nuovi accordi in medio oriente
Gli obiettivi di Biden in Israele e Arabia Saudita
Non sarebbe stato lo stesso viaggio senza l'invasione russa dell'Ucraina: avrebbe avuto meno ambizioni e forse meno tappe. Ecco cosa può fare il presidente americano: dalla normalizzazione dei rapporti tra Gerusalemme e Riad al contenimento dell'Iran, che vuole vendere droni a Mosca
Il presidente americano, Joe Biden, arriva oggi in Israele e sarà la prima tappa di un viaggio organizzato per rimodellare il medio oriente e lavorare alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita. Il processo sarà lungo, ha avvertito l’Amministrazione americana, e il viaggio di Biden è un passo importante anche perché, senza l’invasione russa contro l’Ucraina, gli obiettivi sarebbero potuti essere molto diversi, meno ambiziosi. E la tappa saudita avrebbe potuto non esserci affatto. Poco prima della partenza del presidente, il segretario per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha detto che il governo iraniano si sta preparando a inviare centinaia di droni alla Russia, che, a causa delle sanzioni, ha difficoltà ad avere rifornimenti di armi. La prossima settimana, a Teheran, si incontreranno il capo del Cremlino, Vladimir Putin, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il presidente iraniano, Ebrahim Raisi: l’incontro segna un avvicinamento ulteriore tra russi e iraniani. Uno degli argomenti principali del viaggio di Biden sarà proprio l’Iran: le sue attività malevole nell’area e l’accordo sul nucleare. Non è quindi un caso se l’informazione della vendita di droni è arrivata prima della partenza di Biden: l’Iran è considerato una minaccia regionale sia da Gerusalemme sia da Riad. Sono due i motivi per i quali senza la guerra questo viaggio non sarebbe stato possibile: Biden aveva dichiarato che avrebbe trattato l’Arabia Saudita come uno stato “paria” dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e la situazione dei diritti umani. E invece gli Stati Uniti potrebbero essere pronti a riprendere la vendita di armi offensive all’Arabia Saudita. In cambio Biden si aspetta un aumento della produzione di petrolio: lo scopo è penalizzare la Russia senza che la crisi energetica ricada sulle economie occidentali. Una richiesta che sarebbe stata impensabile senza la guerra contro l’Ucraina.
In generale, da parte dei democratici americani, c’è una certa diffidenza nei confronti degli Accordi di Abramo che normalizzano le relazioni tra Israele e i vicini mediorientali e portano il timbro di Donald Trump e dell’ex premier israeliano Benjamin Netanyahu: la volontà di implementarli è ora un’altra conseguenza dell’invasione della Russia. Per Gil Troy, storico e saggista, “questo viaggio ha il potenziale di una svolta. Ora Biden può segnare un passo ulteriore, mettere la sua impronta sugli accordi e renderli bipartisan. Può farlo spingendo i sauditi ad aderire e rendendoli più vasti. Potrebbero anche essere rinominati in Accordi di Abramo e di Sarah: più pace abbiamo coinvolgendo più vicini, più ogni uomo e donna nel medio oriente ne trarrà vantaggio”. Gli accordi vanno dal turismo alla difesa, ma il collante principale è uno: l’Iran. “Tutto quello che gli Accordi di Abramo contengono è importante, parlano di scambi veri ed essenziali, ma si basano sull’assunto che il nemico del mio nemico è il mio amico”.
La guerra in Ucraina ha spinto gli Stati Uniti a ripensare i paletti di un accordo sul nucleare con l’Iran. Ora Stati Uniti e Israele, da sempre avversa a un accordo con Teheran, sono uniti su un punto: se ci sarà un nuovo patto con gli iraniani dovrà essere stringente e serio. L’Iran vorrebbe sostituirsi alla Russia come potenza energetica, ma secondo Gerusalemme, non ne ha le capacità. Però sta tentando di cucire relazioni sempre più fitte per dimostrare di non essere uno stato isolato e liberarsi dalla pressione internazionale: il recente viaggio del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian a Roma fa parte del piano. L’invasione russa ha riscritto le priorità, anche in medio oriente, e costruire un’architettura che coinvolga la difesa, la politica e la diplomazia per contenere l’Iran è un obiettivo importante, che Israele attendeva da molto. Per Gil Troy “l’aggressione della Russia è stata una sveglia, ha mostrato che le minacce dei dittatori vanno prese con serietà e anche quelle iraniane – che minaccia di voler spazzare via Israele. Il miglior modo di combattere le aggressioni future è combattere quelle di ora e il medio oriente deve trarre la stessa lezione”. In Israele ad attendere Biden ci sarà Yair Lapid, ministro degli Esteri che ha preso il posto dell’ex premier Naftali Bennett. Ieri Gerusalemme ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina, proseguendo con la sua politica di mandare soltanto equipaggiamento difensivo. Israele conta sulla Russia per ragioni di sicurezza che riguardano la presenza iraniana in Siria, ora attende rassicurazioni da parte degli Stati Uniti. Mosca anche in medio oriente ha fatto quello che sa fare meglio: mettersi di traverso fra gli spazi lasciati vuoti. La nuova architettura che si vuole costruire nell’area, che deve tenere conto anche dell’Arabia Saudita, dovrà basarsi sul paradigma contrario: non lasciare nulla di vuoto.