In Francia è stato annunciato il rimpasto ministeriale

Mauro Zanon

Macron e il suo primo ministro hanno tenuto conto dei nuovi equilibri e rapporti di forza emersi dopo le legislative, dando maggior peso agli alleati di governo, MoDem e Horizons

Parigi. Un “governo d’azione” aveva promesso una settimana fa ai francesi Emmanuel Macron, confermando alla guida dell’esecutivo Élisabeth Borne. Questa mattina, a sedici giorni dal secondo turno delle legislative, dalle quali il presidente della Repubblica e la coalizione che lo sosteneva, Ensemble!, sono usciti senza una maggioranza assoluta, è stato annunciato il rimpasto ministeriale. Le principali novità sono il ritorno al governo di una fedelissima come Marlène Schiappa, ex segretaria di stato per le Pari opportunità, poi ministra della Cittadinanza, nominata segretaria di stato per la Vita associativa e l’Economia sociale e solidale, e l’allargamento del portafoglio del ministro dell’Interno di sensibilità gollista Gérald Darmanin, che già aveva un peso importante nel precedente organigramma e avrà ora sotto il suo controllo anche i Territori d’oltremare (sarà supportato da Jean-François Carenco, che avrà la delega ai Territori d’oltremare).

 

Nell’esecutivo, rientra Sarah El Haïry, in quota MoDem (il partito centrista di François Bayrou), che ritrova il suo posto alle Politiche giovanili, mentre Clément Beaune, macronista devoto, passa dagli Affari europei ai Trasporti (i dossier europei saranno ora gestiti da Laurence Boone, ex sherpa di François Hollande e capo economista dell’Ocse). La portavoce del governo Olivia Grégoire è stata invece spostata al ministero del Commercio e del Turismo: lascia il suo posto strategico a Oliver Véran, che è stato uno dei ministri più in vetrina degli ultimi due anni da titolare del dicastero della Salute. Gli altri tre volti nuovi dell’esecutivo sono Olivier Klein, sindaco di Clichy-sous-Bois, che diventa ministro delle Politiche abitative, Jean-Noël Barrot, incaricato del Digitale, e Caroline Cayeux, sindaca di obbedienza gollista di Beauvais, che ha ricevuto la delega delle Collettività locali. Per comporre la squadra ministeriale che dovrà mettere in pratica il programma di riforme del secondo quinquennio,

 

Macron e il suo primo ministro hanno tenuto conto dei nuovi equilibri e rapporti di forza emersi dopo le legislative, dando maggior peso agli alleati di governo, MoDem e Horizons (il partito dell’ex premier Edouard Philippe), e allargando le maglie della maggioranza con l’ingresso di esponenti della gauche e dei Républicains, ma senza dimenticare l’idea originaria del macronismo, quella di coinvolgere grandi figure della società civile. Va letta in questo senso la nomina di François Braun, medico di pronto-soccorso molto stimato e presidente dell’associazione Samu-Urgences de France. Braun, che sostituisce Brigitte Bourguignon, battuta alle legislative nella sua circoscrizione e dunque costretta a dimettersi secondo la regola imposta da Macron a tutti i ministri sconfitti, è all’origine delle quarantuno misure proposte a Matignon nel quadro della cosiddetta “missione flash” sugli ospedali.

 

L’altra “bocciata” dopo le legislative, Amélie de Montchalin, è stata rimpiazzata alla Transizione ecologica da Christophe Béchu, ex ministro della Coesione territoriale e membro di Horizons. Dal governo, esce come previsto Damien Abad, ministro delle Solidarietà, oggetto di molteplici accuse di tentato stupro, ed entra al suo posto Jean-Christophe Combe, direttore generale della Croix-Rouge. Per ora, resta invece Chrysoula Zacharopoulou, sottosegretaria alla Francofonia accusata di violenze sessuali commesse nell’ambito della sua professione di ginecologa. Nel comunicato che ha ufficializzato il rimpasto, l’Eliseo ha sottolineato che la parità di genere è stata rispettata, perché il nuovo governo Borne conta 21 ministri donne e altrettanti uomini. Il primo consiglio dei ministri è convocato per oggi alle 16.

Di più su questi argomenti: