Bruxelles. Viktor Orbán sta per ottenere quello che vuole nei negoziati con l’Unione europea sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia: l’esenzione dall’embargo del petrolio dell’oleodotto Druzhba, che trasporta il greggio russo nelle raffinerie dell’Ungheria. E’ questa la soluzione che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sta negoziando con gli altri leader per uscire dallo stallo che dura da oltre tre settimane sul sesto pacchetto di sanzioni ed evitare che il vertice dei capi di stato e di governo di lunedì si trasformi in un grande bazar. L’obiettivo è mostrare che l’Ue rimane determinata a punire Vladimir Putin per la sua guerra contro l’Ucraina e continuare a proiettare l’immagine di unità dell’Ue sulle sanzioni. “Continueremo a mettere pressione sulla Russia. La nostra unità è sempre stata il nostro asset più forte” e “rimane il nostro principio guida”, ha scritto Michel nella lettera di invito ai leader. Nelle sue intenzioni, l’esenzione di Druzhba dovrebbe essere temporanea, giusto il tempo necessario a fare in modo che la Commissione e Orbán trovino una soluzione tecnica sui finanziamenti per la ristrutturazione dell’infrastruttura petrolifera dell’Ungheria. Ma non c’è certezza che un accordo politico si concretizzi poi in una norma giuridica che costringa Budapest ad applicare l’embargo (in ogni caso molto più tardi di tutti gli altri). Soprattutto, c’è un doppio prezzo politico da pagare per preservare la facciata di unità. L’Ue si appresta a ricompensare il ricatto del sabotatore Orbán.
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