L'adesione di Kyiv
Il no all'ingresso dell'Ucraina nell'Ue è “un impulso a Putin”
"Penserà di poter godere di massima impunità”, ha detto il presidente del Parlamento ucraino intervenendo a Strasburgo. La prossima settimana la Commissione presenterà la sua opinione sulla richiesta dell'Ucraina. I negoziati però rischiano di essere ancor più difficile di quelli per l'embargo
Strasburgo. Se il 24 giugno non concederanno lo status di paese candidato all’Ucraina, i capi di stato e di governo dell’Unione europea daranno un “impulso a Vladimir Putin” per continuare la sua guerra e andare fino in fondo nella conquista del paese vicino “nella massima impunità”, ha avvertito ieri Ruslan Stefanchuk davanti al Parlamento europeo. Il presidente della Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) ha messo i ventisette di fronte a una scelta binaria nella battaglia che si sta per aprire sul futuro europeo dell’Ucraina. La prossima settimana la Commissione di Ursula von der Leyen presenterà la sua opinione sulla richiesta di adesione presentata da Volodymyr Zelensky pochi giorni dopo l’inizio della guerra.
I leader dei 27 avranno poco più di una settimana prima del loro Consiglio europeo per decidere se concedere lo status di candidato. I negoziati rischiano di essere ancor più complessi di quelli per adottare l’embargo sul petrolio russo. I paesi dell’est e del nord sono a favore e fanno campagna da tre mesi. “Offrire all’Ucraina lo status di paese candidato può essere un gesto simbolico importante, un messaggio di sostegno nel mezzo della guerra”, ha detto Mario Draghi all’ultimo Consiglio europeo del 30 e 31 maggio. Ma lo stesso Draghi ha rivelato che Francia e Germania sono contrarie. “Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi stati dell’Ue, se non tutti, escluso l’Italia”, ha spiegato il presidente del Consiglio.
Secondo Emmanuel Macron, l’Ucraina non può entrare prima di 15-20 anni e non bisognare creare false illusioni. Il presidente francese ha lanciato un progetto alternativo – la Comunità politica europea – che appare come una sala d’aspetto di lunga durata. Per Olaf Scholz, non possono esserci scorciatoie per l’Ucraina. La priorità del cancelliere tedesco, malgrado la guerra in Russia, è dare priorità al processo di adesione dei Balcani occidentali. Stefanchuk ha risposto che l’Ucraina “sa benissimo che lo status di candidato non significa membro a pieno di titolo”. Ma concederlo significherebbe “una grande iniezione di fiducia per il popolo ucraino”, che sta combattendo non solo per difendere il suo territorio, ma anche i valori e princìpi europei e l’ordine internazionale basato sulle regole. “Il 24 di giugno deve diventare una giornata di svolta per la nostra vittoria finale”, ha spiegato il presidente della Verkhovna Rada.
Se l’Ue dirà “no” allora “sarà un impulso per Putin”, ha risposto Stefanchuk a una domanda del Foglio. “E’ il futuro europeo che ci motiva. La nostra unità respingerà la Russia. Solo l’unità potrà garantire il raggiungimento un giorno della pace”. In gioco c’è la putinizzazione dell’Ucraina: se l’Ue non dirà “sì” allo status di candidato dell’Ucraina – secondo Stefanchuk – “Putin penserà di poter godere di massima impunità”. Il Parlamento europeo gli ha riservato un lungo applauso. Ma al Consiglio europeo serve l’unanimità: convincere tutti i 27 capi di stato e di governo sarà molto più difficile.