Rinnovamenti
Finlandia, Svezia e nuovo Concetto strategico, come cambia la Nato
Ieri, a Bruxelles, Finlandia e Svezia hanno firmato i protocolli di ingresso nella Nato. Questo passaggio segue il vertice di Madrid della scorsa settimana nel quale l’Alleanza Atlantica ha approvato un nuovo Concetto Strategico. E’ utile guardare alle due tappe insieme
Il nuovo Concetto Strategico viene dopo 12 anni dall’ultimo: si tratta di un documento breve e asciutto, quasi interamente dedicato nella parte iniziale alla Guerra in Ucraina. Rispetto al documento del 2010, che invece invocava cooperazione e dialogo con la Russia, la Nato identifica in Mosca la principale minaccia alla sicurezza euro-atlantica. Ciò spiega l’enfasi sulla principale missione della Nato, rietichettata da “difesa collettiva” a “difesa e deterrenza”. E’ un cambiamento semantico importante, che sottolinea la necessità di prevenire e difendere gli alleati da uno scontro convenzionale. Proprio l’accresciuta minaccia russa è d’altronde dietro alla decisione storica di Svezia e Finlandia. A questo proposito, vale la pena sottolineare un importante cambiamento dottrinale, dalla deterrenza tramite i rinforzi alla deterrenza by denial: non si vuole (più) solo far desistere l’avversario da un attacco tramite la minaccia di rinforzare il teatro ma direttamente mostrando la capacità di impedirne l’avanzata. Ciò spiega anche l’attenzione su un secondo aspetto: la Nato rimane un’alleanza nucleare per proteggere i suoi alleati ed evitare che questi subiscano la coercizione (nucleare) avversaria. La prima parte del documento ha già avuto una parziale esecuzione con il rafforzamento del fianco est nei mesi scorsi. Il Segretario generale Jens Stoltenberg ha però annunciato anche la decisione di voler portare la Nato Rapid Reaction Force da 40 a 300 mila effettivi, così da aumentare anche la deterrenza convenzionale.
Il documento però guarda anche a Sud, parlando del terrorismo e dell’instabilità diffusa (pervasive instability), sottolineando come l’Alleanza si debba confrontare con un mix di sfide e minacce ampio e multidimensionale.
Sulla gestione delle crisi (come la missione in Afghanistan), c’è chiaramente un affaticamento su lanciare e condurre operazioni out-of-area. Per questo il documento elabora il concetto di crisis management in ottica più ampia, guardando alla cooperazione con i (40) partner della Nato come lo strumento per raggiungere i suoi obiettivi in questo ambito. Sulla sicurezza cooperativa (la terza missione della Nato), viene nuovamente sottolineato come l’allargamento dell’Alleanza sia stato, storicamente, un successo e come la politica della porta aperta resti un caposaldo. Qui torniamo dunque a Svezia e Finlandia ma la Nato fa un passo ulteriore (e per alcuni inaspettato): nel documento si rinnova la potenziale apertura a Georgia e Ucraina e a qualunque paese che condivida i valori dell’Alleanza. Va ricordato che l’ingresso dell’Ucraina dal 2008 è stato congelato.
Altro aspetto che merita attenzione sono le new entry: Cina, tecnologia e clima. Fino al 2019, prima del biennio Covid-guerra, questi tre temi dominavano le discussioni nella Nato. Il nuovo Concetto Strategico dà loro spazio, ma in maniera più defilata di quanto sarebbe successo due anni fa. La Cina non viene vista come un avversario ma il documento evidenzia come la sua politica, negli anni più recenti, abbia contribuito a indebolire la stabilità e l’ordine internazionale. L’innovazione tecnologica è l’altro tema su cui la Nato ha lavorato intensamente negli ultimi anni. Il Concetto Strategico sottolinea l’importanza di mantenere il primato tecnologico sia per la sicurezza ma anche per affrontare minacce collegate, dagli attacchi cyber alla disinformazione. Sul clima, il Concetto Strategico reitera alcune passate prese di posizione, come la volontà di contribuire tanto a mitigare il cambiamento climatico che ad adattarvisi. Il cambiamento climatico crea instabilità, a Sud, ma può anche influenzare la performance negli attuali teatri di guerra. Su questi tre temi, il Concetto Strategico traccia una via. Starà agli Alleati, negli anni a venire, identificare il passo di marcia.
Per i prossimi mesi, oltre a capire come fermare l’avanzata russa, l’attenzione sarà orientata verso tre temi: gli investimenti in difesa e soprattutto come coordinarli e strutturarli; la dipendenza energetica; infine l’instabilità a sud che potrebbe aumentare per via del mix di inflazione e alti tassi di interesse, crisi alimentare e attivismo politico-militare russo.
Andrea Gilli
Senior researcher Nato Defense College
Mauro Gilli
Senior Researcher Politecnico di Zurigo