Le ambizioni di Mosca
In Ucraina muoiono altri generali russi e l'esercito si domanda: quando si accontenterà Putin?
Un sondaggio segreto rivela che il 30 per cento dei cittadini del regime vuole l'immediata fine della guerra. Ma il presidente sembra spingere l'avanzata ad oltranza, fino a quando non verrà ricostituito l'impero
Tutti i gerarchi del regime russo ripetono convinti dietro a Vladimir Putin che la “operazione militare speciale” in Ucraina sta andando come previsto e “tutti gli obiettivi posti verranno raggiunti”. Il problema è capire cosa considerare una vittoria, visto che lo stesso presidente russo riesce, nello stesso discorso, a parlare di “liberazione del Donbas”, “fine del mondo multipolare a dominio americano” e “aggressione dell’occidente collettivo”, senza dimenticare le teorie sui “territori storici russi” in Ucraina. Nell’incertezza sulla fine della guerra, perfino nei talk-show della propaganda comincia a trapelare rabbia e sconcerto per gli attacchi ucraini ai depositi di armi russi. I missili Himars americani hanno riaperto anche il conto dei generali russi liquidati, e il politologo dissidente Abbas Gallyamov dice a Novaja Gazeta che l’esercito è in ebollizione: “Ai militari era stata promessa una facile vittoria e invece sono stati buttati in un tritacarne micidiale”. Il canale Telegram General Svr, che si specializza in gustosi pettegolezzi dal Cremlino, sostiene che il ministero della Difesa sarebbe pronto a un altro “gesto di buona volontà”: ritirarsi da Kherson e Zaporizhzhia e accontentarsi di concludere l’invasione del Donbas. Un piano che ridimensionerebbe le ambizioni di Mosca da un progetto neoimperiale a una guerra locale. Non è chiaro quanto al Cremlino si siano già rassegnati, visto che in previsione della seduta straordinaria della Duma indetta a sorpresa per il 15 luglio si è ricominciato a parlare di un’imminente mobilitazione generale. Il sito Meduza però cita un sondaggio segreto in cui il 30 per cento dei russi ha risposto ai sociologi del regime di volere la fine immediata della guerra.
E sui canali Telegram gira la foto del “muro della vergogna” della 205esima brigata di fanteria motorizzata cosacca, con decine di foto e centinaia di nomi di militari che si sono rifiutati di andare a combattere. Una chiamata alle armi sarebbe catastrofica per il Cremlino, che rimedia reclutando giovani, disoccupati e perfino detenuti, mentre i governatori hanno avuto l’ordine di formare battaglioni di volontari.
Secondo General Svr, due dei più fedeli alleati putiniani – il banchiere Yuri Kovalchuk e il segretario del Consiglio di sicurezza ed ex capo dell’Fsb Nikolai Patrushev – continuerebbero però a spingere il presidente verso una guerra a oltranza per ricostruire l’impero russo. Uno scontro che, secondo Gallyamov, riaccende il vecchio conflitto tra militari e servizi segreti, intenti a scaricarsi a vicenda le responsabilità del fallimento. Meduza nota come Putin diffidi dei militari, e li tenga a distanza: non si conosce nemmeno il nome del comandante delle truppe in Ucraina, e il Cremlino sta molto attento a non dare spazio mediatico ai generali, per “evitare che uno di loro diventi particolarmente popolare”, dice una fonte vicina alla presidenza. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo dello stato maggiore Valery Gerasimov sono quasi spariti dai teleschermi, e gli alti gradi dell’esercito appaiono solo per ricevere medaglie da Putin. Ma se il presidente vuole essere l’unico padre di una vittoria, rischia però anche di diventare l’unico responsabile di una sconfitta.
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