le armi di Ankara
Chi è Bayraktar, l'uomo che regala a Erdogan il sogno di un'industria bellica turca
I droni che produce portano il suo nome e adesso sono esportati in tutto il mondo. Per il presidente della Turchia è un eroe nazionale, che ha reso possibile l'indipendenza del paese in campo bellico
Ankara. La campagna di crowdfunding promossa da un gruppo di cittadini lituani per l’acquisto di droni Bayraktar da destinare alla resistenza ucraina, si è conclusa, con sorprendente successo, in pochissimi giorni, cosa questa che ha commosso il magnate turco dei micidiali aeromobili senza pilota, che ha subito annunciato che donerà tre di questi velivoli armati a pilotaggio remoto all’Ucraina chiedendo che i soldi raccolti per il loro acquisto siano donati al paese dilaniato dalla guerra. I droni armati Bayraktar Tb2 sono diventati un simbolo della resistenza ucraina e hanno contribuito a distruggere numerosi sistemi di artiglieria e veicoli corazzati russi. Le truppe di Kyiv ne hanno decantato l’efficacia bellica fino a dedicare a essi una canzone patriottica diventata molto popolare con i suoi accenti di irrisione dell’occupante russo.
L’artefice di questo straordinario successo è il genero del presidente Recep Tayyip Erdogğan, Selçuk Bayraktar, imprenditore tra i più influenti in Turchia, brillante ingegnere, laureatosi al Massachusetts Institute of Technology (Mit), noto nel suo paese come “l’uomo dei droni”, paragonato all’americano Elon Musk per l’eccezionale aereo armato a pilotaggio remoto da lui ideato e sviluppato. Tornato in Turchia nel 2007 fu chiamato a guidare il programma della prestigiosa industria di famiglia Baykar, di cui ora è il presidente. Il successivo incontro con Erdogğan è stato decisivo per la sua carriera perché il leader turco aveva colto in lui le capacità necessarie per il tanto agognato sviluppo di una industria della Difesa indigena.
In pochissimi anni Bayraktar ha reso l’azienda di famiglia uno dei maggiori fornitori di droni del mondo. Il Bayraktar Tb2 è un drone avanzato, che può volare per 27 ore e trasporta munizioni a guida laser. Il presidente turco ha trasformato il suo inventore in un eroe nazionale per aver scosso l’avventurismo militare della Turchia. Uno dei mantra della propaganda autarchica del leader turco è “non aver più bisogno di nessuno”. Messaggio diretto agli Stati Uniti, per le sanzioni all’industria della Difesa turca e per l’uscita di Ankara dal programma dei caccia di ultima generazione F-35 dopo l’acquisto del sistema di difesa missilistico russo S-400. “Le sanzioni”, aveva detto Erdogan, “non avranno importanza”.
Le relazioni tra i due alleati Nato, Stati Uniti e Turchia, sono state sempre molto turbolente dal 1964, quando il primo ministro turco Ismet Inönü premeva affinché l’allora presidente statunitense, Lyndon Johnson, aiutasse Ankara a intervenire a Cipro per difendere la comunità turco-cipriota dalle mire irredentiste della Grecia e dei greco-ciprioti. Johnson rispose con una lettera di richiamo che fu considerata da Ankara un’umiliazione alla quale Iİnönü rispose con una frase più volte evocata da Erdogan: “Verrà creato un nuovo mondo e la Turchia si troverà un posto in questo nuovo mondo”.
Quell’incidente fu la scintilla che innescò il processo di sviluppo dell’industria della Difesa della Turchia verso l’autosufficienza. Oggi questo paese produce il 65 per cento del suo sistema bellico. Dal 1964, Ankara cambiò il suo modo di relazionarsi all’interno della Nato, al punto che il 1° marzo 2003 vi fu il rifiuto del Parlamento turco all’utilizzo del proprio suolo come base per l’invasione dell’Iraq nella seconda guerra del Golfo. Fino ad arrivare al veto turco all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, che è caduto ieri a Madrid. Bayraktar continua a far sognare Erdogan col suo progetto di Tb3, la nuova versione dei droni armati, concepiti principalmente per operazioni navali, un drone con le ali pieghevoli e a decollo verticale, che dovrebbe realizzare la prima auto volante della Turchia.