La navecargo Razoni mentre trasporta sul Bosforo il primo carico di grano ucraino fuori dal paese dallo scoppio della guerra (Getty Images)

Tappa a Istanbul

Ecco come funziona il Centro di coordinamento per il grano in cui russi e ucraini lavorano insieme

Mariano Giustino

Sul mercantile Razoni è stato traportato con successo il primo invio di cereali dall’Ucraina rimasti bloccati dall’inizio dell’invasione russa. Il racconto da dove si gestice l'operazione

Ankara. Accompagnato da un battello della Guardia costiera turca, ieri pomeriggio, il portarinfuse Razoni, carico di 26 mila tonnellate di mais, ha attraversato il Bosforo, diretto verso il porto libanese di Tripoli. Ora possiamo davvero affermare che il primo invio di cereali dall’Ucraina, rimasti bloccati dall’inizio dell’invasione russa, è avvenuto con successo. Il mercantile, battente bandiera della Sierra Leone, ha attraversato un corridoio sicuro nel Mar Nero sotto la direzione del Centro di coordinamento congiunto di Istanbul ed è in rotta nel Mediterraneo verso la sua destinazione: il Libano, paese mediorientale dipendente per l’80 per cento del suo fabbisogno dal grano ucraino e in preda a quella che la Banca mondiale ha descritto come una delle peggiori crisi finanziarie al mondo degli ultimi 150 anni, aggravatasi nel 2020, a causa della terribile esplosione nel porto di Beirut che distrusse parte della capitale e i silos di grano.

 

La nave Razoni, dopo circa 34 ore di navigazione, ha fatto sosta a Istanbul per essere sottoposta per circa un’ora e mezza all’ispezione dei funzionari del Centro di coordinamento congiunto come prevede l’intesa faticosamente raggiunta il 22 luglio scorso con la firma su due accordi separati siglati da Russia e Ucraina con la Turchia, sotto l’egida dell’OnuAl Centro di coordinamento congiunto, che ha sede presso il campus dell’Università della Difesa nazionale nel distretto di Istanbul-Maslak, c’è molto entusiasmo per questo primo successo e il clima tra i funzionari dei vari paesi, anche tra quelli russi e ucraini, è molto disteso e cordiale. Il contrammiraglio Özgür Özcan Altunbulak, coordinatore del Centro, appariva anch’egli molto soddisfatto e ha riferito al Foglio che da questo momento in poi, senza  sviluppi negativi imprevedibili, secondo l’accordo sul “corridoio del grano”, sarebbero potute partire dai porti ucraini anche tre navi al giorno. 

 

Özcan Altunbulak guida un gruppo di venti persone: cinque funzionari ciascuno per Turchia, Russia, Ucraina e Onu che lavorano tutti insieme nella sala di monitoraggio del centro, incollati ai monitor per seguire la navigazione lungo il “corridoio del grano”, pronti a intervenire tempestivamente in caso di necessità. Tutte le informazioni sulle navi, sull’orario di partenza, sul carico e sull’orario di arrivo nei porti di destinazione vengono trasferite al Centro di coordinamento congiunto. Ogni corridoio è tracciato dalla sala operativa dopo che sono pervenute le informazioni dei dragamine turchi. Il Centro inoltre svolge una minuziosa attività di localizzazione aerea e remota per garantire che le navi attraversino in totale sicurezza il corridoio designato nel Mar Nero e ha il compito di impedire a navi civili o militari, ad aerei o droni, di avvicinarsi al corridoio alimentare designato, al fine di prevenire possibili provocazioni. Il Centro definisce dunque la distanza a cui deve attenersi qualsiasi imbarcazione, civile o militare: nessuno potrà avvicinarsi al corridoio senza la sua approvazione.

 

La validità dell’accordo sul corridoio del grano è stata fissata in 120 giorni. Tuttavia, in assenza di qualsiasi disposizione contraria da parte dei paesi interessati, il mandato sarà prorogato per altri 120 giorni. Poiché l’Ucraina ha più di 25 milioni di tonnellate di cereali stoccati nelle sue navi e silos, e la Russia prevede di esportarne 50 milioni di tonnellate entro la fine dell’anno, l’accordo richiederà più di 120 giorni. Non bisogna dimenticare che queste delicate operazioni di esportazione avvengono in un contesto di guerra senza che vi sia stato alcun cessate il fuoco. 

 

La Turchia e i funzionari delle Nazioni Unite, in quanto partner e garanti del processo, svolgono un ruolo attivo nella risoluzione dei problemi che si possono quotidianamente presentare e, nel caso di una situazione critica durante il traffico navale, per una presunta violazione dell’accordo da parte di uno degli attori in gioco, hanno il compito di effettuare ispezioni secondo le regole del diritto internazionale. Ora che il primo portarinfuse è uscito in sicurezza dalla rotta del Mar Nero e ha preso il largo verso il Libano, sono pronte altre dieci navi a viaggiare nel corridoio del grano, ma le esplosioni verificatesi alcuni giorni fa nell’area marina alla foce del Danubio, a causa di collisioni di imbarcazioni con ordigni esplosivi, evidenziano i rischi di questo viaggio verso i paesi dell’Asia, del medio oriente e dell’Africa che attendono la salvezza da una possibile carestia. 

Di più su questi argomenti: