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Sul semestre europeo della Repubblica ceca incombe l'incognita gas

Dopo Parigi, oggi Praga prende le redini del Consiglio. Energia, rifugiati, ricostruzione dell'Ucraina e difesa comune sono i dossier più importanti sul tavolo. Ma uno stop del metano russo stravolgerebbe ogni priorità 

Finita la presidenza francese dell'Ue, oggi tocca alla Repubblica ceca prendere le redini del Consiglio per un semestre che si annuncia carico di tensioni e pericoli a causa della guerra della Russia contro l'Ucraina. Ursula von der Leyen e gli altri membri della Commissione saranno a Litomyšl, nella Boemia orientale, per il tradizionale incontro con il governo ceco. La presidente della Commissione avrà una conferenza stampa con il premier, Petr Fiala, che ieri ha già incontrato il presidente del Consiglio europeo. Il programma della Repubblica ceca, che era stato concordato con la Francia e Svezia (il prossimo presidente), è stato stravolto dal conflitto ucraino. Tre delle cinque priorità sono legate alla guerra: gestire la crisi dei rifugiati e la ricostruzione dell'Ucraina nel dopoguerra; assicurare la sicurezza energetica dell'Ue; e rafforzare le sue capacità di difesa. Le altre due priorità sono la resilienza strategica dell'economia europea e la resilienza delle istituzioni democratiche. Sì, resilienza non è ancora passata di moda nell'Ue.

La prima priorità della presidenza ceca sarà di difendere la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina utilizzando tutti gli strumenti e i programmi offerti dall'Ue, compreso il rafforzamento delle sanzioni. Sarà un primo banco di prova: attualmente l'appetito per un settimo pacchetto di sanzioni è scarso tra gli altri stati membri dell'Ue. Sui rifugiati dovrebbe essere più semplice: la Repubblica ceca vuole più flessibilità sull'uso dei fondi dell'Ue per l'accoglienza e l'integrazione. La Commissione ha appena presentato le sue proposte. Quanto alla ricostruzione post-bellica dell'Ucraina, la presidenza ceca vuole concentrarsi sul ripristino delle infrastrutture critiche. Ma anche qui ci sono problemi. La Commissione non ha ancora presentato la sua proposta per i 9 miliardi di euro promessi a Kyiv per finanziare le sue spese correnti nei prossimi mesi.

La seconda priorità, quella dell'indipendenza energetica dalla Russia, rischia di diventare la prima. La presidenza ceca vuole accelerare l'approvazione di RepowerEu e delle altre proposte della Commissione per fronteggiare la crisi energetica. Ma finora non si sono fatti passi avanti sostanziali in diversi settori. Il più sensibile rischia di essere la proposta della Commissione di ridistribuire i prestiti non utilizzati del Recovery fund, oltre a usare la riserva degli Ets per finanziare nuovi sussidi. L'altro banco di prova saranno gli acquisti comuni volontari da parte degli stati membri. E' stata messa in piedi una Task force che ha appena iniziato a lavorare. L'entusiasmo dimostrato finora dalla Germania (il più grande cliente) per gli acquisti comuni per ora è stato limitato. Tuttavia è la prospettiva di un taglio totale del gas che potrebbe mandare all'aria tutti i piani della presidenza ceca. Lo scenario da incubo, che ripiomberebbe l'Ue in recessione, è considerato sempre più probabile anche dalle istituzioni dell'Ue.

Ieri Andrea Enria, il capo della vigilanza della Banca centrale europea, ha chiesto alle banche di prepararsi al rischio di una pesante recessione in caso di taglio delle forniture di gas russo all'Europa. Le banche della zona euro dovrebbero “ricalcolare” la loro capacità di pagare dividendi e acquistare azioni proprie”, ha detto Enria davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. Le prospettive economiche potrebbero diventare “molto peggio” in caso di tagli del gas, rendendo la situazione delle banche “molto più difficile”. Enria ha spiegato che il board di supervisione della Bce discuterà di questo tema la prossima settimana. “Proporremo di chiedere alle banche di ricalcolare le loro traiettorie di capitale sulla base di uno scenario più avverso” che “include “un embargo sul gas o uno scenario recessivo”.

In caso di taglio totale del gas, qualsiasi priorità di una presidenza salterebbe. La resilienza nella difesa, nell'economia e nello stato di diritto passerebbero in secondo piano. Il grande interrogativo, a cui non è stata ancora data risposta, è quanto gli stati membri dell'Ue sarebbero pronti a essere solidali tra loro nel momento di dover imporre razionamenti alle proprie imprese e alle proprie famiglie. Lo scenario peggiore è quello di una ripetizione della risposta caotica e nazionalista all'inizio della pandemia di Covid-19, quando per ragioni di sicurezza nazionale paesi come Francia e Germania bloccarono le esportazioni verso altri paesi dell'Ue di mascherine, respiratori e altre materiale sanitario. “Prendi le redini a un momento di svolta per l'Ue. Mai la nostra unione ha avuto di fronte sfide così grandi”, ha detto ieri Michel a Fiala. Alla Repubblica ceca, Hodně štěstí!

 


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