I buchi dell'intelligence
Kherson non è stata conquistata: è stata abbandonata. Talpe russe a Kyiv
Tra le spie ucraine ci sono quelle che, dopo il 2014, hanno continuato a lavorare per Putin. Così Zelensky cambia i vertici
Kherson non è stata conquistata: è stata abbandonata. I russi sono arrivati subito e il 3 marzo, quando l’invasione era cominciata da appena una settimana, avevano già occupato tutto senza dover distruggere niente, quasi senza combattere. Questo si spiega in minima parte con l’effetto sorpresa su cui Mosca poteva contare nei primi giorni della guerra, si spiega soprattutto in un altro modo: chi doveva proteggere Kherson è scappato o ha fatto di peggio. Il generale Serhiy Kryvoruchko, il capo del direttorato locale dell’Sbu (i servizi segreti ucraini), se n’è andato prima che i soldati nemici arrivassero e ha ordinato ai suoi uomini di fare lo stesso. Il suo collaboratore a capo dell’unità antiterrorismo della città, il colonnello Ihor Sadokhin, ha spiegato ai russi che marciavano da sud (dalla Crimea) dove era meglio non mettere i piedi, le ruote e i cingolati, perché l’esercito ucraino lì aveva piazzato delle mine. Il piano ucraino era questo: in caso di invasione, far saltare i ponti che permettono di raggiungere la città dalla Crimea. Non è stato fatto.
Il ponte Antonovsky è ancora in piedi e anche quello – poco più a est – sulla diga di Nova Kachovka. Nei giorni successivi abbiamo visto gli abitanti di Kherson protestare, aggredire i soldati e sventolare la bandiera ucraina – in quel momento chi avrebbe dovuto proteggerli stava scappando, lasciando tutto apparecchiato per l’invasore, compresa una rete su cui poter fare affidamento. Una rete che fa danni ancora adesso: nelle ultime settimane, una ragazza è stata fermata per aver passato le coordinate di alcune postazioni, altri hanno ricevuto pagamenti sospetti in criptovalute e un uomo è riuscito a tracciare e segnalare i movimenti dell’artiglieria di Kyiv a nord di Kherson per un mese, prima di essere arrestato. Considerando chi erano i capi dell’intelligence sul campo, potrebbe trattarsi di una rete costruita da loro. Se non fosse così, possiamo quantomeno escludere che abbiano fatto del loro meglio per smantellarla.
Un mese e mezzo fa, a Mykolaïv come a Odessa, si potevano ascoltare discorsi carichi di sospetti da parte di soldati e volontari: erano ragionamenti relativi agli eventi che hanno portato alla rapidissima caduta di Kherson a marzo. Che la città si fosse ritrovata indifesa a causa di un tradimento era una sensazione condivisa. Dal loro punto di vista: significa che adesso ci vorranno milioni (forse miliardi) di dollari per riprenderla, ogni colpo sparato dagli Himars – lo strumento principale della controffensiva – costa 930.000 dollari in munizioni. Se mai gli ucraini riusciranno a penetrare fin dentro la città, di quei soldati sospettosi schierati nel sud, a Kherson, ne moriranno migliaia.
Quando questa guerra è cominciata, sapevamo che alcuni agenti operativi di Mosca erano arrivati in Ucraina nei mesi precedenti, studiavano il territorio e aspettavano gli ordini. Sapevamo anche che i più pericolosi non erano gli infiltrati, ma le talpe dentro le istituzioni. Quelle che – dopo il 2014, dopo che l’Ucraina ha smesso di essere un satellite russo e l’allora presidente Viktor Yanukovich è scappato a Mosca – hanno solo finto di sposare il nuovo corso politico e, in realtà, non hanno mai smesso di lavorare per Putin.
Due sere fa Volodymyr Zelensky ha licenziato la procuratrice generale Iryna Venediktova e il capo dei servizi segreti Ivan Bakanov. Chiamarle “purghe” è frettoloso, dire che Zelensky ha cacciato due “traditori” è ingiusto. Le autorità di Kyiv, dall’inizio della guerra, hanno arrestato 800 persone accusate di collaborazione con il nemico. Di queste, 651 sono dipendenti pubblici e per la maggioranza appartengono alla polizia giudiziaria oppure sono impiegati delle procure. Zelensky non ha licenziato la Venediktova – che indaga sui crimini di guerra – perché non si fida di lei o delle sue qualità di magistrato, ma perché non è riuscita a controllare i sottoposti e ciò che le accadeva intorno. Bakanov è un amico d’infanzia del presidente, hanno lavorato insieme nella Kvartal 95 Studio, che organizzava gli spettacoli comici di Zelensky e poi ha prodotto la sua serie tv. Il nome è stato scelto in onore del quartiere numero 95 di Kryvyi Rih, dove sono cresciuti insieme. Christopher Miller, che aveva anticipato la notizia in un articolo per Politico, ha scritto che per Zelensky questa è stata una decisione sofferta e che è stato titubante per settimane prima di scrivere il decreto con cui ha rimosso entrambi.
L’Sbu è un erede del Kgb, è un servizio segreto di dimensioni spropositate (ha 30 mila dipendenti, sette volte quello britannico) ed era famoso per la corruzione. E’ pieno di uomini abituati a lavorare con i russi e per i russi da tutta la vita. Non c’è solo l’esempio di Kherson, ce ne sono molti altri e un ex dirigente è scappato poche ore prima dell’invasione: lo hanno trovato in Serbia con 600 mila euro, 125mila dollari e delle pietre preziose. Riformare la struttura e trovare tutti i nemici interni non doveva essere un’impresa semplice per Bakanov, ma non c’è riuscito ed è per questo che Zelensky – con i poteri che gli dà la legge marziale – lo ha appena licenziato.