Show di forza
Pechino vìola la linea nello Stretto di Taiwan e taglia i rapporti con l'America
La Cina sanziona Nancy Pelosi e ritira la cooperazione congiunta con gli Stati Uniti su otto punti. I rapporti con Washington ai minimi storici
Durante il secondo giorno di esercitazioni militari, ieri le Forze armate cinesi hanno raggiunto un record di 68 incursioni aeree e hanno fatto passare 13 navi della marina intorno a Taiwan. Lo ha fatto sapere con un tweet ufficiale il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu: “Molti hanno attraversato la linea mediana dello Stretto per simulare attacchi. Questa pericolosa escalation della minaccia militare sta minando la pace e la stabilità dell’isola e deve essere condannata”.
Se nelle giornate della visita e della ripartenza di Nancy Pelosi a Taipei la preoccupazione di Pechino è stata quella di dare una dimostrazione di forza soprattutto all’interno – ai cinesi e ai taiwanesi – ieri la Repubblica popolare è passata alla risposta americana, e lo ha fatto usando l’arma della diplomazia. Il ministero degli Esteri cinese ha annunciato l’imposizione di sanzioni alla Pelosi e alla sua famiglia, e il ritiro della cooperazione congiunta con gli Stati Uniti in otto punti: tra questi c’è l’annullamento del dialogo tra i funzionari della Difesa statunitensi e cinesi e la sospensione della cooperazione sul rimpatrio degli immigrati illegali, sul cambiamento climatico e sulle indagini sulla criminalità internazionale. Dopo cinquant’anni dalla visita di Nixon in Cina, ieri i rapporti tra Pechino e Washington hanno toccato i minimi storici – nonostante negli ultimi tempi fossero già parecchio incrinati.
A Tokyo, nell’ultima tappa del suo tour asiatico, Pelosi ieri ha risposto alle sanzioni affermando che la Cina non riuscirà a isolare Taipei impedendo ai funzionari statunitensi di viaggiare nell’isola, e che la sua visita non aveva lo scopo di cambiare lo status quo di Taiwan ma quello di mantenere la pace nello Stretto. Washington dice di essere preparata alle mosse di Pechino, ma al termine della riunione dell’Asean in Cambogia, il segretario di stato americano Antony Blinken ha descritto le esercitazioni militari cinesi come una “significativa escalation” e “senza giustificazione”, classificando la reazione cinese come “un’esagerazione” ed esortando Pechino a fare marcia indietro. “Voleremo, navigheremo e opereremo ovunque il diritto internazionale lo consenta”, ha detto Blinken. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha anche dichiarato al Washington Post di aver convocato l’ambasciatore cinese negli Stati Uniti Qin Gang per condannare le azioni della Cina contro Taiwan.
Intanto nell’isola di Formosa continua lo show di forza di Pechino: la presidente taiwanese Tsai Ing-wen in un videomessaggio alla nazione ha esortato il mantenimento della calma sottolineando che Taiwan non intende “né inasprire il conflitto né istigare controversie”, ma che continuerà “a difendere con determinazione la sovranità e la sicurezza della nazione come baluardo della democrazia e della libertà”. Ieri l’Esercito popolare cinese ha violato con 49 caccia cinesi la parte orientale della linea mediana – il confine non riconosciuto ufficialmente tra Taiwan e Cina che corre nel mezzo dello Stretto – e per questo motivo le Forze armate dell’isola si sono trovate costrette a inviare aerei e navi e dispiegare sistemi missilistici per monitorare la situazione. Non vogliamo una guerra, ma siamo pronti in caso di combattimento, questo è il messaggio del ministero della Difesa taiwanese. Ma da parte di Pechino non si vedono segnali di distensione, e aumenta il rischio che fino a domenica, quando le esercitazioni dovrebbero concludersi, un errore di calcolo militare vicino all’isola possa innescare una pericolosa escalation.
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