allarme rosso
No al ricatto di Putin: ecco il piano d'emergenza della Commissione europea
Diversificazione, più elettricità e tagli ai consumi di gas. L’Ue non si fa trovare impreparata e organizza i razionamenti e altre misure per minimizzare i danni economici e sociali
Bruxelles. L’Agenzia internazionale per l’energia ieri ha lanciato “l’allarme rosso” per le forniture di gas nell’Unione europea, chiedendo ai suoi stati membri di iniziare a tagliare subito i consumi per prepararsi a un “lungo e difficile inverno”. Il gigante russo Gazprom avrebbe invocato la clausola di “forza maggiore” per ridurre i flussi di gas verso alcuni dei suoi principali clienti europei. La possibilità che il gasdotto Nord Stream 1, attualmente in manutenzione, non torni operativo il 21 luglio è reale. Domani la Commissione presenterà il suo piano d’emergenza per far fronte a un taglio totale delle forniture di gas dalla Russia. L’obiettivo è organizzare i razionamenti e altre misure a livello europeo per minimizzare i danni economici e sociali.
L’Ue non ha atteso la stretta delle ultime settimane per prepararsi al rischio di un’interruzione delle forniture dalla Russia. In primavera la Commissione ha presentato il piano RepowerEu per accelerare sulle fonti rinnovabili e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi. Nel frattempo, si sono moltiplicate le iniziative verso potenziali nuovi fornitori destinate a diversificare sul gas. Ieri von der Leyen è volata a Baku per firmare un memorandum d’intesa con l’Azerbaigian, dopo gli accordi sottoscritti con gli Stati Uniti, l’Egitto e Israele. L’intesa azera dovrebbe consentire agli stati dell’Ue di ottenere 20 miliardi di metri cubi in più l’anno all’orizzonte 2027. Serve tempo per costruire le infrastrutture, come il raddoppio del Tap. Ma l’Azerbaigian dovrebbe iniziare sin da subito a inviare più gas verso l’Ue. Le importazioni di gas azero dovrebbero passare da 8,1 miliardi di metri cubi nel 2021 a 12 miliardi di metri cubi nel 2022.
La campagna acquisti dell’Ue e dei suoi stati membri ha portato i suoi frutti. Dall’inizio dell’anno il calo di flussi di gas della Russia è stato praticamente compensato dagli approvvigionamenti di altri fornitori, in particolare attraverso l’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto. Tra gennaio e giugno le importazioni di gas russo via gasdotto sono calate del 43 per cento: 28 miliardi di metri cubi in meno. Ma le importazioni di Gnl sono cresciute di 21 miliardi di metri cubi. Le importazioni di gas non russo attraverso i gasdotti dalla Norvegia, dal Mar Caspio, dal Regno Unito e dal Nord Africa sono aumentate di altri 14 miliardi di metri cubi. Questo ha consentito di portare le riserve attuali di gas nell’Ue al 63 per cento. Ma, secondo la Commissione, il 63 per cento di riserve garantisce soltanto 46 giorni di consumo invernale. Nello scenario di un’interruzione totale delle forniture già nelle prossime settimane “non è sufficiente”, riconosce un funzionario dell’Ue. Secondo le simulazioni dell’Associazione europea degli operatori del gas, in caso di interruzione totale dalla Russia a luglio gli stock potrebbero arrivare al 65-71 per cento. Fatih Birol, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia, ha spiegato che per superare l’inverno l’Ue ha bisogno di riempire gli impianti di stoccaggio a un livello superiore al 90 per cento. Farlo “è ancora possibile, ma l’Europa deve agire ora” per risparmiare 12 miliardi di metri cubi nei prossimi tre mesi, ha avvertito Birol.
Il piano d’emergenza che la Commissione presenterà domani (intitolato “Risparmiare gas per un inverno sicuro”) va in questa direzione. L’attenzione dell’opinione pubblica sarà incentrata sulle raccomandazioni su aria condizionata (non sotto i 25 gradi) e riscaldamento (non sopra i 19 gradi) per gli edifici pubblici. Ci saranno anche misure di mercato per incoraggiare un rapido passaggio delle industrie all’elettricità e disincentivare l’uso del gas, come delle aste per attribuire alle industrie compensazioni finanziarie. Ma le misure più controverse riguardano la gestione dei razionamenti. La Commissione fisserà una serie di criteri comuni per destinare il gas disponibile a settori prioritari in funzione delle necessità del mercato interno: quali industrie tenere aperte e quali chiudere. “La gestione della domanda dovrebbe essere rivolta in via prioritaria ai settori con migliori possibilità di sostituzione e che offrono maggiori possibilità di ripartire l’onere su tutta l’economia, proteggendo al contempo il pil e l’occupazione”, si legge nella bozza. Altrettanto problematiche potrebbero essere le norme su come ripartire il fardello tra gli stati membri. La Commissione sta valutando l’ipotesi di fissare obiettivi vincolanti, malgrado il fatto che alcuni paesi siano vicini alla dipendenza zero dalla Russia. “Come con i vaccini, la solidarietà è fondamentale”, spiega al Foglio un diplomatico: “Se la Germania si blocca e va in grave recessione, tutti gli altri ne subiranno le conseguenze”. Secondo le stime della Commissione, se l’Ue agirà subito per ridurre la domanda, le perdite di un taglio totale di gas dalla Russia potrebbero essere limitate allo 0,4 per cento di pil. Se non si farà nulla, potrebbero salire all’1-1,5 per cento di pil.
Cosa c'è in gioco