guerra in ucraina
La battaglia per Kherson
Gli ucraini avanzano e i russi portano via di corsa cetrioli e ortaggi. Zelensky sta scommettendo sulla controffensiva a sud non soltanto per distrarre i russi dall’avanzata a est
Il “corridoio di terra” era un obiettivo strategico che riemergeva nei piani dei russi da otto anni: occupare la striscia costiera che dalle enclave del Donbas invase avrebbe portato alla Crimea annessa nel 2014 veniva visto come una necessità logistica per togliere ai territori occupati strappati all’Ucraina lo status provvisorio di “isole” sulla terra ferma. La caduta di Mariupol era funzionale proprio a questo obiettivo. Ora il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha fatto a Vladimir Putin rapporto sulla missione compiuta: i militari russi avrebbero riparato centinaia di chilometri di ferrovie e strade che costeggiano il Mare di Azov, e un temerario potrebbe teoricamente guidare dal territorio russo fino alla Crimea annessa senza problemi (tranne le mine, i missili e i posti di blocco con carri armati). Come tutte le altre informazioni riferite a Putin, è difficilmente verificabile, e potrebbe essere pura propaganda. Il New York Times ha però verificato un altro successo dichiarato da Shoigu: la riapertura del canale che fornisce acqua alla Crimea, nell’adiacente regione di Kherson.
Il canale era stato bloccato dagli ucraini dopo l’annessione della penisola nel 2014, facendo patire alla Crimea razionamenti di acqua, che hanno lasciato a secco la sua agricoltura. Un altro motivo per cui il “corridoio di terra” era un obiettivo fondamentale dell’invasione russa, e infatti Kherson, unico capoluogo di una regione ucraina occupato, è stata presa d’assalto in poche ore da un’offensiva partita da due direzioni, dalla Crimea a sud e dal Donbas a est.
Mantenere quel territorio rappresenterebbe per Putin una “vittoria” da vendere all’opinione pubblica, al posto della fallita conquista di Kyiv. Motivo per il quale a Mosca vengono in continuazione menzionate e smentite le date di un “referendum” sul futuro della regione: il piano iniziale di creare uno stato-fantoccio, un’altra “repubblica popolare” sul modello di Donetsk e Luhansk potrebbe venire accantonato a favore di un’annessione pura e semplice, forse con la fusione di Kherson e della Crimea nel “governatorato della Tauride”, secondo gli informatori del giornale Meduza. Il progetto politico appare ancora inconcluso, ma intanto la Russia sta accelerando la colonizzazione della regione. Nonostante ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, abbia dichiarato che “saranno gli stessi abitanti a decidere se mantenere l’ucraino come lingua ufficiale”, le insegne in ucraino vengono già tirate giù, i monumenti demoliti, e i libri di storia e politica ucraina ritirati dalle biblioteche e bruciati, mentre nelle scuole vengono imposti programmi di studio russi. Gli occupanti hanno introdotto il rublo come valuta parallela alla grivnia ucraina, e oscurato la televisione e i provider telefonici ucraini: ora bisogna ricevere una sim card russa, con la quale è impossibile chiamare e mandare messaggi in Ucraina.
Gli attentati ai funzionari collaborazionisti e i manifesti contro i russi affissi in giro testimoniano che “i partigiani sono all’opera”, dice il consigliere della presidenza ucraina Oleksiy Arestovich. Altre fonti, come il sito di opposizione russo HelpDesk, parlano però di una popolazione totalmente terrorizzata, alla quale i russi hanno proibito di scappare, probabilmente per usarla come scudo umano verso la controffensiva ucraina. Le truppe di Kyiv dichiarano di essere ormai a quindici chilometri da Kherson, e il sindaco di Melitopol, Ivan Fyodorov, spera che alcuni segnali, come la riduzione dei posti di blocco, indicano che i russi potrebbero stare pensando di ritirarsi.
Un altro segnale potrebbe essere la fretta con la quale Mosca sta portando via dai territori occupati il grano e gli ortaggi: in Crimea sono già in vendita cetrioli e pomodori da Kherson. Quello che appare evidente è che Zelensky sta scommettendo sulla controffensiva a sud non soltanto per distrarre i russi dall’avanzata a est: se il Donbas nel suo insieme – che il Cremlino dichiara ora come obiettivo bellico – rischia di essere perso, riprendersi Kherson riporterebbe l’Ucraina quasi ai confini precedenti alla guerra, e renderebbe impossibile per Putin vantare nuove conquiste territoriali, una missione che ieri ha definito come la “sorte” della sua presidenza.
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