Gara di resistenza con Putin
Questa è “l'economia di guerra” dell'Ue per superare l'inverno
La “strategia primavera 2023” prevede: una facility di 500 milioni di euro, accordi sul gas, austerità energetica. Il rischio della disunione
Bruxelles. La nuova fase della guerra della Russia contro l’Ucraina viene spesso descritta come una gara di resistenza tra Volodymyr Zelensky e i suoi alleati, da un lato, e il presidente russo, Vladimir Putin, dall’altro. Chi cederà per primo di fronte alle perdite di vite umane, all’esaurimento delle forze militari e degli stock di armi, all’aumento del costo della vita, al taglio delle forniture del gas e alle sanzioni? Il presidente russo sta puntando sulla fatica degli europei, convinto che smetteranno di sostenere l’Ucraina quando si troveranno in inverno al freddo, senza gas e con un’inflazione record. Ma alcuni leader dell’Unione europea si stanno preparando a sfidare Putin con una “strategia primavera 2023”. I rapporti di forza sulle forniture energetiche e gli effetti delle sanzioni “cambieranno il prossimo anno”, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue. L’inverno sarà “un periodo che metterà alla prova gli europei”, dice il diplomatico: “La pressione sarà enorme a causa dell’aumento del costo della vita”. Ma “dobbiamo reggere fino alla primavera 2023. Se passiamo l’inverno avremo una situazione molto diversa”. Per l’Europa, l’Ucraina e la Russia. Un elemento chiave della “strategia primavera 2023” è il passaggio nei prossimi mesi a un’economia di guerra da parte di tutta l’Ue.
A giugno Emmanuel Macron è stato il primo a evocare una “economia di guerra”. Il presidente francese si riferiva alla necessità di mobilitare l’industria della difesa per produrre più armi per l’Ucraina, ma anche per gli stessi paesi europei, i cui stock sono esauriti. L’Ue non era pronta a fornire un sostegno militare massiccio a Kyiv per una guerra lunga. Allo stesso modo l’Ue non è pronta a un taglio totale di forniture di gas dalla Russia quest’inverno. Il concetto di “economia di guerra” la prossima settimana prenderà forma con due proposte della Commissione. La prima è una “facility” da 500 milioni di euro per produrre più materiale militare e ricostituire gli stock di armi, anche con acquisti congiunti. La seconda è un piano d’emergenza per l’interruzione totale del gas russo. In entrambi i casi i governi diranno all’industria (quella degli armamenti, quella energetica e più in generale) cosa deve fare per la guerra: produrre più armi, allocare il gas disponibile ad alcuni paesi o settori, chiudere gli impianti se necessario. I cittadini saranno chiamati a fare la loro parte: alzare l’aria condizionata a 25 gradi questa estate, abbassare il riscaldamento a 19 gradi in inverno e accettare il sacrificio di prezzi più alti. Il rischio che il sostegno dell’opinione pubblica all’Ucraina venga meno è la grande incognita della “strategia primavera 2023”.
Dopo l’inverno cambierà quasi tutto per l’Ue sul gas e sull’inflazione. Il processo per uscire dalla dipendenza dalla Russia va avanti. Lunedì Ursula von der Leyen firmerà un memorandum con l’Azerbaigian. Stati Uniti, Canada e Norvegia stanno aumentando la produzione per l’Ue. I prezzi dell’energia dovrebbero stabilizzarsi e l’inflazione raffreddarsi. Il prossimo anno cambierà per l’Ucraina perché l’Ue sarà in grado di fornire più carri armati, obici e proiettili. Infine, il 2023 porterà “un impatto enorme” sull’economia russa, spiega al Foglio un diplomatico. I periodi transitori delle sanzioni che permettevano di esportare software, componentistica, macchinari, pezzi di ricambio sono appena finiti. Buona parte dell’industria russa, compresa quella bellica, potrebbe essere costretta a fermarsi nei prossimi mesi. L’embargo dell’Ue sul petrolio entrerà in vigore alla fine dell’anno. Se gli europei non si stancheranno questo inverno, la lunga guerra potrebbe rivoltarsi contro Putin.
L'editoriale dell'elefantino