Foto EPA/JIM LO SCALZO 

Cosa sta cercando la Commissione che indaga sui fatti del 6 gennaio a Capitol Hill

Luciana Grosso

È stata la mattana di una folla di teppisti presi dalla foga o l’esecuzione di un piano preciso? Con la prima delle sei udienze pubbliche sull'assalto al Campidoglio si cerca di rispondere a questa domanda

Sono cominciate stanotte le sei udienze pubbliche della Commissione della Camera bassa del Congresso americano relative a quello che è successo a Capitol Hill nel pomeriggio del 6 gennaio del 2021.

 

Non si tratta, è bene specificare, di un vero processo, ma di una commissione di inchiesta politica, i cui risultati, se rilevanti, poi, in un secondo ed eventuale momento, potrebbero essere sottoposti al giudizio di un tribunale. Scopo della Commissione in Campidoglio non è tanto accertare i fatti (che si sono svolti in diretta tv e social davanti a tutto il mondo e sui quali ci sono pochi dubbi) ma scoprire se quello che abbiamo visto è stata la mattana di una folla di teppisti presi dalla foga o l’esecuzione di un piano preciso, pensato e organizzato dall’ex presidente Donald Trump intenzionato a non lasciare la Casa Bianca nonostante avesse perso le elezioni.

 

Le udienze previste tra ieri notte e il prossimo 21 giugno sono sei in tutto e  la Commissione del Congresso intende usarle per mostrare le prove raccolte, in più di un anno di indagini, della colpevolezza consapevole di Trump. E, non è uno spoiler, le prove raccolte sembrano andare decisamente in quella direzione (cosa che è causa ed effetto allo stesso tempo dell’assoluta assenza dalla commissione dei repubblicani di tendenza trumpiana dalla commissione: il partito è rappresentato solo da due deputati: Liz Cheney e Adam Kinzinger, repubblicani sì, ma antitrumpiani giurati). 

 

L’udienza di ieri, durata un paio d’ore, potrebbe essere divisa idealmente in tre parti: una prima parte in cui si sono mostrate prove del fatto che Trump avesse in mente da settimane di ribaltare l’esito delle elezioni e di restare al potere, a ogni costo; una seconda nella quale si sono mostrate prove del fatto che Trump, una volta iniziato l’assalto, non abbia fatto nulla per fermarlo; una terza parte, infine, pensata per mostrare la gravità di quanto successo. 

    

Nel gruppo delle prime prove (quelle che dimostrerebbero che non si è trattata della mattana di un gruppo di facinorosi fuori controllo, ma di un piano preciso, pianificato in parte dalla Casa Bianca stessa) ricadono prove come la deposizione video dell’ex ministro della Giustizia Bill Barr (un falco, un trumpiano vero, non un moderato) che dice chiaramente di aver detto al Presidente Trump “Non esiste una versione del mondo nel quale un’amministrazione uscente, che ha perso le elezioni, può restare in carica sulla base del ‘suo punto di vista’: è una stronzata e io non ci voglio avere niente a che fare”. 

 

 

Dello stesso tenore la videotestimonianza di Jason Miller, ex consigliere di Trump che dice di aver detto e spiegato, con estrema chiarezza e più volte, a Trump, che l’elezione del 2020 era indubitabilmente persa (cosa che, in altre testimonianze, è stata ribadita anche da altri consiglieri dell’ex presidente, inclusa la ascoltatissima Ivanka).

 

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In questa direzione va anche la testimonianza del documentarista Nick Quested che, al seguito dei Proud Boys, ha potuto raccogliere immagini di come di fatto, i manifestanti fossero arrivati a Washington non con l’idea di manifestare, ma con il preciso piano di assaltare il Campidoglio in modo violento.

 

 

 

Poi è stato presentato (e più ancora nei prossimi giorni arriverà) il secondo gruppo di prove, quelle che riguardano il fatto che Trump non abbia in nessun modo ostacolato (o addirittura abbia favorito, istigato, voluto) la rivolta. Di questa parte si fa latrice la deputata repubblicana Liz Cheney che riporta documenti del fatto che il presidente, visto quel che stava succedendo, non abbia dato nessun ordine di schierare la Guardia Nazionale, né abbia raccolto i molti appelli del suo staff (dei quali c’è traccia telefonica) a fermare la folla.

  

Infine, la terza parte dell’udienza, quella concepita per mettere in chiaro le cose, per ribadire che l’assalto al Campidoglio non è stato né innocuo, né derubricabile a una bravata o a un errore di valutazione di una folla che si è fatta un po’ prendere la mano (tesi per altro  sostenuta da Fox News e dalla destre trumpiana). A essa sono state dedicate sia l’apertura che la chiusura dell’udienza. In apertura si è mostrato un video (in parte inedito) delle immagini dell’assalto, dell’ingresso (piuttosto pauroso) dei rivoltosi all’interno del Campidoglio; in chiusura, invece, si è raccolta la testimonianza di Caroline Edwars, agente di polizia del Campidoglio ferita durante l’assalto che, tra le varie cose, ha detto “Non avevo avuto addestramento per una cosa del genere. Non avrei mai immaginato di doverla fare”.

  

La prossima udienza è prevista per lunedì mattina.

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