Lotta al gas
Bruxelles vuole distribuire i flussi di gas. La resistenza alla minaccia russa
La solidarietà che c’è e quella che manca. Ursula von der Leyen la invoca, ora è la Germania che ne ha bisogno
Strasburgo. Ursula von der Leyen ieri ha annunciato che tra due settimane la Commissione presenterà un “piano di emergenza” per far fronte a un taglio totale delle forniture di gas dalla Russia per assicurare solidarietà tra gli stati membri in campo energetico e preservare il mercato unico dell’Ue. “E’ ovvio: Vladimir Putin continua a usare il gas come arma”, ha detto von der Leyen al Parlamento europeo.
Con mesi di ritardo, la minaccia di una chiusura completa del rubinetto è considerata reale. La presidente della Commissione ha spiegato che 12 stati membri sono stati colpiti da interruzioni parziali o totali e von der Leyen vuole fare in modo che “i flussi del gas vadano dove c’è più bisogno”. L’esercizio si annuncia delicato, in particolare nella scelta di stati e settori cui dare priorità. Inoltre, dal piano manca l’altra faccia della solidarietà: un tetto sul prezzo del gas e un fondo dell’Ue per combattere l’aumento dei prezzi dell’energia.
Il “piano di emergenza” sul gas rappresenta una piccola svolta per von der Leyen. Finora la Commissione aveva proposto misure per ridurre gradualmente la dipendenza dagli idrocarburi russi – il piano RepowerEu – senza contemplare l’ipotesi dell’interruzione totale. La convinzione di von der Leyen, come del governo di Olaf Scholz in Germania, era che a Putin non convenisse tagliare il gas o il petrolio ai suoi principali clienti in Europa, perché significherebbe rinunciare a un miliardo di euro al giorno. Berlino ha cambiato idea e von der Leyen si è adeguata.
Dopo la riduzione dei flussi da Nord Stream, il governo Scholz considera reale la minaccia di interruzione totale. Il 24 giugno, in un’intervista al Financial Times, l’amministratore delegato del colosso energetico tedesco Rwe, Markus Krebber, ha chiesto di discutere nell’Ue “procedure di emergenza” per stabilire a chi andrà il gas disponibile. Ieri è arrivato l’annuncio di von der Leyen. “Dobbiamo proteggere il mercato interno, così come le catene di approvvigionamento dell’industria”, ha spiegato la presidente della Commissione, evocando gli errori dell’inizio della pandemia, quando gli stati membri reagirono con “egoismo e protezionismo, chiusura di frontiere, divieti di esportazioni che hanno portato solo a divisioni e frammentazione”.
Ma c’è una differenza rispetto al marzo 2020. All’epoca l’Italia era il paese in difficoltà con mascherine e respiratori. Oggi è la Germania il paese più in difficoltà al solo pensiero di un taglio totale del gas russo.
I ministri dell’Energia dell’Ue terranno un Consiglio straordinario il 26 luglio per discutere lo stato di preparazione in vista dell’inverno e il “piano di emergenza” della Commissione. I dettagli non sono ancora noti, ma trovare la quadra sulle proposte di von der Leyen sarà molto complicato, sia dal punto di vista economico sia politico. La Commissione darà indicazioni su quali settori economici dovranno avere la priorità per il gas disponibile: servizi o industria? Grandi imprese o pmi?
Gli stati membri con riserve più importanti potrebbero essere costretti a cederne una parte ad altri paesi, nel momento in cui impongono razionamenti ai loro cittadini e imprese. La solidarietà non sarà scontata, tanto più in un contesto di tensioni sociali per gli aumenti dei prezzi. Il premier ceco, Petr Fiala, ieri ha avvertito che, tra riscaldamento tagliato e inflazione, c’è “il rischio di fallire nella nostra battaglia contro i populisti e gli estremisti in Europa”. Von der Leyen ha nuovamente ignorato le due proposte di Mario Draghi per anticipare Putin, limitare i costi e combattere lo scontento sociale: il tetto sul prezzo del gas importato dalla Russia e un fondo come Sure per aiutare gli stati membri a finanziare misure contro il caro prezzi dell’energia. Senza misure di questo tipo, l’emergenza del gas potrebbe diventare presto emergenza politica.