Il grano in attesa, le navi colpite, le mine e il ponte da abbattere. La guerra si decide tra le acque

Micol Flammini

Kyiv ha un obiettivo per colpire la logistica russa che attraversa il mare: il ponte che passa sopra al Mare d'Azov detto anche Krimskij Most

Roma. Al Forum economico di San Pietroburgo, il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto che la Russia “accoglie con favore l’invito dell’Onu per il dialogo sulla sicurezza alimentare” e ha aggiunto che Mosca “non ostacola la fornitura di grano ucraino al mercato mondiale, non abbiamo minato noi i loro porti”. I porti ucraini sono stati minati dall’esercito di Kyiv per paura di un attacco via mare da parte della Russia, e per proteggere una delle città più strategiche di tutta l’Ucraina: Odessa. Putin, come fa sempre, ha ribaltato la situazione,  e ha detto che la crisi alimentare  sarà sulla coscienza degli occidentali  e  se l’Ucraina vuole esportare può sempre usare altre strade, intendendo il trasporto su rotaia, che non potrà mai sostituire quello marittimo.

 

Anche l’Europa sta valutando il trasporto su rotaia, attraverso Polonia e Romania, ma non basta, il Mar Nero va sbloccato e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la sua visita a Kyiv ha riposto fiducia in una risoluzione delle Nazioni Unite che regoli i corridoi per il passaggio delle navi. Bisognerà fare tutto entro settembre e la missione è complicata e pericolosa, si vorrebbe ottenere da Mosca l’impegno a non approfittarsi dell’eventuale sminamento per tentare un attacco contro  Odessa, ma chi può ancora fidarsi delle parole di Mosca? Sicuramente non gli ucraini e neppure gli europei. 

 

Per il mare passano molti cambiamenti   di questa guerra e sul mare, anzi i mari dell’Ucraina, sono puntati gli occhi del mondo intero.  Il Mar Nero è un fronte importante per i due eserciti, Mosca, che ambisce a togliere la costa all’Ucraina, frequenta le acque con la sua marina e dalle sue navi lancia missili e porta rifornimenti. L’Ucraina usa la costa come un punto da cui controllare le acque e quando può cerca di colpire le navi russe. E’ un fronte importante anche dal punto di vista simbolico, qui è stata colpita la nave ammiraglia Moskva e ieri l’esercito di Kyiv ha colpito un rimorchiatore che trasportava il sistema missilistico antiaereo Tor insieme con altre armi dirette verso l’Isola dei Serpenti, una delle prime conquiste russe. La nave si chiama Vasily Bekh ed è stata colpita più volte dagli Harpoon, missili antinave di sviluppo americano. I corridoi per  garantire il trasporto del grano prima di settembre, prima che sia il tempo del nuovo raccolto e che rischi di andare buttato, dovrebbero passare qui, nel Mar Nero, tra le acque di guerra. Sempre da queste acque passa la soluzione della crisi alimentare, che, promette Putin, la Russia non vuole ostacolare.  

 

Nel Mare d’Azov, quello che si estende a est della penisola di Crimea, i russi sono ormai riusciti a prendere la costa ucraina. Dai porti occupati, Berdyansk e Mariupol,  parte il grano rubato da Mosca – quello che Putin si offre di vendere e che non  è suo – da queste acque passa l’acciaio che i russi hanno preso dalle acciaierie, rubato anche questo,  e sopra al Mare d’Azov passa il ponte di Kerch, detto anche Krimskij Most, che collega la Russia alla penisola annessa nel 2014. Si tratta di un’opera molto costosa con cui Putin ha sancito il legame tra Mosca e la Crimea e sul quale, prima della guerra, passavano merci e persone e ora passano rifornimenti militari. Il ponte è stato costruito più basso in modo che le navi ucraine non potessero avere più accesso al Mare d’Azov, e dall’inizio dell’invasione è stato uno dei collegamenti più efficienti su cui far muovere le armi, i mezzi e i soldati.

 

Dalla Crimea sono partiti gli attacchi che hanno portato all’occupazione della fascia meridionale dell’Ucraina e che hanno fatto registrare  a Mosca i successi iniziali. Uno degli obiettivi dell’Ucraina ora è rompere quel collegamento, privare Mosca di un’arteria importantissima, così da agevolare la controffensiva che l’esercito di Kyiv ha cominciato in direzione sud, verso Kherson. L’intelligence ucraina dice di aver ottenuto le specifiche del ponte ed è uno degli obiettivi chiave. Per il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il Krimskij Most è al sicuro, ma colpirlo sarebbe un grave danno alla logistica russa. Ancora una volta le prospettive future della guerra passano dal mare. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)