Dopo la sentenza della Corte Suprema
L'alleanza tra la Chiesa e la destra americana sull'aborto non può che produrre caos
Commoweal, la più antica rivista cattolica degli Usa, accusa i vescovi di aver legato l'istituzione religiosa a un partito politico ben definito, abbandonando la democrazia pluralistica e i credenti che intuiscono le dimensioni complesse riguardo al tema tanto dibattuto
“In una democrazia pluralistica come la nostra, le convinzioni di una minoranza non possono essere trasformate in legge sulla volontà della maggioranza” scrive in un editoriale la prestigiosa e più antica rivista cattolica americana Commonweal, di tendenza liberal. “Le persone che credono nella santità di tutta la vita, compreso il nascituro, possono riconoscere che la legge sull’aborto è una questione particolarmente complicata a causa dei beni concorrenti che deve bilanciare: la vita di un bambino, la salute e l’autodeterminazione della madre. Lo stato ha interesse a proteggere entrambi. Limitare l’accesso all’aborto è moralmente irresponsabile se è separato dall’adempimento degli obblighi di sostenere le donne incinte o che potrebbero rimanere incinte. Dovremmo riconoscere i rischi per la salute fisica e mentale che accompagnano la gravidanza, i fattori di stress finanziari e sociali che l’accompagnano e gli effetti che può avere sul libero arbitrio delle donne, e dovremmo respingere le affermazioni disinvolte secondo cui l’adozione e i centri per gravidanze critiche sono sufficienti per affrontare le sfide che le nuove restrizioni sull’aborto creeranno. Dovremmo sostenere politiche che riflettano la convinzione che l’educazione dei figli e la cura della famiglia non sono oneri a carico di individui autosufficienti, ma qualcosa di cui l’intera comunità condivide la responsabilità”.
Per cui, “assumere questa responsabilità nell’America del Ventunesimo secolo richiede programmi statali e federali che soddisfino i bisogni materiali delle donne incinte, delle madri e dei loro figli. Questi includono assistenza sanitaria completa, accessibile e conveniente; congedo parentale retribuito; un credito d’imposta per i figli; un salario di sussistenza; solidi programmi di sicurezza sociale; e opzioni di assistenza all’infanzia convenienti”. Un discorso a parte lo meritano i vescovi: “Nella loro precipitosa ricerca di bandire l’aborto con ogni mezzo necessario, hanno legato la Chiesa istituzionale a un partito politico ostile alle stesse politiche che avrebbero aiutato le donne e le famiglie a crescere i bambini, un partito ora disposto ad abbandonare la democrazia per raggiungere e mantenere il potere. I leader della Chiesa che usano l’eucaristia come strumento per imporre la loro politica su un’unica questione alienano molti cattolici, che capiscono intuitivamente che le dimensioni legali e politiche dell’aborto sono più complesse e meno certe della questione morale.
I cattolici scoraggiati dall’alleanza della Chiesa con la destra continueranno a escludere i vescovi o addirittura ad allontanarsi. Nel frattempo, il rifiuto spesso sprezzante da parte della sinistra dello status morale del nascituro rende sempre più difficile il dibattito su questo tema. Con il ritorno della legislazione sull’aborto a livello statale, le divisioni partigiane e le differenze regionali si approfondiranno. Le donne continueranno a cercare l’aborto, attraverso mezzi legali ed extralegali, compresi i farmaci consegnati per posta. E’ probabile – dunque – che l’aborto rimanga oggetto di proteste, slogan e demagogia. Come abbiamo visto nel corso dei decenni, dagli omicidi di medici abortisti e dal bombardamento di cliniche ai recenti attacchi ai centri di consulenza per la gravidanza e alla minaccia di morte contro il giudice Brett Kavanaugh, alcune persone su entrambi i lati della questione sono disposte a ricorrere alla violenza. Tale violenza è destinata ad aumentare in questo momento di incertezza”, conclude Commonweal.