armare la controffensiva

Biden manda altri missili a Kyiv e spazza via le voci sulle fratture dell'occidente

Paola Peduzzi

Il rischio che le armi di medio-lungo raggio possano cadere in territorio russo esiste, ma il presidente americano si è fidato delle rassicurazioni ucraine. Se Putin “si aspetta che vacilleremo o ci spezzeremo nei prossimi mesi, si sbaglia”, ha detto al New York Times 

Joe Biden ha infine deciso di inviare in Ucraina il sistema missilistico avanzato di medio-lungo raggio che il governo di Volodymyr Zelensky chiede da tempo perché lo ritiene indispensabile per contenere l’avanzata russa nell’est del paese. L’Amministrazione americana era sembrata scettica sull’invio di questa tipologia di armi (che ha una gittata di ottanta chilometri) e questa cautela era risuonata scandalosa a Kyiv: non vi fidate più di noi? Il problema è appunto che con un raggio d’azione così ampio, i missili possano cadere in territorio russo e questo è, per ovvie ragioni, da evitare. Molti esperti si sono messi ad analizzare le possibilità di errore, le probabilità che l’incidente possa accadere, ma si sapeva che il presidente americano doveva prendere una decisione più politica che militare, cioè fidarsi delle rassicurazioni ucraine sul fatto che non colpiranno il territorio russo. Il rischio evidentemente non è zero, ma infine Biden si è fidato, almeno per quel che riguarda le munizioni a medio raggio (quelle a lungo raggio non sono state fornite). Si è fidato anche perché l’avanzata russa sul terreno è sempre più concreta: lenta, ma c’è e rischia di ribaltare le sorti della guerra.


Con tutta probabilità Biden si è reso conto che Zelensky aveva bisogno di rassicurazioni. Si può leggere in questo senso l’articolo che il presidente ha pubblicato sul New York Times (il quotidiano che in queste ultime settimane è sembrato rassegnato, più di altri media, all’idea che Kyiv debba fare concessioni territoriali e mettere così fine alla guerra). Biden scrive che “l’obiettivo dell’America è semplice: vogliamo che l’Ucraina sia un paese democratico, indipendente, sovrano e prospero e che abbia a disposizione gli strumenti per fare deterrenza e per difendersi contro ulteriori aggressioni”. Biden ricorda che è lo stesso Zelensky ad aver detto che la guerra finirà attraverso una soluzione diplomatica. 
 
Biden aggiunge che “ogni trattativa riflette i fatti che accadono sul campo di battaglia. Ci siamo mossi in fretta nell’invio di una quantità significativa di armamenti all’Ucraina perché possa combattere e ritrovarsi nella posizione più forte possibile al tavolo del negoziato”. Il presidente americano sa che la guerra lunga e la guerra d’attrito (le formule che utilizziamo per indicare questa fase del conflitto) non soltanto abbassano l’attenzione e quindi la voglia di mobilitarsi a favore dell’Ucraina, ma sono anche quelle in cui Putin è più forte. Se la controffensiva ucraina si indebolisce, si indebolisce anche la sua posizione negoziale, ed è a quel punto che le concessioni territoriali si fanno più probabili. Ma il principio cui si affida Biden è opposto: “Nothing about Ukraine without Ukraine”, non ci saranno pressioni americane sul governo di Kyiv, “in privato e in pubblico” per spingerlo a fare concessioni. 


Il presidente americano si rivolge indirettamente anche ai suoi alleati per spazzare via l’idea che il fronte occidentale si stia disunendo. Ci sono alcune divergenze, soprattutto sulla strategia di compensazione dell’isolamento della Russia (che è costosa e che ha strettamente a che fare con l’interesse nazionale che, come si sa, non si coniuga sempre alla perfezione con l’interesse collettivo), ma Biden ribadisce: se Putin “si aspetta che vacilleremo o ci spezzeremo nei prossimi mesi, si sbaglia”, proprio come si era sbagliato quasi cento giorni fa, quando ha pensato di mangiarsi l’Ucraina in tre giorni e restare impunito.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi