Agli attacchi indiscriminati di Mosca ora rispondono quelli molto precisi di Kyiv

Cecilia Sala

In Donbas sono arrivati gli Himars e un sondaggio indipendente dice che gli ucraini sono più determinati e uniti che mai

Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un sondaggio condotto in Ucraina tra il 9 e il 13 giugno assieme a un istituto di ricerca indipendente dell’Università di Chicago, il Norc. Il risultato è che l’89 per cento degli intervistati è contrario a un negoziato con Vladimir Putin che comporti qualsiasi tipo di cessione territoriale delle zone che i russi hanno occupato nel sud e nell’est del paese dal 24 febbraio a oggi. Significa che la quasi totalità degli ucraini appoggia la posizione ufficiale di Volodymyr Zelensky e non vuole vederla cambiare. Significa anche che tutte le accuse che ancora si sentono ripetere contro il presidente (un “ostacolo alla pace”), o contro gli americani (che “combattono la loro guerra contro Putin sulla pelle degli ucraini”), non hanno appigli nella realtà. Gli intervistati con una posizione ancora più netta rispetto a quella di Zelensky sono l’81 per cento: definiscono “inaccettabili” anche delle ipotetiche concessioni sulla Crimea o sui territori che i separatisti di Luhansk e di Donetsk controllavano già prima che cominciasse l’invasione.

  

Gli ucraini sanno che sul campo di battaglia il loro esercito sta combattendo una guerra dissanguante e impari: i comandanti delle brigate schierate nell’est dicono che con la disparità di munizioni che c’è in questo momento non si può impedire che i russi avanzino, si può solo rallentarli. Negli ultimi giorni sono stati costretti a ritirarsi dalla città di Severodonetsk dopo aver perso la metà degli uomini.  

 

Adesso, secondo fonti della Difesa ucraina, si sta prendono in considerazione di fare lo stesso nella città gemella di Lysychansk, cioè l’ultima porzione della provincia di Luhansk che non è ancora dei russi. Zelensky, in uno dei suoi aggiornamenti video quotidiani dell’inizio di giugno, aveva ammesso che il prezzo da pagare in Donbas “per noi è molto alto. Anzi, è spaventoso”, e aveva ripetuto che solo armi adeguate e in numero sufficiente possono ridare a Kyiv un vantaggio in quel contesto: “Servono per portare alla fine della tortura che i russi stanno infliggendo al Donbas”.

  

Gli ucraini guardano quei video e conoscono la situazione sul campo, ma l’indicazione data dal sondaggio è che non sono cambiati: questa consapevolezza non li ha resi meno determinati e uniti rispetto all’inizio della guerra. Gli intervistati sono equamente distribuiti tra le zone geografiche (compreso il Donbas che per quasi due terzi è un territorio distrutto), per etnia e lingua, tra grandi città e piccoli villaggi. La richiesta di Zelensky, nel video girato all’inizio del mese, è stata almeno in parte esaudita con la promessa fatta da Joe Biden di mandare l’arma più potente tra quelle messe nella lista da Kyiv, ma fino a questo fine settimana non si era ancora vista all’opera sul campo

  

Nell’est del paese sono appena arrivati gli Himars M142 americani e, secondo un report dell’intelligence ucraina, il 25 giugno sono entrati in funzione per la prima volta per distruggere un centro di comando russo a Izyum, quindi in profondità nel territorio sotto occupazione. La base distrutta era dentro una scuola: è un tipo di obiettivo strategico che fino all’arrivo dei nuovi lanciarazzi sarebbe stato molto difficile raggiungere perché l’esercito di Kyiv non disponeva di armi tanto precise e allo stesso tempo capaci di sparare così lontano. Il canale russo Starshe Eddy ha riconosciuto l’attacco subìto e c’è un video girato  dopo l’esplosione in cui si vedono decine di veicoli tra furgoni, tir, e mezzi militari con la “Z” dipinta sopra. L’edificio è alto tre piani e si contano almeno quattordici file di finestre: nel filmato è completamente avvolto dal fumo e dalle fiamme. Il canale Starshe Eddy ha scritto che ci sono stati “due morti e molti feriti”, ma dal numero di veicoli parcheggiati e dal livello di distruzione si capisce che sono di più. La sera dello stesso giorno gli ucraini hanno colpito una posizione del centosessantesimo reggimento delle truppe aviotrasportate, sono forze speciali e sono la versione russa dei Nightstalkers americani – è stata un’altra operazione chirurgica riuscita. Lo stesso sabato  in cui i soldati di Kyiv hanno iniziato a usare armi moderne e precise, i russi hanno ricominciato con i bombardamenti indiscriminati lanciando circa settanta missili in quarantotto ore su tutto il paese.  

  

Ieri Zelensky ha pubblicato un filmato girato dalle telecamere di sicurezza che mostra il momento in cui due missili Kh-22 colpiscono il centro commerciale di Kremenchuk: le bombe usate per distruggerlo pesano più di cinque tonnellate, servono per affondare una portaerei e trasportare una testata nucleare, usate sul terreno provocano danni catastrofici e il punto è proprio la differenza che c’è tra i due eserciti nel modo di condurre la guerra. Massima distruzione da una parte, uso parsimonioso delle risorse con bombardamenti essenziali e mirati dall’altra. Tre giorni fa c’è stato un altro esempio, gli ucraini hanno colpito un enorme deposito di munizioni russe alla periferia della città di Luhansk. Il bersaglio era a poco meno di cinquanta chilometri dalla linea del fronte e anche in questo caso non è sicuro, ma è probabile, che siano stati usati gli Himars. 

  

Secondo gli analisti militari la prossima missione da affidare all’arma che Kyiv spera possa ribaltare i rapporti di forza nell’est, è colpire le ferrovie controllate dai russi. Nelle simulazioni con mappe e grafici, si vede come – se ne venissero posizionati  tre (gli ucraini ne hanno sette, ma non è detto che tutti abbiano già raggiunto la zona) e alla giusta distanza gli uni dagli altri – i nuovi Himars avrebbero nel proprio raggio di tiro l’intera linea di rifornimento che, dalla regione russa di Belgorod, porta le armi e le munizioni ai battaglioni tattici di Mosca che stanno facendo una carneficina in Donbas. 
 

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