Non basta la Brexit
Il volo inglese dei migranti bloccato dalla Cedu: una disputa legale diventa politica
La Corte europea dei diritti dell'uomo (che non ha a che fare con l'Ue) ha fermato i voli dei rimpatri dopo aver accolto le richieste dei richiedenti asilo. Londra rilancia la sua retorica antieuropea: "Non aspetteremo i tempi della giustizia"
Londra. In un certo senso, i giudici della corte di Strasburgo hanno fatto un regalo a Boris Johnson. La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha bloccato un volo diretto per il Ruanda trenta minuti prima della partenza, dopo aver accolto il ricorso di quattro richiedenti asilo – riconoscendo che alcuni di loro erano stati vittime di traffico di essere umani – e avere disposto delle ingiunzioni per gli altri tre che dovevano imbarcarsi sul volo. Questa disputa legale si è trasformata in un caso politico e il governo ha avuto gioco facile ad accusare l’establishment – i “giudici europei” e gli “avvocati di sinistra” – di opporsi al volere del popolo. Commentando la sentenza, il primo ministro Boris Johnson ha detto che “il mondo forense è molto bravo a trovare dei modi per proibire al governo di difendere delle leggi che riteniamo essere di buon senso”. Nei giorni scorsi, la Corte Suprema britannica aveva dato la benedizione al piano per deportare gli immigrati illegali nello stato africano, creando un conflitto tra i tribunali di Londra e la corte di Strasburgo. Questo ha infuriato molti deputati conservatori che non tollerano il fatto che i giudici europei possano dettare legge a Londra.
Qual è la soluzione? Molti parlamentari conservatori si sono espressi a favore della sostituzione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo con una legge domestica che, secondo i fautori, renderebbe più semplice la deportazione degli immigrati. Ieri Boris Johnson non ha escluso questo scenario (“può essere, tutte le opzioni sono sul tavolo”), e Downing Street ha poi confermato che farà “tutto il possibile” per trasferire i richiedenti asilo. Ovviamente la Cedu è associata al Consiglio d’Europa – di cui il Regno Unito è un membro fondatore – e non ha nulla a che fare con l’Unione europea. Dunque malgrado la Brexit, il Regno Unito continua a essere vincolato dalle sentenze della Corte di Strasburgo.
Uno dei personaggi centrali in questa vicenda è la ministra dell’Interno Priti Patel, una falca anti immigrazione e beniamina della destra conservatrice, che ha scommesso gran parte della sua credibilità sulla deportazione dei migranti in Ruanda. Per lei la partenza del volo dalla base militare di Boscombe Down era una questione puramente simbolica, tanto che il ministero dell’Interno aveva confermato che l’aereo sarebbe decollato anche con un solo passeggero a bordo (ha ricevuto molte critiche, dato che il costo del volo cancellato è stato di 500 mila sterline). Il volo previsto per martedì sera avrebbe trasportato solamente sette migranti – una cifra infinitesimale se si considera che lo stesso giorno ne sono arrivati circa 400 dalla Francia, e la cifra dall’inizio dell’anno è di 10.500. In origine erano previste 130 persone a bordo dell’aereo ma la cifra è calata drasticamente dopo che la Cedu ha accolto gran parte dei ricorsi.
Patel ha detto che andrà avanti per la sua strada confermando che i preparativi per il prossimo volo di rimpatrio sono già iniziati e che non aspetterà i tempi della giustizia. “La Corte Suprema valuterà i casi a luglio. In ogni caso, le ingiunzioni si applicano agli individui... non alla politica del governo”, ha fatto sapere il portavoce del primo ministro. Dal canto suo, il governo sostiene che le deportazioni siano l’unica opzione rimasta per scoraggiare l’arrivo di immigrati illegali dalla Francia che, secondo Patel, costano cinque milioni di sterline al giorno al governo britannico. L’opposizione a questa legge ha unito il Partito laburista, le agenzie a tutela dei diritti umani, l’ex premier conservatrice Theresa May, il Principe Carlo, che nel weekend ha definito in privato questa iniziativa “terribile”, e la Chiesa d’Inghilterra, che aveva parlato di una legge “immorale”. Anziché tacere, il premier ha risposto a tono al Principe del Galles e agli altri critici. In fondo, Johnson e Patel non cercano altro che lo scontro, e sanno che questa legge è una formidabile arma di distrazione di massa. E’ popolare tra i deputati ed elettori conservatori, ed è invisa a tutti gli altri. La sentenza del Tribunale non gli farà sventolare bandiera bianca, ma aumenterà i toni del confronto.