Solo una preghiera

Sulle armi Biden non può far altro che riprendere la via dell'impossibile conciliazione

Stefano Pistolini

L’America ha scelto da sola la propria infezione: non è con suppliche o flebili regolamentazioni che potrà guarirsi. Ma producendo degli scarti nella definizione dell’etica e del diritto che per ora non sono visibili all’orizzonte

Per dare le dimensioni del problema, quella di Uvalde non è l’ultima strage che ha macchiato l’America a colpi d’arma da fuoco. Meno pubblicizzate in quanto emotivamente meno mediatiche, dal 24 maggio a oggi ci sono state altre 20 sparatorie con vittime in giro per l’America, inclusa quella di Tulsa, Okahoma, che ha lasciato a terra in un centro medico 4 vittime casuali e lo stesso sparatore. 

     
Pochi istanti dopo che il presidente Biden ha pronunciato in prime time televisivo il suo appello per la limitazione della circolazione delle armi da fuoco, fuori da una chiesa in Iowa un uomo ha sparato uccidendo due persone, prima d’andarsene personalmente al Creatore. 

    
Sono oltre 250 le sparatorie mortali nel solo 2022 in America
, dove in questo momento le armi disponibili sono 120 ogni 100 abitanti, con 3 milioni di persone armatesi per la prima volta negli ultimi 12 mesi. Dimensioni incontenibili, un’epidemia trionfalmente finale che ha armato l’America una volta per tutte. I repubblicani hanno comunque ribadito che metteranno veti a qualsiasi tentativo legislativo che provi a limitare il diritto all’autodifesa garantito dal Secondo emendamento. E agli appelli pronunciati da un Biden – che non poteva sottrarsi a questo obbligo ampiamente sconsigliato dagli strateghi del suo partito – si contrappone un fronte massiccio di negazione sia pure dell’apertura di un dibattito al riguardo. 

  
La situazione è resa ancora più paradossale dalla prudenza con cui un presidente, a cui adesso è fin troppo facile gettare addosso la croce di una palese impotenza, si è rivolto ai “fellow Americans”: “Sia chiaro: non parlo di portare via le armi agli americani. Non voglio criminalizzare chi le possiede”, ha detto Biden cercando un’impossibile conciliazione. “Ma ci sono troppe scuole e luoghi pubblici trasformatisi in campi di battaglia nella nostra nazione”. La sua “ragionevole proposta” chiede di elevare da 18 a 21 anni l’età consentita per l’acquisto di armi da fuoco, il divieto di comprare armi a ripetizione troppo potenti, il controllo sull’identità degli acquirenti, la verifica di precedenti penali, o di referti per malattie mentali. In effetti tutto ciò che Biden potrà fare sarà emettere qualche provvedimento restrittivo pro-tempore, passibile di cancellazione da un successore. 

 
Del resto le sue parole sono state accolte con perplessità, quando non con fastidio, come nel caso del deputato repubblicano Greg Steube, che durante un dibattito del Congresso in videoconferenza dopo l’eccidio di Uvalde ha sventolato con orgoglio ai convenuti l’arsenale in suo possesso, chiarendo che, dal momento che a casa propria un americano fa ciò che vuole, lui le tiene sempre cariche. L’atmosfera è questa, lo scontro è aspro e frontale, il margine di trattativa nullo. “Mi aspettavo delle disposizioni esecutive del presidente”, ha detto Manny Oliver, padre di una delle vittime della strage di Parkland, “quella che ho sentito è stata solo una preghiera”. I dati annuali, aggiornati al 2020 parlano di 45.222 morti per armi da fuoco in America. Fermarne la vendita è impossibile, contenerla è un’utopia e centinaia di milioni di sparatutto girano per il paese. Inutile ripetere che il problema sia culturale, in quanto proprio la connessione culturale rende maggioritaria, o comunque popolare, l’adesione a uno stile di vita del quale le armi sono un ingrediente organico. 

   
L’America ha scelto da sola la propria infezione: non è con suppliche o flebili regolamentazioni che potrà guarirsi. Ma producendo degli scarti nella definizione dell’etica e del diritto che per ora non sono visibili all’orizzonte. La lezione di questi giorni è che, come dice una bella canzone, “sangue su sangue / non macchia, va subito via”. Dovrà essere la cruda, imprevedibile realtà a inventare un antidoto a questa follia di massa. Provocando un cordoglio collettivo che somigli al giorno del giudizio.