiloni hanno confermato che l’applicazione delle regole sul deficit del Patto di stabilità e crescita resterà sospesa fino alla fine del 2023. A causa della guerra della Russia contro l’Ucraina, “siamo lontani dalla normalità economica”, ha spiegato Gentiloni. Ma “non stiamo proponendo un ritorno alla spesa illimitata”, ha detto il commissario. Il pericolo della stagflazione incombe e l’Italia continua ad avere una crescita potenziale molto bassa. A giugno la Bce aumenterà i tassi di interesse, che a settembre potrebbero tornare positivi. I mercati hanno già iniziato ad anticipare, con un aumento dei rendimenti sui titoli di stato. L’Italia ha il secondo debito pubblico più alto della zona euro (dopo la Grecia) ed è nel gruppo di paesi che non possono permettersi politiche fiscali espansive. In questo quadro allarmante, le priorità di Salvini, Conte e Meloni sono concessioni balneari, altra spesa in deficit e valori catastali.

 

La messa a gara delle concessioni balneari è contenuta nella legge sulla concorrenza, dalla cui adozione dipende il prossimo pacchetto di sovvenzioni e prestiti del Recovery fund. La legge sulla concorrenza è uno dei 525 obiettivi (target) e traguardi (milestone) del Pnrr, che è stato firmato tra governo e Commissione, con il via libera del Parlamento italiano. Il Pnrr è come un contratto, che viene verificato ogni sei mesi: se l’Italia non rispetta obiettivi e traguardi – cioè se non fa le riforme e gli investimenti previsti – i soldi del Recovery fund non arrivano. Per il 2022 sono circa 40 miliardi. Secondo la Commissione, l’effetto sarà una crescita aggiuntiva del pil dello 0,9 per cento quest’anno. Le concessioni balneari sono un piccolo tassello del Pnrr per aumentare il potenziale di crescita (2,5 per cento all’orizzonte 2026), ma hanno anche rilevanza fiscale. In Italia “l’uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale” con “una notevole perdita di entrate”, ha detto la Commissione.

Sulla politica fiscale, l’Italia non ha rispettato le regole su deficit e debito nel 2021 e rischia di non essere in linea con le raccomandazioni della Commissione per il 2022 e 2023. Pesano l’eredità del governo giallo-verde e di quota 100, con l’aumento della spesa pensionistica per gli anni a venire. L’analisi di sostenibilità della Commissione indica “rischi alti nel medio periodo” per il debito dell’Italia (nel 2027 sarà al 155 per cento del pil). Per questo la raccomandazione è di perseguire “una politica di bilancio prudente, in particolare limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine” (0,4 per cento del pil).

La Commissione chiede di adottare la legge delega sulla riforma fiscale, con “una revisione delle aliquote d’imposta marginali effettive, l’allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali”. Formalmente non è un’esigenza del Pnrr, ma è una misura di accompagnamento. La delega fiscale serve a “ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema” con effetti positivi sulla crescita e la giustizia sociale. Per Salvini, “l’Europa ci chiede di aumentare le tasse sulla casa” e deve “attaccarsi al tram”. In realtà, “la Commissione non ha nessuna intenzione di massacrare nessuno”, ha risposto Gentiloni: “Allineare i valori catastali ai valori attuali di mercato non rappresenta una richiesta di aumento delle tasse o una reintroduzione di tasse sulla prime case”. La Grecia lo ha già fatto, mantenendo invariato il livello complessivo di tassazione sulle case ma abbassando le aliquote. Alcuni proprietari ricchi pagano di più per le loro case che erano tassate poco o nulla sui vecchi valori catastali. Tutti gli altri greci pagano di meno. A Bruxelles non lo chiamano massacro, ma equità fiscale.