il voto in francia

L'identikit dell'elettore di Mélenchon

Mauro Zanon

L'anti Macron esulta per i voti, ma ha raggiunto il picco. Per contrastare il leader della sinistra radicale e portabandiera della Nupes, l'attuale presidente francese triangola con tutti i moderati

Parigi. Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale francese e portabandiera della Nupes (Nouvelle union populaire écologique et sociale), ha invitato i suoi elettori a cogliere “la straordinaria opportunità” di obbligare Emmanuel Macron ad accettare una coabitazione, come fece la gauche plurielle di Lionel Jospin nel 1997 con Jacques Chirac: votando in massa per i candidati Nupes anche al secondo turno delle elezioni legislative, in programma il prossimo 19 giugno, e sanzionando il presidente uscente per non avere altri cinque anni di “mattanza sociale”, secondo le parole della deputata mélenchonista Clémentine Autain

 

Domenica sera, in occasione del primo turno, la coalizione delle sinistre a guida mélenchonista (France insoumise, Partito socialista, Verdi e Partito comunista francese) ha raccolto il 25,66 per cento dei suffragi, alle spalle di Ensemble!, l’alleanza dei partiti che sostiene Macron (Renaissance, MoDem, Horizons), prima con il 25,75. Secondo le proiezioni in vista di domenica prossima, la coalizione della maggioranza presidenziale potrebbe ottenere tra i 255 e i 295 seggi, mentre Mélenchon e i suoi partner tra i 150 e i 190. Ciò significa che l’inquilino dell’Eliseo rischia di non ottenere la maggioranza assoluta (fissata a 289 seggi su 577), e di dover stringere accordi con forze dell’opposizione per raggiungere un numero di deputati sufficiente per far passare le riforme e scongiurare l’immobilismo. 

 

“Se gli dovessero mancare venti, trenta o quaranta seggi, Emmanuel Macron sarà costretto a stringere un accordo di coalizione con un’altra formazione politica”, ha spiegato a Ouest-France il politologo Bruno Cautrès, studioso del Centro di ricerche politiche di Sciences Po (Cevipof). Lo scenario di una “majorité de projets”, ossia di una convergenza tra Ensemble! e le altre forze moderate dell’Assemblea nazionale attorno ad alcune riforme, è il più probabile, ma non preoccupa la macronia. “In caso di maggioranza relativa, spetterà a noi allargare la maggioranza andando a cercare deputati della destra e della sinistra repubblicane. E anche se sono trenta parlamentari, li troveremo, per avere la maggioranza su alcuni progetti di legge”, ha detto a France Info un consigliere dell’esecutivo. 

 

C’è stato un precedente tra il 1988 e il 1993, quando i socialisti guidati da François Mitterrand furono costretti a negoziare con i comunisti e con i centristi per portare avanti il loro programma di governo. Anche se questa volta Macron potrebbe orientarsi più a destra che a sinistra, ossia verso i Républicains, la formazione gollista che, secondo le proiezioni, conterà tra i 50 e i 65 deputati nella prossima Assemblea nazionale. “Tenendo conto delle inclinazioni politiche naturali di Emmanuel Macron, è probabile che andrà a cercare delle maggioranze più a destra che a sinistra”, ha dichiarato a Ouest-France la politologa Chloé Morin, prima di aggiungere: “In questo contesto, i Républicains, che hanno resistito bene, potrebbero avere un ruolo centrale. Se Emmanuel Macron non ottenesse la maggioranza, potrebbe rivolgersi a loro per progetti di legge come la riforma delle pensioni”. 

 

Lunedì prossimo, insomma, potrebbe aprirsi una stagione di compromesso parlamentare tra Ensemble! e gli altri moderati dell’emiciclo, con Mélenchon galvanizzato dal suo ruolo di leader dell’opposizione, ma non abbastanza forte da imporre una coabitazione. Perché il voto alla Nupes è stato anzitutto un voto anti Macron e non di adesione, perché l’ammucchiata delle sinistre guidata dal tribuno della France insoumise è estremamente fragile, frutto di un compromesso raggiunto tra mille incertezze e senza basi solide, perché la paura di avere a Matignon un leader filorusso, euroscettico, amante di Chavéz e Maduro, che vorrebbe sganciare la Francia dalla Nato e dall’Organizzazione mondiale del commercio, potrebbe spingere gli elettori di destra a privilegiare i candidati macronisti e azionare il riflesso legittimista di chi non ha intenzione di assistere a cinque anni di scossoni e guerriglia parlamentare permanente. Come sottolineato dall’Express, il buon risultato di Mélenchon è in realtà un “trompe-l’oeil”: come per gli estremisti di destra Marine Le Pen e Éric Zemmour (quest’ultimo è il grande sconfitto delle legislative, eliminato fin dal primo turno nella sua circoscrizione), potrebbe infatti formarsi un “cordone sanitario” anche contro l’estremista di sinistra della France insoumise. 

 

Subito dopo i risultati, il primo ministro francese, Élisabeth Borne, ha mandato un messaggio a Mélenchon e messo in guardia chi vorrebbe votare per lui anche il prossimo 19 giugno: “La sovranità nazionale non è la rottura con l’Europa, il fascino per i regimi autoritari e l’allineamento con la Russia, ma una nazione forte all’interno di un’Europa più indipendente”.