il personaggio
Jens Plötner, ecco chi è il consigliere della cautela di Scholz
Il diplomatico dalle pagine della Zeit lascia filtrare due nuovi concetti per relazionarsi con Mosca: “constrainment”, ossia vincolo, e “hedging”, ovvero copertura. Ossia frenare la Russia con la deterrenza militare ma anche attraverso partnership commerciali più diversificate
Berlino. Chi si ricorda come si chiamava l’ultimo ministro degli Esteri di Angela Merkel alzi la mano. E adesso dite il nome della guida attuale della diplomazia tedesca. Oggi Annalena Baerbock, ieri Heiko Maas. Lui è arrivato all’Auswärtiges Amt, la Farnesina tedesca, dopo essere stato ministro federale della Giustizia; lei è partita quasi dal nulla e si è candidata a cancelliera alle elezioni del settembre 2021, diventando ben più riconoscibile del suo navigato collega. A Berlino, però, come a Parigi e a Washington, i dossier strategici di politica estera sono dominio dei capi di governo, con i ministri competenti chiamati a restare un passo indietro. Così è stato quando il cancelliere Olaf Scholz ha imposto alla Germania un riarmo da 100 miliardi di euro: il rilancio di una Bundeswehr arrugginita è una condizione necessaria per contare di più sulla scena globale. In tema di sostegno all’Ucraina Scholz è stato invece titubante, il che ha permesso a Baerbock, sostenuta anche dal vicecancelliere Robert Habeck, di far sentire di più la propria voce.
Scholz ha però una carta da giocare per ripristinare il proprio primato: è il suo consigliere diplomatico Jens Plötner. Capo di gabinetto del ministro degli Esteri (e oggi presidente federale) Frank-Walter Steinmier fra il 2014 e il 2017 e poi per due anni ambasciatore in Grecia, nel 2019 Plötner diventa direttore politico dell’Auswärtiges Amt da dove a fine 2021 passa in cancelleria federale. Secondo la Zeit, quando il molto poco diplomatico ambasciatore ucraino a Berlino Andriy Melnyk si è lamentato “della rete di contatti con la Russia che oggi comanda dentro al governo tedesco” si riferiva proprio al 54enne Plötner, uomo di Steinmeier e perciò più filo Mosca che filo Kyiv. Eppure gli ucraini si sbagliano, spiega la Zeit, ricordando che se è vero che Plötner era portavoce di Steinmeier già nel lontano 2008, non si è fatto le ossa in Russia ma in Grecia, in Sri Lanka e in Tunisia. Vero è, invece, che i russi Plötner li conosce bene per aver tentato insieme di salvare l’accordo per il nucleare iraniano silurato da Donald Trump.
Oggi il progetto tedesco – definirlo della Spd o di Steinmeier sarebbe limitativo – di costruire un’architettura di pace con la Russia fornitrice di energia è naufragato come tutti i formati Normandia e le formule Minsk nelle quali Berlino ha creduto per anni. Plötner però non demorde e dalle pagine della Zeit lascia filtrare due nuovi concetti per relazionarsi con Mosca: “constrainment”, ossia vincolo, e “hedging”, ovvero copertura. Una versione più modesta della politica di contenimento della Guerra Fredda – la cortina di ferro non c’è più e il contenimento non è più possibile. Messi da parte i proclami atlantici di Baerbock e Habeck, Scholz prova con Plötner il nuovo approccio: frenare la Russia con la deterrenza militare ma anche attraverso partnership commerciali più diversificate. L’embrione di una ostpolitik 2.0.