Dopo Nancy

“Picchiare il cane”. La risposta cinese a colpi di propaganda e nazionalismo contro Taiwan

Priscilla Ruggiero

Alla vigilia del Ventesimo congresso in cui si appresta a ricevere il terzo mandato, Xi Jinping offre alla nazione uno show di forza in risposta alla visita di Pelosi

Roma. La speaker della Camera americana Nancy Pelosi ha lasciato Taipei mercoledì, ma la risposta concreta di Pechino è arrivata il giorno dopo. Ieri a mezzogiorno l’Esercito popolare di liberazione (Epl) cinese ha dato il via alle più grandi esercitazioni militari nei mari intorno a Taiwan, avvicinandosi ancora di più all’isola rispetto alle esercitazioni dell’ultima crisi dello Stretto – la terza – nel 1995-1996. Pelosi durante il suo incontro con la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha detto che “il mondo sta affrontando la scelta tra democrazia e autocrazia”, e Xi Jinping, che vede le divergenze con Taipei come una questione interna, in questi giorni ha rincarato la dose di nazionalismo in patria  per “salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dell’unica Cina”. 

 

Dopo che Pelosi ha definito Taiwan un baluardo della democrazia accanto alla Cina autocratica, la linea ufficiale del Partito comunista cinese su come esprimere il patriottismo sui media statali è diventata ancora più dura. Per annunciare l’inizio delle esercitazioni il Renmin ribao, il Quotidiano del popolo, ha usato lo slogan: “Cogliere l’occasione e circondare”. Alla televisione statale Cctv, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha definito la visita di Pelosi a Taiwan un atto “folle, irresponsabile e altamente irrazionale” e ha detto che l’isola “alla fine tornerà nell’abbraccio della madrepatria”, mentre il Global Times, il tabloid statale cinese, ha inquadrato le esercitazioni di ieri come una prova delle “operazioni di riunificazione”. Sui social media i cinesi chiedono a gran voce una reazione forte e alcuni hanno addirittura espresso malcontento per una risposta “troppo morbida”. “Sta iniziando.  Chiudi la porta e picchia il cane”, ha scritto un utente su Weibo, utilizzando un idioma cinese che si riferisce all’attacco di un avversario all’interno della propria sfera di influenza. 

 

Le esercitazioni dovrebbero terminare a mezzogiorno di domenica e ieri l’Esercito popolare di liberazione ha dichiarato che i suoi missili “hanno tutti colpito con precisione i loro obiettivi”, anche se il Giappone ha affermato che cinque sono atterrati nella sua Zona economica esclusiva. Il Global Times ha citato un anonimo esperto militare cinese che descrive le esercitazioni di questi giorni come un “nuovo inizio” per le attività dell’Esercito popolare di liberazione intorno a Taiwan, che non sarebbero limitate alle aree toccate in precedenza. Xi Jinping si trova alla vigilia del Ventesimo congresso in cui si appresta a ricevere il terzo mandato, e il messaggio che sta cercando di trasmettere all’interno e ai taiwanesi è: il modello cinese è più forte di quello occidentale. Negli ultimi otto anni ha revisionato l’Epl e il rischio è che non si fermi semplicemente alla propaganda e inneschi una pericolosa escalation, in quella che è sul punto di essere definita la quarta crisi dello Stretto.