dente per dente
Nessun ripensamento sullo stato di diritto, Varsavia minaccia von der Leyen
La Polonia minaccia di rovesciare la presidente della Commissione europea. La contesa con le istituzioni di Bruxelles ormai è decennale e prima della guerra era vicina alla resa dei conti, ma l’invasione russa dell’Ucraina ha obbligato tutti a mettere da parte le divergenze
La Polonia ha minacciato di rovesciare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen se Bruxelles non sbloccherà i fondi destinati a Varsavia, in un’escalation della contesa tra il partito Diritto e Giustizia (PiS) e la Commissione sulle deterioramento dello stato di diritto nel paese. Il presidente del PiS Jaroslaw Kaczynski – ex premier ma de facto ancora leader del paese – ha promesso che Varsavia non farà più niente per soddisfare le milestone sulle riforme del sistema giudiziario richieste da Bruxelles per sbloccare i 35 miliardi di euro del Recovery fund destinati alla Polonia. “Abbiamo mostrato la nostra buona volontà, ma le concessioni non hanno prodotto nulla” ha detto Kaczynski, insistendo che Varsavia ha risposto alle richieste tornando sui suoi passi e modificando alcune delle riforme che aumentavano il controllo del governo sulla magistratura.
La Polonia rischia anche una multa di 1 milione di euro al giorno dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver rispettato l’ingiunzione di sospendere il controverso meccanismo disciplinare per i giudici. Il segretario generale del PiS Krzysztof Sobolewski ha promesso che Varsavia adotterà una strategia “dente per dente” ponendo il veto alle iniziative dell’Unione europea, e costruendo una coalizione di stati membri che cercherà di “licenziare” von der Leyen e l’intero collegio dei commissari.
La contesa tra istituzioni di Bruxelles e Varsavia ormai è decennale e prima della guerra era vicina alla resa dei conti, ma l’invasione russa dell’Ucraina ha obbligato tutti a mettere da parte le divergenze per dare una risposta unitaria alla minaccia posta da Vladimir Putin. La Polonia è in prima linea sia nell’accoglienza dei rifugiati ucraini (che sta gestendo il più possibile in autonomia) sia nella fornitura di armi a Kyiv (che sta gestendo direttamente con gli Stati Uniti), e grazie alla forza di essere diventato un pilastro dell’atlantismo dell’Europa orientale è passata al contrattacco della Commissione e di alcuni di altri stati membri.
In un’editoriale per Euractiv il premier Mateusz Morawiecki si è lamentato di tutte le volte che i polacchi non sono stati ascoltati quando dicevano che bisognava temere l’imperialismo della Russia di Putin e ha puntato il dito contro il paternalismo franco-tedesco nell’Ue. “L’uguaglianza degli stati membri è solo una declamazione, la pratica politica ha dimostrato che la voce di Germania e Francia è superiore a tutte le altre. Abbiamo quindi a che fare con una democrazia nella forma ma un’oligarchia nella sostanza, dove il potere è detenuto dai più forti”. Morawiecki accusa Berlino di debolezza e viltà, dicendo che se tutta l’Europa avesse inviato armi in Ucraina “sulla stessa scala e allo stesso ritmo della Germania” la guerra sarebbe finita mesi fa con la vittoria assoluta della Russia. Anche Kaczynski ha detto di vedere il contenzioso con la Commissione come “parte di una cospirazione per costringere la Polonia alla piena sottomissione alla Germania”, parlando addirittura di “piani russo-tedeschi per governare l’Europa”.
I paesi europei sono uniti di fronte alla minaccia posta dalla Russia, ma non c’è una sufficiente condivisione di valori e intenti su come unirsi per affrontare le prossime sfide. Il partito di Kaczynski e Morawiecki è indubbiamente atlantista, ma sul modo in cui vede l’integrazione europea ci sarà molto da discutere. Tutto ciò è di grande interesse anche per l’Italia, il PiS polacco ha una grande influenza sul partito di Giorgia Meloni e se oggi la leader di FdI può vantare un solido atlantismo è anche grazie all’alleanza di questi due partiti alla guida del gruppo dei Conservatori europei. Se rileggiamo alcune frasi di Kaczynski e Morawiecki, non si fatica a immaginarle in versione italiana.