L'intervista
“La Corte suprema potrebbe cancellare anche le nozze gay”, dice il giurista Vermeule
Dopo lo smantellamento della Roe vs. Wade "tutta una serie di diritti precedentemente riconosciuti sono in pericolo" afferma il professore di diritto costituzionale di Harvard al Foglio
Secondo Adrian Vermeule, professore di diritto costituzionale ad Harvard e che ha lavorato per Antonin Scalia alla Corte suprema, la rivoluzione della Corte suprema potrebbe non fermarsi allo smantellamento della Roe vs. Wade sull’aborto, come vanno denunciando i liberal che accusano la Corte di aver messo in discussione mezzo secolo di giurisprudenza. E, parlando con il Foglio, Vermeule cita l’opinione del giudice Samuel Alito nella sentenza del 2015 a favore del matrimonio gay, la Obergefell v. Hodges. Sia l’opinione di maggioranza di Alito nel caso Roe, sia il suo dissenso nel caso Obergefell, si basano sulla tradizione di una precedente decisione, Washington v. Glucksberg, che ha respinto il diritto costituzionale al suicidio assistito. “La logica di Glucksberg metterebbe in pericolo tutta una serie di diritti precedentemente riconosciuti” dice Vermeule. “Sostituite nella sentenza Alito ‘aborto’ con ‘matrimonio dello stesso sesso’ e avrete: ‘Fino all’ultima parte del XX secolo, non c’era supporto nella legge americana per un diritto costituzionale di ottenere un matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nessuna disposizione costituzionale statale aveva riconosciuto tale diritto’”.
Anche il giudice più a destra della Corte, Clarence Thomas, ha scritto nel caso Doobs che ha cancellato la Roe che “dovremmo riconsiderare tutti i precedenti”. Vermeule festeggia la fine di Roe. “La sentenza ha curato una sorta di ferita nel nostro diritto costituzionale che si era deteriorata nel tempo, infettando e distorcendo non solo il diritto costituzionale. Ma è difficile negare che i giudici liberal di sinistra abbiano ragione sull’affermazione logica. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ad esempio, non ha alcun fondamento nella legge o nelle concezioni occidentali del diritto in generale. Oggi la sentenza Obergefell sarebbe un caso facile per l’attuale maggioranza della Corte e la pretesa di un diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso sarebbe facilmente respinta”.
Nel caso Roe, dice Vermeule, c’è una differenza: “L’argomento principale della maggioranza è che l’aborto è unico, perché infligge danni a terzi alla vita prenatale. Ma significa introdurre una nuova e completamente diversa dimensione nell’analisi, anzi, un diverso approccio concettuale, che non si basa sulla tradizione”.
Molto dipenderà dalle contingenze della futura Corte, imprevedibili: “Quanto sarebbe diversa se Donald Trump non avesse vinto per un soffio le elezioni del 2016 e nominato tre giudici. Ma i dissidenti del caso Dobbs hanno un punto cruciale e convincente: secondo la logica tradizionalista dell’opinione della maggioranza, lo stato delle decisioni passate e future della Corte suprema è imprevedibile e potenzialmente in gioco. La sentenza Dobbs è piena di ambiguità e pone tante domande quante risposte. Quanto lontano arriverà esattamente? Permette qualche versione di uno statuto federale che proibisce l’aborto a livello nazionale, secondo cui la Costituzione, correttamente interpretata, riconosce un diritto costituzionale alla personalità del nascituro e quindi (almeno in alcune circostanze) impedisce agli stati e al governo federale di autorizzare l’aborto?”.
In questo momento è chiaramente impossibile immaginare una coalizione al Congresso che lavori a un divieto di aborto a livello federale. “O una coalizione di cinque giudici alla Corte suprema per la creazione di un diritto costituzionale affermativo alla vita. Ma anche pochi anni fa, sembrava altrettanto difficile anche solo immaginare una coalizione di cinque giudici per cancellare la sentenza Roe. Chissà quali nuovi giudici, nuovi argomenti, nuovi statuti e regolamenti e persino nuove decisioni costituzionali potrebbero portare la prossima amministrazione presidenziale”.
Dalle piazze ai palazzi