a processo
Mosca accusa 92 ucraini. Il tribunale speciale con Iran, Siria e Bolivia
Ancora una volta la Russia colpisce gli oppositori ucraini, ma questa volta cerca degli alleati fuori dall'orbita occidentale
Il capo del Comitato investigativo della Russia ha detto di aver accusato di crimini contro l’umanità 92 membri delle Forze armate ucraine e ha chiesto la creazione di un tribunale internazionale sostenuto da Iran, Siria e Bolivia. Alexander Bastrykin, che è viceprocuratore generale della Federazione oltre che il presidente della principale agenzia investigativa russa, ha rilasciato un’intervista alla Rossiiskaya Gazeta in cui dice che sono in corso 1.300 indagini contro politici e militari ucraini: già 400 persone sono state accusate. Tra gli indagati ci sono anche “mercenari” stranieri, e tre di loro, due inglesi e un marocchino, sono stati condannati a morte dalle autorità dell’autoproclamata repubblica di Donetsk (è stato fatto ricorso, a giorni si dovrebbe sapere l’esito). Le indagini di Mosca si concentrano anche su alcuni dipendenti del ministero della Salute ucraina, che secondo Mosca hanno costruito armi di distruzione di massa.
Bastrykin, 78 anni, uno dei più stretti collaboratori di Vladimir Putin (erano compagni di università), ha detto che, considerato il fatto che “l’occidente nel suo complesso” sta con l’Ucraina, dubita che le Nazioni Unite indagheranno ed eventualmente incrimineranno politici e “nazionalisti” ucraini. Per questo è più conveniente per la Russia lavorare con altre organizzazioni, che sono poi le sue alleanze: la Comunità degli stati indipendenti (nove ex repubbliche sovietiche), l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (che comprende sei membri della Csi), i Brics e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (in cui c’è la Cina). Questo è “un espediente”, dice Bastrykin, per coinvolgere paesi che hanno una posizione autonoma nei confronti dell’Ucraina, e tra questi cita i fedelissimi, Iran, Siria e Bolivia.
Fin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Vladimir Putin ha detto di voler istituire un tribunale speciale con il sostegno dei paesi che non si sono fatti irretire dalla russofobia dell’occidente. Vuole perseguire i prigionieri per crimini contro l’umanità: come sempre il presidente russo utilizza le regole e il diritto internazionale alla rovescia, negando i propri crimini e addossando invece all’Ucraina e ai suoi alleati l’accusa delle violenze in corso nel paese. In realtà a volte ammette di avere condotto operazioni mortali, ma per lui gli obiettivi civili non sono mai civili, sono sempre depositi di armi o di munizioni, anche quando vengono colpiti supermercati, università, case in cui muoiono soltanto civili.
Resta però sospeso il destino dei prigionieri, quelli ripresi in diretta televisiva mentre uscivano dall’acciaieria di Mariupol e si consegnavano, e tutti gli altri. Chi ancora spera nella possibilità di avviare un negoziato con la Russia per porre fine alla guerra ha una specie di road map in testa: un accordo per sbloccare i porti e un accordo sullo scambio dei prigionieri. L’accordo sul grano patrocinato dall’Onu è stato firmato venerdì scorso, ma la mattina dopo i missili russi hano colpito uno dei porti strategici dell’Ucraina, Odessa. Gli ucraini continuano a essere impegnati a rispettare quel che hanno garantito all’Onu, ma i russi hanno già mostrato la loro ambiguità letale. Con i prigionieri, ammesso che si possa aprire una trattativa di qualche genere, ci si aspetta che l’esito possa essere ancora più ambiguo. Anche perché nemmeno di questi 92 membri delle forze ucraine appena accusati non sono state fornite informazioni di qualche tipo: non si sa nemmeno dove siano (si sa che nella regione occupata di Dontesk c’è un centro di detenzione rilevante). E stando all’ultimo report dell’intelligence americana potrebbero essere ovunque. L’indagine risale al 15 giugno e dice che ci sono almeno 18 centri di smistamento nell’est dell’Ucraina e in Russia in cui vengono portati prigionieri ucraini. Civili, militari, sappiamo che per Putin non fa alcuna differenza.