il vertice di elmau
Il G7 si mobilita per l'Ucraina, tra oro, armi, fondi e price cap
I leader hanno ribadito il proprio sostegno a Kyiv e hanno raggiunto un'intesa per un embargo sull'oro russo. Niente accordo sul tetto al prezzo del petrolio e del gas, ma la Germania ha smesso di opporsi. “Putin non deve vincere”, ha detto Draghi
Bruxelles. Di fronte alla guerra di Vladimir Putin, i leader del G7 hanno riaffermato il loro “impegno incrollabile a sostenere il governo e il popolo dell’Ucraina” nella loro “coraggiosa difesa della sovranità e dell’integrità territoriale del loro paese e nella battaglia per un futuro pacifico, prospero e democratico”. Nel momento in cui il conflitto è entrato nel suo quinto mese, le promesse contenute nella dichiarazione del G7 di Elmau non sono solo parole. Alla vigilia alcuni temevano che il vertice potesse segnare l’inizio della smobilitazione dell’occidente, minato dalle divisioni interne sugli obiettivi e la durata della guerra. Invece, anche se con toni e parole diversi, ciascun leader ha voluto ribadire il totale sostegno all’Ucraina. “Putin non deve vincere”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi. La sfida è geopolitica, oltre che morale. Dietro all’Ucraina, c’è anche il conflitto tra democrazie e autocrazie, e la sfida di Cina e Russia all’ordine mondiale basato sulle regole. “Siamo uniti con l’Ucraina perché, se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono. Se l’Ucraina perde, sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governance efficace”, ha spiegato Draghi. Per il premier britannico, Boris Johnson, le conseguenze globali di una vittoria della Russia sarebbero “assolutamente catastrofiche”. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha assicurato che continuerà ad “aumentare la pressione su Putin” e a sostenere l’Ucraina. “Per questo dobbiamo prendere decisioni dure, ma necessarie”, ha detto Scholz. “Siamo d’accordo sul fatto che sosterremo Kyiv fino a quando sarà necessario”, ha confermato la presidente della Commissione, Urusla von der Leyen. “Il Cremlino va sconfitto in Ucraina”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sottolineando che nel G7 sono “tutti mobilitati” per l’Ucraina con “soldi, armi e sostegno politico”.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è intervenuto in videoconferenza al G7 ricordando che “oggi non è il momento di negoziare”, secondo quanto riferito da fonti dell’Eliseo. Le sue richieste includono più sanzioni contro la Russia (in particolare nel settore energetico), sistemi di difesa anti missili, garanzie di sicurezza, aiuti per esportare i prodotti agricoli e l’avvio della ricostruzione del paese. Zelensky ha indicato anche un calendario, chiedendo ai leader del G7 di “fare tutto il possibile” per porre fine alla guerra entro la fine dell’anno, prima dell’inverno. A dicembre, con la pioggia, la neve e il ghiaccio le posizioni sul campo di battaglia si stabilizzeranno. “Alla fine dell'anno, si entrerà in una situazione in cui le posizioni saranno congelate”, avrebbe detto Zelensky, secondo quanto riferito da diverse fonti. La guerra di attrito diventerà ancora più dura. Anche se Zelensky non lo ha esplicitato, dietro al calendario, c’è una strategia: lanciare in estate una controffensiva per recuperare i territori occupati e riuscire prima dell’inverno a respingere la Russia il più vicino possibile alle posizioni in cui si trovava il 24 febbraio. Solo così, l’Ucraina si troverebbe a un eventuale tavolo negoziale in posizione di forza.
Sul fronte militare, sono gli Stati Uniti ad avere il ruolo di leadership nel G7. L’Amministrazione Biden ha deciso di acquistare il sistema di missili terra-aria di lunga gittata Nasams per intercettare i missili russi. La lista delle forniture di Washington questa settimana dovrebbe allungarsi con munizioni per l’artiglieria e radar. Gli europei sono più lenti a rispondere alle richieste di Zelensky. Lo stesso vale per le sanzioni, nel momento in cui l’Ue è alle prese con l’aumento del prezzo del gas e al taglio delle forniture della Russia. Nel comunicato del G7 i leader si sono impegnati a “esplorare nuovi modi per isolare la Russia” nel mercato globale e a “ridurre ulteriormente le entrate” delle esportazioni energetiche. E’ stata raggiunta un’intesa per un embargo sull’oro russo. Un accordo sul “price cap” sul petrolio ancora non c’è, ma la Germania ha smesso di opporsi. La Francia ha chiesto di applicarlo anche agli altri produttori, complicando i negoziati nella notte. Draghi ha chiesto di “continuare a lavorare su come imporre un tetto al prezzo del gas” e ha trovato il sostegno di altre delegazioni.