Strategie di razionamento
L'Europa alle prese con i problemi di gas
La Russia sta riducendo i flussi di gas verso il continente europeo per motivi politici e strategici. Nel fine settimana il governo tedesco ha annunciato un piano emergenziale per rispondere ai tagli e anche l’Italia deve pensare a ridurre i consumi
E’ stato svelato un segreto che però tutti già conoscevano: la Russia sta riducendo i flussi di gas verso l’Europa per motivi politici e strategici, e non per questioni tecniche legate alla mancanza di pezzi di ricambio a causa delle sanzioni occidentali, come sostenuto da Gazprom la scorsa settimana. La conferma è arrivata nel primo pomeriggio di ieri quando la stessa Gazprom ha rifiutato la proposta ucraina di far passare più gas attraverso i gasdotti che attraversano l’Ucraina per bilanciare la riduzione del flusso del Nord Stream verso l’Europa. La notizia è stata riporta dall’agenzia di stampa economica Bloomberg. Da un punto di vista tecnico, Gazprom ha scelto di non prenotare capacità aggiuntiva in alcuni gasdotti ucraini che attualmente trasportano una capacità ridotta di gas fino in Europa. Tra questi c’è il collegamento di Sudzha, che potrebbe trasportare 77,2 milioni di metri cubi di gas al giorno, mentre la Russia ne invia attualmente solo 42. L’Ucraina aveva offerto una disponibilità aggiuntiva di 15 milioni di metri cubi al giorno per il mese di luglio.
Questo rifiuto russo è la prova della strumentalizzazione politica del gas fatta dal governo di Putin, che tuttavia non sorprende visto che immediatamente sia il governo tedesco sia quello italiano si erano espressi in tal senso. D’altronde complicare adesso il riempimento degli stoccaggi è per la Russia tremendamente tattico: in paesi come Italia e Germania le riserve superano di poco il 50 per cento (54 per cento Italia, 57 per Germania), cifre che da un lato rassicurano i vari governi non spingendoli a intervenire in modo duro perché c’è comunque ancora tempo, ma che dall’altro li tiene agitati e preoccupati dall’eventualità che il prolungarsi dei tagli non permetta di raggiungere i sufficienti livelli di stoccaggio previsti per l’autunno. Putin, insomma, vuole mentenere una leva politica sull’Europa per l’inverno. Inoltre, mosse del genere mettono pressione già adesso sui governi perché colpiscono i cittadini. Gli aumenti del prezzo dell’energia e il prolungarsi dell’incertezza creano problemi economici alla popolazione, mettendo in evidenza la debolezza della strategia dell’Unione europea e minando così il consenso nei confronti delle sanzioni alla Russia.
Putin ha poi un ulteriore vantaggio nel vendere meno gas, come spiegava al Foglio qualche giorno fa Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies (Ceps). Ridurre le vendite di gas permette di rallentare l’eccessivo apprezzamento del rublo, che sta già avvenendo dato che l’elevato prezzo del petrolio produce più introiti del previsto. Lunedì il rublo ha toccato il valore più alto dal luglio 2015, raggiungendo i 55 rubli per dollaro, un livello così elevato da essere considerato uno dei principali problemi dell’economia da parte dell’establishment russo (se n’è parlato molto al Forum di San Pietroburgo).
Ora che quindi sono chiare a tutti le intenzioni di Putin, potrebbe essere il momento per il governo italiano di avviare una nuova fase di comunicazione pubblica, rendendo note le misure rivolte ai cittadini e alle imprese per ridurre il consumo di gas. Preparare e rendere consapevole l’opinione pubblica potrebbe ridurre reazioni e proteste rispetto all’introduzione improvvisa di misure di razionamento nel caso in cui la Russia dovesse proseguire e aumentare il taglio delle forniture (in questo senso le proteste a Piombino contro la scelta del governo di posizionare nel porto cittadino un rigassificatore galleggiante, pilastro della strategia di riduzione della dipendenza dal gas russo, non è un bel segnale).
Chi si sta portando avanti è la Germania. Nel fine settimana il governo tedesco ha annunciato un piano emergenziale per rispondere ai tagli di gas della Russia, da cui la Germania dipende più dell’Italia, e aumentare le scorte. Prevede di riaprire le centrali a carbone per due anni in modo da ottenere 10 gigawatt di potenza aggiuntiva; definisce un sistema di incentivi per le imprese che riducono i consumi energetici e offre 15 miliardi di euro di credito alle imprese del settore del gas per riempire gli stoccaggi visti gli attuali prezzi proibitivi. La scelta va contro gli obiettivi di lotta al cambiamento climatico che il governo tedesco si era dato, ma la serietà della situazione impone scelte del genere ha detto il ministro dell’Economia e leader dei Verdi Robert Habeck.