Sondaggi
Gli Italiani tra i meno inclini in Europa a condannare la Russia per la guerra in Ucraina
Una ricerca dell’European Council on Foreign Relations mette a confronto le inclinazioni degli europei sull'invasione. Nel nostro paese solo il 56 per cento crede che il conflitto sia colpa di Putin, con il 27 per cento che dà la colpa al fronte occidentale
Chi è il principale responsabile dello scoppio della guerra in Ucraina? Stando a un sondaggio condotto dall’European Council on Foreign Relations, per il 73 per cento dei cittadini europei la colpa è del Cremlino. Appena il 15 per cento, al contrario, dà la colpa a “Ucraina, Unione Europea o Stati Uniti”. Il sondaggio prende in considerazione le risposte di circa 8 mila intervistati in diversi paesi europei. Le risposte, tuttavia, sono molto differenziate da paese e paese. Nel caso di questo primo quesito, ad esempio, gli italiani sono molto più accondiscenti verso Mosca rispetto ai cugini europei: appena il 56 per cento ritiene che la colpa di sia da imputarsi a Vladimir Putin, mentre addirittura il 27 per cento degli italiani intervistati crede che le responsabilità siano del fronte occidentale.
Anche sul secondo quesito gli Italiani restano i più disposti a comprendere le ragioni della Russia. Su quale sia “il più grande ostacolo alla pace”, la percentuale di chi sceglie la Russia quasi si equivale con quella di chi crede che sia Kyiv a remare contro un accordo, rispettivamente 39 a 35. Niente a che vedere con la Finlandia, dove la percentuale di chi incolpa la Federazione russa per le difficoltà nel raggiungere un accordo arriva all’87 per cento, ma non solo. Nella Repubblica federale tedesca, ad esempio, il 63 per cento degli intervistati sceglie la Russia come ostacolo alla pace e appena il 19 l’Ucraina.
In base alle risposte, il sondaggio di Ecfr divide i paesi europei in due campi, quello “della giustizia” e quello “della pace”. A questi si aggiungono le risposte di chi non sa scegliere e i cosidetti swing voters, che supportano la linea dura contro Mosca, ma preoccupati per un'ulteriore escalation. I primi tendono a credere che solo la sconfitta della Russia e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina possa portare alla fine del conflitto. I secondi invece credono che per raggiungere la pace nel minor tempo possibile l’Ucraina debba accettare compromessi e cedere territori alla Russia. L’Italia è ancora una volta il paese più orientato al compromesso, con il 52 per cento degli intervistati più vicini al campo “della pace” e appena il 16 per cento in quello “della giustizia”. Percentuali praticamente invertite rispetto a quelle dalla Polonia, dove appena 16 per cento mette in conto la possibilità del compromesso.
Sebbene gli Italiani si confermano tra i più accomodanti nei confronti della Russia, non va scambiata questa ampia fetta di “pacieri” per una fetta di “filorussi”. Anche trai facenti parte del “campo della pace”, ad esempio, più del 50 per cento degli interessati sostiene le sanzioni contro i combustibili fossili e quasi la metà è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Il 47 per cento degli Italiani è comunque favorevole al taglio di dei rapporti economici con la Russia. La questione ucraina è un qualcosa che, con tutta probabilità, è percepita come semplicemente distante, come potrebbe confermare il quesito successivo: “Rispetto ad altri problemi che i cittadini devono affrontare, quante attenzioni sta dedicando il governo alla guerra in Ucraina?”. Per il 48 per cento degli Italiani la risposta è “troppe”. Qui tuttavia anche i paesi tradizionalmente ostili a Mosca, come la Polonia e la Romania, rispondono allo stesso modo (58 per la Romania e 52 per la Polonia). A completare il quadro di un'Italia "pacifista" c’è poi la questione riarmo e spese militari. Nel Bel paese appena il 14 per cento degli intervistati sono favorevoli all’aumento delle spese per la Difesa. Anche in questo caso però solo in Polonia e Svezia la maggioranza della popolazione è favorevole ad applicare simili misure.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank