(foto da Wikimedia Commons)

influenza russa a rischio?

Putin va in Tagikistan, dove l'Iran costruisce fabbriche di droni

Davide Cancarini

La Russia rischia di perdere la presa sull'Asia centrale che ha sempre percepito come "cortile di casa". Le mosse di Teheran, che sfruttano la distrazione di Mosca

Appena tagliato il traguardo dei quattro mesi dal lancio dell’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin si appresta a compiere il primo viaggio all’estero dallo scoppio del conflitto. L’area che farà da palcoscenico al ritorno sulla scena internazionale del presidente russo è l’Asia centrale, regione fin dal dissolvimento sovietico considerata un vero  cortile di casa per il Cremlino. Dato di fatto che, alla luce del profondo impatto della guerra in Ucraina, potrebbe essere messo in discussione. Non deve stupire quindi che Putin abbia in programma di toccare, oltre al Turkmenistan dove si terrà un incontro tra i paesi rivieraschi del Mar Caspio, il Tagikistan. La repubblica centro asiatica si trova in primissima fila rispetto al teatro afghano e negli ultimi anni la Cina ne ha scelto il territorio per aprire un proprio avamposto militare, il primo in Asia centrale.

 

Non solo: poche settimane fa l’Iran ha inaugurato in Tagikistan un sito per produrre droni. Una mossa significativa sotto vari punti di vista e che sicuramente non è passata inosservata a Mosca. Innanzitutto, per la prima volta Teheran sarà in grado di fabbricare all’estero equipaggiamento militare e non è certo un caso che a fare da madrina a questo battesimo sia stata proprio Dushanbe. L’Iran e il Tagikistan hanno infatti una relazione privilegiata che, tra numerosi alti e altrettanti (recenti) bassi, va avanti sin dalla fine dell’Urss. Il regime iraniano ha optato per il territorio tagico probabilmente anche per la porosità del confine tra Afghanistan e Tagikistan. Rinsaldare la relazione bilaterale nella sfera della sicurezza – in un momento in cui l’attenzione della Russia, che in Tagikistan dispone della sua più grande base militare all’estero, è dedicata ad altri scenari – e rafforzare la capacità difensiva di Dushanbe è quindi senza dubbio nell’interesse di Teheran. Tanto più che entrambi i paesi, soprattutto la repubblica centro asiatica, guardano con grandissima diffidenza ai talebani.

 

Come dichiarato anche dal capo delle forze armate iraniane, l’esternalizzazione di parte della produzione garantirà inoltre alla Repubblica islamica la possibilità di aggirare le sanzioni e vendere i droni a paesi terzi con meno problemi. Qui entra in gioco Israele, perché da più parti la mossa del regime iraniano è stata letta alla luce della volontà di garantire la continuazione della produzione di droni anche qualora Tel Aviv dovesse prima o poi compiere attacchi massicci ai siti produttivi attivi in Iran. Dall’inizio dell’anno sono già stati numerosi i raid che hanno interessato fabbriche sul territorio iraniano e che hanno portato Teheran a puntare il dito contro lo stato ebraico. Con l’apertura di una linea produttiva in Tagikistan, il regime che guida la Repubblica islamica punta evidentemente a “proteggere” la sua capacità militare, presumendo che Israele non si spingerà fino a colpire il territorio del paese centro asiatico.

 

Guardando al teatro medio orientale e centro asiatico più nel suo complesso, l’accordo tra Iran e Tagikistan appare legato alla volontà di Teheran di accrescere il proprio peso regionale. La già citata distrazione di Mosca sembra aver scatenato una sorta di corsa a occupare il vuoto d’influenza venutosi a creare – sia esso temporaneo o meno – che tra i partecipanti vede anche l’Iran, oltre a numerosi altri paesi tra cui la già ottimamente posizionata Cina, l’India e la Turchia. Proprio quest’ultima si è data molto da fare negli ultimi mesi relativamente all’esportazione di equipaggiamento militare in Asia centrale, vendendo i propri droni anche al Tagikistan. Alla luce di uno scenario così fluido, trova ragion d’essere la tappa tagica di Putin: in un momento in cui la situazione della Russia è sempre più compromessa a livello politico ed economico e in cui perfino un alleato regionale di ferro come il Kazakistan sta cercando in tutti i modi di prendere le distanze dal Cremlino, anche un partner piccolo ma strategico come il Tagikistan può far comodo. 

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