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Il Kazakistan vuole un cambiamento

Più di tre quarti dei votanti al referendum approva la riforma della costituzione proposta da Tokayev e che toglie formalmente al presidente alcuni poteri, introduce una Corte costituzionale e abolisce la pena di morte. È finita l'epoca di Nazarbayev

Il referendum che si è svolto in Kazakistan domenica ha avuto esito positivo: più di tre quarti dei votanti ha approvato la riforma della costituzione proposta dal presidente Kassim-Jomart Tokayev. La riforma costituzionale toglie formalmente al presidente alcuni poteri, come quello di annullare le decisioni degli esecutivi locali; introduce una Corte costituzionale e abolisce la pena di morte.

  
È evidente l’intenzione di Tokayev di riabilitare la sua presidenza dopo che, lo scorso gennaio, ha represso con violenza le proteste dei suoi cittadini, nate per questioni economiche: l’innalzamento dei prezzi dell’energia. Per fermare le piazze, Tokayev chiamò l’assistenza della Csto, l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, una Nato dell’est. A sostegno di Tokayev arrivarono soprattutto i soldati di Mosca: ci furono  240 vittime e migliaia di feriti. Una delle prime mosse di Tokayev fu scaricare la responsabilità su Nursultan Nazarbayev, il dittatore che lo aveva nominato suo successore, e il referendum mette fine l’epoca di Nazarbayev e anche per questo, i principali oppositori, temono sia soltanto una mossa cosmetica. Tra la popolazione kazaka, però, la necessità di riforma esiste davvero, la volontà di accantonare il sistema autarchico è forte e Tokayev ha trovato il modo di bilanciare la sopravvivenza  del suo potere con qualche cambiamento anche importante come  una più precisa presenza parlamentare e una Corte costituzionale che controlla, o almeno può controllare,  la legittimità delle procedure.

  

Il presidente kazako Tokayev al referendum (Servizio stampa presidenziale del Kazakistan via AP) 
  
Naturalmente aspettarsi che il Kazakistan diventi una democrazia in piena regola è allo stato attuale utopistico
. Tokayev ha ceduto una parte dei suoi poteri al Parlamento (che controlla) per acquisire legittimità agli occhi della popolazione: questo rafforza il suo potere reale proprio perché riduce i suoi poteri formali. Resta il fatto che la leadership kazaka si è persuasa che l’esibizione di qualche aspetto della democrazia è la strada per acquisire consenso. Altrove, in altre repubbliche ex sovietiche si è scelta la strada opposta, quella di rendere ancora più intangibile e insindacabile il potere dell’autocrazia e anche di questa differenza bisogna tener conto.

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