“In trincea ci si divide una tanica d’acqua, un sacco con il pane e una scatola di barrette proteiche ogni due giorni, in dieci. Ma l’ultima settimana è diventato impensabile fare avanti e indietro dalle prime linee, troppo pericoloso”. Kostyantyn ha combattuto a Lyman fino a mercoledì, adesso la città è dei russi e sventola la loro bandiera. Alla domanda su quanti suoi compagni siano morti, come qualsiasi soldato ucraino, non può rispondere. Ogni colpo sparato da uno di loro è un sacrificio. Perché significa segnalare la propria posizione al nemico che poi risponderà potendo gettare contro di loro più munizioni e contando su armi che possono coprire distanze superiori – lo farà da lontano, rimanendo più protetto.
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