Lumi e Talebani
“Nelle scuole francesi epidemia di abiti islamici”. L'inchiesta dell'Opinion
Altro che polemiche sul burkini nelle piscine pubbliche. Ora è un lavoro pubblicato dal quotidiano francese a dare la misura della diffusione dell'islamismo negli istituti scolastici francesi
Si era appena attenuata la polemica sul burkini nelle piscine pubbliche di molte città da Grenoble a Rennes che l’Opinion ha pubblicato una inchiesta-choc. “Gli abiti islamici stanno proliferando nelle scuole francesi, in particolare nelle scuole superiori, come una epidemia”. Il rettorato di Parigi ha denunciato un “aumento significativo dell’uso di abiti religiosi”. I ragazzi in kamis sono arrivati davanti alle scuole dell’Aisne il giorno delle vacanze dell’Eid. Nell’Oise, boom di veli davanti alle scuole. Sono interessate anche le regioni di Clermont-Ferrand e Bordeaux. Dopo che alle ragazze è stato rifiutato l’ingresso a scuola a causa del velo, un gruppo di studenti si è presentato il giorno successivo vestito con abiti islamici tipici di Arabia Saudita e Afghanistan. Il presidente Emmanuel Macron ha affermato di volere “chiarezza su tutti numeri” e “che si applichi la legge della Repubblica”.
Macron è intervenuto a Marsiglia durante un viaggio con Pap Ndiaye, suo nuovo ministro dell’Istruzione, per promuovere la “scuola del futuro”. Il capo dello stato segna, con questa visita, anche il suo sostegno a Ndiaye, storico delle minoranze, bersaglio di una raffica di critiche della destra che lo qualifica come “attivista”. Mentre il suo predecessore Jean-Michel Blanquer si preoccupava regolarmente di fenomeni di woke e “islamo-goscismo”, Pap Ndiaye ha dubitato in diverse occasioni della validità di questi concetti. Secondo il sociologo Michel Wieviorka, “Macron ha voluto lanciare un segnale politico per controbilanciare le posizioni dei ministri Jean-Michel Blanquer (Istruzione), Frédérique Vidal (Istruzione superiore) e Gérald Darmanin (Interno). Tutti e tre hanno denunciato in particolare negli ultimi mesi le ‘devastazioni dell’islamo-sinistra’”. All’inizio di febbraio 2021, quando Vidal ha acceso la polemica sull’“islamo-goscismo” all’università, Pap Ndiaye ha detto: “Questo termine non designa alcuna realtà”.
“Halal nelle mense, burkini, e ora abaya e kamis a scuola: ogni volta che lo stato si tira indietro di fronte alle richieste islamiste, ne vengono avanzate altre”, tuitta Marine Le Pen. “Domani sarà il velo per le bambine a essere richiesto dagli islamisti”. Il capo dei repubblicani al Senato, Bruno Retailleau, dice: “Non siamo di fronte a una moda, ma alla pressione dell’islam politico”. Jean-Luc Mélenchon, terzo al primo turno delle presidenziali e che tallona Macron alle elezioni legislative, è accusato di flirtare con l’islamismo a fini elettorali. Alain Finkielkraut, fra i maggiori intellettuali parigini, al Figaro dice: “Il leader della France insoumise ha ripreso le aspirazioni, le avversioni e le ossessioni di questa ‘nuova Francia’. La France insoumise è, nell’èra della mistificazione generalizzata del vocabolario, il nome dato alla Francia soggetta all’islamismo”. Per fede? Per clientelismo. “Si affida al cambiamento demografico che la Francia sta vivendo per ottenere il potere”.
In un liceo di Trappes, dove conduce dei laboratori di scrittura, Omar Youssef Souleimane ha posto una domanda agli studenti di diverse classi. “Chi di voi festeggerà il Natale?”. La risposta è stata: nessuno. “Non è la nostra festa, siamo musulmani”. Parte da questo aneddoto l’articolo di Souleimane, scrittore e insegnante di origini siriane, sull’Express. “Questi studenti si sentono diversi, di un’altra religione inconciliabile con la Francia. In una classe ho notato una frase calligrafica in arabo appesa al muro. Era una preghiera, in un liceo repubblicano. Questa ‘influenza comunitaria’ non l’ho vista solo in questo liceo di Trappes, ma anche in diversi paesi della periferia parigina dove ho condotto incontri e laboratori di scrittura. Quando ho lasciato la mia nativa Siria per unirmi alla Francia dopo la Primavera araba, non avrei mai immaginato che un giorno avrei ritrovato la radicalizzazione islamista da cui ero fuggito”.