In Nicaragua Ortega e sua moglie (che è la vicepresidente) stanno silenziando i cattolici
Dopo aver bandito un migliaio di ong, adesso il presidente se la sta prendendo con la Chiesa. Sono state cacciate dal paese le suore di Madre Teresa e chiuse radio ed emittenti cattoliche, mentre un sacerdote è stato assediato dalla polizia. Ma Papa Francesco non ha ancora detto nulla
Dopo aver messo in galera o costretto all’esilio i candidati presidenziali che si erano presentati contro di lui; dopo aver fatto incarcerare 181 oppositori; dopo aver costretto a espatriare 120 giornalisti; dopo aver bandito un migliaio di ong, adesso il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, se la sta prendendo con la Chiesa. Sono state cacciate dal paese le suore di Madre Teresa; sono state chiuse delle radio cattoliche; un sacerdote è stato assediato dalla polizia in una chiesa. Papa Francesco non ancora detto nulla. “E’ scandaloso”, è il duro attacco di Human Rights Watch. “La dittatura di Daniel Ortega sta prendendo chiese con la forza, ha chiuso tutti i suoi canali e radio e c’è perfino un prete incarcerato”, denuncia il direttore di Latin Americam Watch Agustín Antonetti, parlando di “complicità”.
Lunedì, in particolare, il governo ha ordinato la chiusura di sette emittenti cattoliche della diocesi del dipartimento di Matagalpa, e per sequestrare alcune apparecchiature gli agenti hanno preso d’assalto la cappella Niño Jesús de Praga nella città di Sébaco. All’appello del parroco, padre Uriel Vallejos, decine di fedeli sono accorsi per difendere la chiesa, ma la polizia li ha caricati e ne ha arrestati una ventina. Padre Vallejos resta assediato dagli agenti antisommossa nella canonica.
La gearchia cattolica è accusata di “golpismo” e “terrorismo” da Ortega e da sua moglie, Rosario Murillo, che è la vicepresidente (e una specie di Lady Macbeth locale, capace a suo tempo di difendere il marito dalle accuse di stupro continuato fatte da sua figlia contro il patrigno), per aver dato asilo nelle chiese ai giovani che protestavano contro il regime. La repressione è consistita in aggressioni fisiche a sacerdoti, profanazioni di chiese e di immagini religiose, assedi, minacce di morte, persecuzioni, insulti, e anche attacchi armati e incendi. Lo stesso vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio Báez, si trova tra i religiosi che hanno dovuto andarsene in esilio. A marzo perfino il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag è stato espulso, mentre due sacerdoti sono detenuti.
Prima di Human Rights Watch, l’impassibilità del Vaticano era stata criticata a maggio su Twitter dalla poetessa Gioconda Belli. “Non mi spiego come Papa Francesco possa serbare il silenzio di fronte agli attacchi ai sacerdoti più amati dai nicaraguensi, come è possibile che non veda una persona col più alto potere che, ogni giorno, usa il nome di Dio invano e predica amore mentre semina odio”: il riferimento è a Rosario Murillo, che ostenta spesso un pacchiano misticismo New Age. E lo scorso novembre l’atteggiamento del pontefice era stato stigmatizzato pure dallo scrittore Sergio Ramírez, già vicepresidente di Ortega negli anni ’80 e premio Miguel de Cervantes del 2017: “Papa Francesco sulla situazione del Nicaragua ha serbato un silenzio che si ascolta in tutto il mondo”, e ancora: “Sarebbe auspicabile che tutti i fedeli cattolici del Nicaragua, che sono la metà della popolazione, potessero ascoltare ciò che il Papa ha da dire su questa barbarie che va avanti dal 2018 e che continua con la detenzione di tanta gente, con la crescita inarrestabile dei prigionieri politici”.
Secondo la Società interamericana della stampa, la chiusura di 11 radio e 4 tv è evidente “parte di una campagna per eliminare ogni vestigia di stampa indipendente”. Anche Brian Nichols, sottosegretario per l’Emisfero occidentale del dipartimento di stato, ha denunciato il “brutale assalto” alla Chiesa e alla libertà religiosa. In realtà in questo momento un po’ tutta l’America Centrale vive una grave involuzione autoritaria. In Guatemala gli Stati Uniti hanno chiesto il rispetto dei diritti del giornalista José Rubén Zamora, critico con il presidente Alejandro Giammattei e arrestato venerdì, ora in sciopero della fame. Lo stesso Gianmattei è stato messo dagli Stati Uniti in una lista di leader e funzionari accusati di metodi antidemocratici e corruzione assieme al salvadoregno Nayib Bukele, mentre a quella dell’Honduras Xiomara Castro è arrivato un avvertimento. E a Panama si sussegono proteste contro il governo. Ma quella del Nicaragua è considerata la situazione peggiore, anche perché Vladimir Putin ha offerto a Ortega pieno appoggio militare.
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