Come si riorganizza Mosca ora che gli Himars hanno mandato in crisi la sua logistica
I lanciarazzi americani in mano all’esercito di Kyiv al momento sono una ventina e hanno due caratteristiche che li rendono particolarmente efficaci. I russi li temono parecchio
Il ponte Antonivsky sul fiume Dnipro, a nord-est di Kherson, era una delle vie attraverso cui l’esercito russo riforniva i propri mezzi pesanti e i propri battaglioni al fronte. Lo scorso 20 luglio sull’asfalto del ponte sono apparsi buchi larghi fino a un metro, i missili dell’esercito ucraino lo hanno colpito, trapassato e reso inagibile. Bombardamenti del genere non causano morti, e quindi tendono a non fare notizia, ma secondo molti analisti sono la prima preoccupazione di Mosca in Ucraina, perché significano che l’arrivo delle armi occidentali a lunga gittata può ridurre le capacità della logistica della Russia, e di conseguenza arrestarne l’avanzata. I lanciarazzi statunitensi Himars in mano all’esercito di Kyiv al momento sono una ventina e hanno due caratteristiche che li rendono particolarmente efficaci: la prima è che montano missili a lunga gittata (per ora fino a 80 chilometri), cosa che permette di usarli lontano dal fronte, al sicuro da attacchi russi e, al contempo, di colpire obiettivi strategici ben oltre i luoghi in cui si combatte. Per questo possono distruggere nodi strategici della logistica russa, soprattutto i depositi di armi e le infrastrutture che permettono di trasportarle.
La seconda caratteristica degli Himars è che si muovono molto velocemente (le prime tre lettere del nome stanno proprio per “alta mobilità”) sia prima che dopo aver sparato, cosa che rende molto difficile individuarli. Sembra che dal momento del loro arrivo a est dell’Ucraina gli Himars siano stati usati quasi senza pause, sia di giorno che di notte – lo dice, tra gli altri, l’analista ucraino Oleh Zhdanov – e questo ha portato a risultati notevoli: oltre 30 obiettivi strategici russi colpiti, soprattutto centri di comando e punti di stoccaggio di munizioni. Nella notte di lunedì 11 luglio l’esercito ucraino, sempre grazie agli Himars, ha colpito un magazzino di armi russe a Nova Kakhovka, anche questa volta non lontano da Kherson. Dalle immagini satellitari si vede che il cratere è solo uno, vuol dire che il bombardamento è stato particolarmente preciso, con tutti i missili a colpire lo stesso punto: è la conferma che la precisione degli Himars (anche grazie al sistema gps montato su ogni missile) è più alta rispetto agli altri mezzi simili sul campo. Più alta di quella degli Smerch, degli Uragan e dei Tornado (a disposizione dei russi come degli ucraini) ma anche di quella di altri mezzi occidentali forniti a Kyiv, come gli M270 arrivati dal Regno Unito e i Caesar francesi.
In Ucraina ci sono anche altri obici, come gli M777 forniti da Washington e i PzH 2000 tedeschi. Servono tutti a permettere a Kyiv di contenere l’avanzata russa, ma ci sono tre difficoltà: il numero di Himars e di altre armi a lungo raggio è troppo basso, ne servono di più per contenere l’invasione voluta da Vladimir Putin, e riuscire a passare al contrattacco. Poi c’è che alcuni paesi occidentali avevano promesso l’invio di armi a Kyiv, ma poi hanno rallentato le spedizioni, come la Germania coi carri armati Leopard. Infine ci sono i tempi necessari ad addestrare i militari ucraini a usarle, le armi appena arrivate. Nonostante le difficoltà questi giorni, per Kyiv, sono scanditi dall’ottimismo: mentre Mosca adotta una strategia terroristica colpendo i civili le sue linee di rifornimento sono sotto tiro e Kherson, oggi in mano ai russi, potrebbe essere riconquistata.
La città è già tagliata fuori dal resto delle forze russe grazie a una testa di ponte sul fiume Inhulec’, e la 49esima armata russa (stanziata sulla sponda occidentale del fiume Dnepr) è sempre più esposta e vulnerabile. Per correre ai ripari il Cremlino sta spostando un grande numero di truppe da est verso sud, di fatto passando da una strategia di attacco a una di difesa. Oleksiy Arestovych, consigliere del Presidente Zelensky, lo ha chiamato un “massiccio ridispiegamento” di forze. Intanto di Himars ne arriveranno altri: l’idea che rimbalza tra gli analisti è che ne basterebbero altri 40. Se si arriva a 60 Putin questa guerra l’ha persa. Molto dipenderà dalla logistica. Lo ha detto lo stesso Zelensky: “Stiamo facendo tutto il possibile per garantire che le forze di occupazione non abbiano alcuna opportunità logistica nel nostro paese”.
Cose dai nostri schermi