Il vertice anti occidentale
Putin in Iran cerca di cucire insieme tre paesi con interessi diversi
Il presidente russo vuole alleati da ostentare e trova l’appoggio di Khamenei. Erdogan nei panni del terzo incomodo
Vladimir Putin è arrivato a Teheran dopo che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aveva già incontrato il suo omologo iraniano Ebrahim Raisi e la Guida suprema Ali Khamenei. Erdogan, prima che arrivasse il presidente russo, aveva già ricevuto l’avvertimento che qualsiasi sua mossa in Siria sarebbe stata dannosa per la Turchia, per tutta la regione e avrebbe favorito i terroristi: se il presidente turco era in Iran per strappare il benestare di Mosca e Teheran per una sua incursione militare contro i curdi, è stato fermato sin dall’inizio. Il vertice, che ha rimesso attorno allo stesso tavolo le tre nazioni che fanno parte del processo di Astana per la soluzione della guerra in Siria – Russia, Iran e Turchia – ha cercato di mettere in risalto le consonanze fra tre nazioni che invece hanno molti interessi a dividerle.
Tutto sembrava costruito per sottolineare la vicinanza soprattutto tra Russia e Iran: non c’erano lunghi tavoli a dividere Putin e le autorità di Teheran, il presidente russo ha stretto la mano a Khamenei, un altro leader che, come lui, durante la pandemia ha concesso a pochi il privilegio di avvicinarglisi. In Siria, Russia e Iran sostengono tutti e due il regime di Bashar el Assad, ma questa cooperazione non è certo storica, anzi, Mosca e Teheran sono storicamente avversarie. La Turchia invece sostiene i ribelli della zona di Idlib, la stessa che la Russia vorrebbe tagliare fuori dai corridoi umanitari delle Nazioni Unite. Ma le divisioni che pesano non riguardano tanto la Siria in questo momento, quanto l’Ucraina e il rapporto con l’occidente. Per questo Erdogan, fra i tre, era il terzo incomodo, che si è recato a Teheran ben sapendo che i rapporti con l’Iran e con la Russia sono piuttosto tesi. Negli ultimi mesi le autorità turche hanno arrestato una squadra di sospetti assassini, accusati di pianificare su ordine dell’intelligence iraniana degli omicidi contro cittadini israeliani. Erdogan ha più volte rimandato il suo incontro con gli iraniani, segno delle tensioni crescenti tra i due paesi, ma questa volta ha cercato di superarle parlando anche di una cooperazione nel settore della difesa. L’affermazione ha destato molto stupore, Ankara è un paese della Nato, mentre Teheran è nell’elenco degli stati sponsor del terrorismo, che le due industrie inizino una collaborazione sarebbe controproducente soprattutto per Ankara. Secondo molti osservatori si è trattato di un tentativo di Erdogan di blandire le autorità iraniane, non è stato avviato nessun programma tra i due settori.
Putin è arrivato in ritardo, ha iniziato la sua visita in fretta e al momento di incontrare Erdogan, visto dopo Raisi e dopo Khamenei, l’ha ringraziato per i suoi sforzi nella mediazione, soprattutto sul grano, ha ricordato le trattative sul Nagorno-Karabakh, il territorio abitato da armeni che l’Azerbaigian considera suo, dove Erdogan e Putin nel 2020, pur stando dalle parti opposte, sono riusciti a ritagliare un accordo che non scontentasse nessuno dei due. L’abilità di mettersi d’accordo è la loro forza, ma in Ucraina Erdogan sta aiutando Kyiv fornendo i droni ai quali i soldati ucraini dedicano canzoni patriottiche in segno di riconoscenza e che sono un vantaggio contro Mosca. Inoltre il genero di Erdogan, Selçuk Bayraktar, l’ingegnere che ha progettato i droni che portano il suo nome, ha detto che non condividerà la sua tecnologia con la Russia e ha fatto questo annuncio proprio un giorno prima dell’incontro tra il presidente turco e il presidente russo.
L’incontro sulla Siria è stato uno stratagemma per parlare di Ucraina, della guerra e del nuovo ordine mondiale che si sta formando, con Putin ansioso di mostrare che nonostante le sanzioni, ha ancora alleati a cui appoggiarsi. Khamenei gli è andato incontro con una nota in cui lo elogia per l’invasione e specifica che Teheran non “è felice di vedere la gente comune soffrire… ma sulla questione dell’Ucraina, se non avessi preso l’iniziativa, sarebbe stata l’altra parte a causare una guerra”. Ha insistito sulla necessità di una maggior cooperazione tra Mosca e Teheran, nonostante il nuovo ordine non è detto che avvantaggi l’Iran: Mosca sta cercando nuovi partner a cui vendere la sua energia e si sta muovendo proprio in Asia, uno dei mercati dell’Iran. Anche Erdogan era a Teheran per parlare di Ucraina e soprattutto di come risolvere il blocco russo dei porti ucraini del Mar Nero. L’Ucraina, l’Ue e la Turchia continuano a dire che la conclusione dei colloqui si avvicina, manca il consenso di Putin e il vertice di ieri ha permesso a Erdogan di incontrare il presidente russo per la prima volta dall’inizio della guerra. Il leader turco vuole incassare una vittoria negoziale ed è andato a Teheran nonostante si aspettasse che gli altri due leader avrebbero fatto fronte comune contro di lui e le sue aspirazioni in medio oriente e infatti ha detto che la Turchia continuerà la guerra contro le organizzazioni terroristiche in Siria senza bisogno del sostegno di nessuna delle parti. La Siria per i tre leader è diventata una leva da utilizzare per farsi pressioni a vicenda e farle contro gli Stati Uniti.