L'intervento

Dobbiamo poterci difendere, dice Zelensky all'Italia

Paola Peduzzi

Il presidente ucraino chiede il sostegno italiano alla vigilia del voto al Senato ribadendo che questa è una guerra di difesa. L'appartenenza "da pari" alla famiglia europea, la voglia di recuperare la vita quotidiana e la richiesta di immedesimazione: “Immaginate che cosa accadrebbe se metà dell’economia italiana fosse bloccata” 

Abbiamo bisogno del vostro sostegno militare, economico e finanziario, perché solo così possiamo “preservare il nostro futuro”, ha detto Volodymir Zelensky, il presidente ucraino, che ha aperto i lavori del Global Policy Forum dell’Ispi presso l’Università Bocconi di Milano. Zelensky si è rivolto direttamente all’Italia, ha ringraziato per quel che è stato fatto, soprattutto con l’accoglienza dei rifugiati e con le garanzie di sicurezza fornite dal governo Draghi e ha chiesto di insistere con gli aiuti, di spiegare bene agli italiani che cosa sta succedendo in Ucraina. “Immaginate che cosa accadrebbe se metà dell’economia italiana fosse bloccata”, ha detto Zelensky con quel suo modo indefesso di dirci: oggi ci sono qui io, ma domani potreste esserci voi.  E riguardo alla risoluzione che si vota oggi al Senato sul sostegno italiano all’Ucraina, il presidente è stato molto preciso.

  

“Voglio dirvi che state sostenendo non l’avanzata delle forze ucraine, ma la capacità di difesa del nostro esercito”, ha detto Zelensky ricordando con una sintesi esatta che questa guerra non è né una provocazione alla Russia né un’offensiva contro la Russia, ma una legittima difesa. “Tutte le aree in cui stiamo avanzando sono territori ucraini, non stiamo attraversando i confini, non stiamo uccidendo civili e cittadini russi. Noi siamo una nazione che vuole essere indipendente, vi prego di sostenerci”, ha detto Zelensky prima di prendere due domande dal pubblico (“rispondo a  quante domande sono necessarie se serve a consolidare il vostro sostegno”, ha aggiunto Zelensky con quel suo sorriso triste con cui accompagna i suoi appelli all’attenzione dell’Italia e dell’Europa). Il presidente ucraino ha anche detto che “la motivazione” sua e dei suoi cittadini ha un obiettivo chiaro: “La fine della guerra”. Zelensky sa che in occidente, in Italia come altrove, si sta diffondendo l’idea che sia Kyiv a non volere la pace, che le armi servono per continuare la guerra e schiacciare – “umiliare”, direbbe il presidente francese Emmanuel Macron – Vladimir Putin. Ma il suo obiettivo, l’obiettivo di un “popolo così motivato” com’è quello ucraino è restaurare la vita quotidiana, far tornare gli ucraini a casa (perché il destino dei rifugiati ucraini “è tornare a casa”), dare la possibilità alle aziende e alle persone di ricominciare a produrre, a lavorare, a consumare, a progettare, a vivere: “Possiamo creare un precedente storico”, ha detto, “abbiamo già dimostrato che non è possibile distruggere l’Ucraina”.

   

Kyiv conta molto sulla promessa ricevuta la settimana scorsa sullo status di candidato per l’ingresso nell’Unione europea. Il 24 giugno, al secondo e conclusivo giorno del vertice europeo, potrebbe essere formalizzata la candidatura dagli stati già membri: è una data che per gli ucraini ha già un significato enorme. Tutti parlano di tempi lunghi, ma a Zelensky che pure è consapevole che si tratta di un percorso lungo, complicato e che creerà tensioni (l’integrazione nell’Ue di un paese come l’Ucraina è onerosa), non interessano i tempi, la salvezza è una questione immediata (“di vita o di morte”) e lui chiede di essere “trattato come pari” dagli altri stati membri: non vuole delle vie preferenziali, vuole che sia confermata l’appartenenza alla famiglia e ai valori europei. L’unità dell’Ucraina è garantita anche da questa promessa, ha detto Zelensky, e mentre ringrazia il governo Draghi per le garanzie di sicurezza, il presidente ribadisce che non è l’adesione alla Nato l’obiettivo dell’Ucraina ma quella all’Ue, che esercita la sua forza d’attrazione sul paese dal 2014, l’antidoto alla conquista con la violenza che vuole Putin.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi